Napoli, inchiesta sui crolli di alberi a Posillipo: «Ipotesi omissioni»

Verde a rischio, manutenzione fantasma: ecco tutti i nodi sul tavolo della Procura

Il crollo di un albero a maggio in via Tito Lucrezio Caro
Il crollo di un albero a maggio in via Tito Lucrezio Caro
Leandro Del Gaudiodi Leandro Del Gaudio
Sabato 17 Giugno 2023, 23:35 - Ultimo agg. 18 Giugno, 12:40
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Cosa è stato fatto per ripiantumare gli alberi di volta in volta mozzati o crollati in quella che a Napoli resta la zona della «cartolina»? Ma anche: quali contatti ci sono stati tra Municipalità, Comune e Sovrintendenza, a partire dal 2019? Sono le domande che animano il lavoro degli inquirenti, sul grande scempio del verdea Posillipo. E si parte da quattro anni fa, dal 2019, una data dannata per chi ha il pollice verde, ma anche per chi abita tra ville e casali della collina partenopea. È l’anno della ghigliottina per diversi alberi secolari sul versante posillipino, con interventi drastici che sono serviti a evitare crolli, ma che hanno lasciato irrimediabilmente sfregiato il territorio.

Oggi, a distanza di quattro anni da quegli interventi, la Procura di Napoli sta conducendo un’inchiesta che nasce da un episodio solo apparentemente estemporaneo. Parliamo del crollo di un pino in via Virgiliano. È accaduto un mese fa ed è solo grazie alla buona sorte che non ci siano stati danni irreversibili o drammatici, che non siano stati colpiti passanti o residenti.

Ricordate quella scena? Un furgoncino accartocciato sotto il peso dell’albero crollato, la strada immediatamente off limits, un pezzo di Posillipo rimasto da allora completamente isolato. Inchiesta per crollo, al lavoro in queste settimane i magistrati di due pool: quello che si occupa di Ambiente e territorio e quello di infortunistica, rispettivamente coordinati dagli aggiunti Pierpaolo Filippelli e Simona Di Monte, che puntano a fare chiarezza sull’intera gestione del verde pubblico sulla collina partenopea.

Manutenzione e progetti finiscono così sotto inchiesta, nel tentativo di comprendere cosa sia stato realmente realizzato in questi anni per garantire una svolta, a proposito del recupero degli alberi dell’antica cartolina napoletana.

Inchiesta di ampio raggio, si scava nei rapporti tra la Municipalità, il Comune e la Sovrintendenza, anche alla luce di progetti solo abbozzati. Facile immaginare che verranno ascoltati i vertici amministrativi locali, ma anche i responsabili della Sovrintendenza, nel tentativo di verificare come è stata condotta la gestione del territorio. 

Uno scenario ben conosciuto dagli abitanti di via Tito Lucrezio Caro, strada chiusa dall’inizio dello scorso maggio. Chiaro il ragionamento degli inquirenti, a partire da alcune domande: perché nessun intervento di ripiantumazione? Possibile attendere che gli alberi cadano l’uno dopo l’altro, senza un progetto di recupero? Ed è sulla scorta di queste domande che si valutano denunce, esposti, segnalazioni sistematicamente indirizzate agli organi di informazione, ma anche agli uffici degli enti locali. Stando a quanto emerso fino a questo momento, si parte da un problema di innesto, di fronte all’impossibilità di piantumare le stesse specie arboree che per anni hanno abbellito la collina di Napoli. 

È un problema di radici, che non trovano attecchimento in una zona dove lavori e asfalto hanno divorato parte della superficie a disposizione. Poi c’è la questione delle cure somministrate (o non somministrate) agli alberi che negli ultimi quattro anni si sono indeboliti, fino ad essere considerati pericolanti, a rischio. Stando a quanto emerso da una primissima ricognizione, sembra che le cure siano state assicurate in modo sporadico, sicuramente non in modo regolare. 

Uno scenario che fa i conti con la spending review, con la difficoltà di mettere in campo interventi esustivi sull’intera area metropolitana. Doveroso a questo punto un inciso: nello stesso fascicolo di indagine che riguarda il pino caduto a Posillipo, è finito anche un albero crollato lo scorso marzo su un’auto in piazza Cavour (anche qui, fortunatamente, senza danni alle persone), che sembrava presentare le stesse criticità. Da Posillipo a piazza Cavour, dunque: mancanza di manutenzione, difficoltà di trovare una sintesi sulla piantumazione, causa (inevitabili) paletti da parte della Sovrintendenza. 

 

Uno scenario nel quale ci sono approfondimenti anche in un’altra direzione: parliamo dei finanziamenti pubblici, quelli a disposizione per il restyling di aiuole e giardini, ma anche per la (ri)creazione di una linea di costa all’insegna del green. Uno scenario che fa i conti ora con le mosse di Palazzo San Giacomo (ne parliamo diffusamente nel corso di un pezzo nella pagina a fianco), che di qui a qualche giorno presenterà la sua risposta in materia di rilancio della linea verde di Posillipo. Si parte da scelte obbligate, tutte all’insegna della prevenzione, nel tentativo di capire quanti sono i fusti pericolanti. 

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Crollo e omissioni sono le accuse al vaglio mentre vengono condotte verifiche anche in un altro settore: quello delle segnalazioni, o meglio, delle mancate segnalazioni. Fascicolo conoscitivo, non ci sono indagati. Come è noto ai lettori del Mattino, alcuni alberi sono considerati pericolanti da tempo, ma si è dovuto attendere il miracolo di inizio maggio per imporre lo stop alla circolazione e la perimetrazione dei fusti maggiormente periocolosi. Quanto basta ad andare a fondo, per chiudere il cerchio attorno allo strano caso della cartolina sfregiata o degli alberi cadenti. 

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