Napoli, ​mille in piazza a San Giovanni contro le stese di camorra e il degrado

Napoli, mille in piazza a San Giovanni contro le stese di camorra e il degrado
di Alessandro Bottone
Giovedì 16 Maggio 2019, 14:45 - Ultimo agg. 15:22
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San Giovanni non ci sta alla camorra, alle sparatorie in pieno giorno, al sangue lasciato sui marciapiedi di questa parte di Napoli che vive un abbandono totale ormai da troppi anni. I cittadini del quartiere della periferia orientale, a partire dai più piccoli, hanno partecipato al corteo per ribadire la voglia di riscatto e per porre attenzione all’isolamento che vive la realtà periferica della città.

«L'omicidio del 9 aprile è solo l'apice di una escalation criminale che va avanti da dicembre 2017. Scuole, associazioni e parrocchie del quartiere non hanno mai smesso di denunciare l'abbandono perpetrato da tutte le istituzioni, da quelle locali a quelle nazionali, del nostro territorio» sottolineano gli attivisti di Napoli Zeta. «Ci ritroviamo a marciare per le strade di San Giovanni a Teduccio per ribadire che esiste una parte sana del quartiere che non si arrende al degrado e all’abbandono» aggiunge Valeria Pirone, preside dell'istituto comprensivo Vittorino Da Feltre.
 
 

Stamattina in strada c’erano gli studenti della zona, gli insegnanti, gli attivisti di Napoli Est, i cittadini e numerosi rappresentanti delle istituzioni: il sindaco di Napoli, i consiglieri e gli assessori della VI municipalità, del Comune di Napoli e della Regione Campania. Il corteo ha attraversato le strade e i vicoletti di San Giovanni - rione Villa e rione Pazzigno - che da mesi sono diventati ostaggio delle “stese” e di altri fatti criminali. La manifestazione - organizzata dalla rete Napoli Zeta, dall’istituto comprensivo Vittorino da Feltre e dalla parrocchia San Giuseppe e Madonna di Lourdes - è un modo per denunciare lo stato di abbandono che il quartiere vive da anni. Il corteo, infatti, si è sciolto proprio davanti il parco Teodosia, il polmone verde chiuso da oltre un decennio e diventato l’ennesimo simbolo di degrado e incuria di Napoli Est.

Si va avanti con la speranza. La stessa che nutrono i giovanissimi che si sono esibiti sul palco in vico Pazzigno. Dalla creatività di un gruppo di rapper - uniti in un progetto del regista Ambrogio Crespi e da una produzione musicale di Michele Sbam - è nata la canzone ‘Ora basta’ in risposta al ferimento della piccola Noemi in seguito all’agguato in piazza Nazionale il 3 maggio scorso. Il progetto di questi giovanissimi, col patrocinio morale della fondazione onlus ‘A Voce d’e creature’ di don Luigi Merola, permetterà di destinare fondi a iniziative per la tutela e l’inclusione dei più piccoli. Sono stati loro stessi a lanciare un forte appello a tutta la città: un grido di allarme rivolto ai rappresentanti delle istituzioni ma anche ai cittadini stessi.
 

A ricordare la piccola Noemi è stato anche don Modesto Bravaccino, parroco della chiesa San Giuseppe e Madonna di Lourdes. Rivolgendosi ai giovanissimi partecipanti alla marcia ha sottolineato anche l’importanza di non arrendersi e di portare avanti un progetto di speranza e cittadinanza attiva contro la camorra e l’abbandono del territorio.

«Abbiamo apprezzato la partecipazione delle istituzioni locali e nazionali - affermano gli attivisti di Napoli Zeta - ma ora è arrivato il momento di chiedere a chi da otto anni gestisce e amministra la città cosa vuole farne di questa periferia. Abbiamo due soluzioni: lasciarla nel degrado totale, abbandonata a se stessa, oppure stare a sentire le proposte del territorio. Tralasciando la perenne campagna elettorale di queste ultime settimane, che nulla ha avuto a che fare con questa manifestazione, ora chiediamo di essere ascoltati e contestualmente una reazione concreta da chi ci amministra».

«Napoli Zeta ha delle proposte che aspettano solo di essere ascoltate e attuate. La zona est ha bisogno di un riequilibrio di tutti i servizi locali. I murales da soli non bastano: abbiamo bisogno di progetti ad hoc che vanno dalla dispersione scolastica a politiche incisive sul lavoro. Chiediamo interventi di diverso livello di competenze su quest'area. Le associazioni presenti sul territorio da sole non possono sostituirsi a tutto l'impianto amministrativo. Come rete - concludono gli attivisti di Zeta - vogliamo restare un interlocutore valido per proposte concrete per il territorio».
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