Pride Napoli, è Arisa la madrina: «Oggi non dobbiamo informare ma coinvolgere»

La madrina Arisa e il direttore artistico Diego Di Flora
La madrina Arisa e il direttore artistico Diego Di Flora
di Nunzia Marciano
Martedì 29 Giugno 2021, 10:32 - Ultimo agg. 30 Giugno, 08:40
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L’appuntamento è per sabato 3 luglio in piazza Dante a Napoli, a partire dalle 17, per celebrare il 25 anniversario del Pride a Napoli, la manifestazione per riaffermare, ancora una volta, i diritti e la dignità della comunità Lgbt+. Lo slogan nell’oramai lontano 1996 fu Jesce sole: quest’anno è Jesce, Jesce Sole. E ogni grande evento che si rispetti, deve avere una madrina all’altezza: a rivelare in anteprima il nome della madrina di quest’anno è Diego Di Flora, che dopo nove anni, torna alla direzione artistica del Pride Napoli.

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Partiamo dal “nome”, dalla rivelazione di questa intervista: chi è la Madrina della 25esima edizione del Pride Napoli?
«La madrina è Arisa, e ne sono molto contento perché rappresenta in pieno questo Pride.

Arisa è un insieme di arti, musica, spettacolo, è una donna intelligente e soprattutto è sensibile verso le persone che la seguono».

Nome altisonante. Perché lei?
«Io parlo dal punto di vista artistico e l’ho scelta per come si pone col pubblico. La conosco da anni e conosco la sua fragilità ma insieme anche la voglia di difendere gli altri. E poi da un punto di vista puramente d’immagine, è eclettica. E in un Pride non si può scegliere la semplicità ma bisogna puntare su chi rappresenti tutti, la parte semplice sì ma anche estrosa: guardiamo i suoi look, ad esempio, come le sue parrucche che mi ricordano tanto le meravigliose dive anni ‘50».

Torna il Napoli Pride, Lei torna ad esserne direttore artistico, dopo nove anni: cosa è cambiato in quella rivendicazione di orgoglio da un lato e agevolazione della politica e pensiero della società dall’altro?
«Beh, anzitutto nove anni fa ho sfilato per le strade con Ornella Muti e all’epoca, c’era la necessità di fermarsi e c’era bisogno di coinvolgere le persone man mano che camminavamo». 

Nel senso che bisognava coinvolgerle in qualcosa che non conoscevano?
«Esattamente. All’epoca ci fu un corteo da piazza Cavour al lungomare, un parata di ore. Le persone erano curiose. E la Muti ci aiutò tantissimo. Oggi molti già sanno più che bene di cosa parliamo: oggi nei giovani c’è sicuramente una maggiore apertura mentale, rispetto a 9 anni fa. Sono figli di una generazione di social network quindi vivono il Pride con disinvoltura. Napoli è sempre stata una città “aperta” e “accogliente”, nel mio vecchio Pride sicuramente c’era di più la necessità di un contatto diretto con la città per informarla di quello che stava succedendo. Ora, ripeto, se parli di Pride sanno di cosa stai parlando. In generale, poi, io penso che in 9 anni le cose siano cambiate: abbiamo fatto passi in avanti su molte cose ma anche in stasi su altre. Rispetto all’evento, comunque è cambiato il modo di vedere il Pride di Napoli, ed è cambiata la tipologia di manifestazione: non ci sarà una parata ma un palco dove si svolgerà la manifestazione, con un cast molto ricco, dove interverranno anche politici e il sindaco di Napoli aprirà l’evento e ci sarà la Regione. E poi ci sarà Alessandro Zan, e sarà molto importante averlo. Credo nel suo decreto e noi in Italia siamo gli unici a non averlo».

Che cosa sarà allora questo Pride Napoli sotto la sua direzione artistica?
«Una festa dal palco che coinvolgerà la piazza e tutta la città: non deve essere solo nostra ma di tutti. Ecco, come dicevamo prima, 9 anni fa avevamo l’esigenza di andare incontro alla gente: oggi invitiamo tutti a venire dai noi in un’unica festa grande. Dal punto di vista dello spettacolo, ci sarà l’esibizione di Arisa, Vladomir Luxiria naturalmente, ci sarà Pamela Prati che canterà e ballerà, ci sarà Vincenzo De Lucia, ci sarà Paola Turci, che canterà con noi e ovviamente artisti napoletani, Emiliana Cantone, Gianluca Capozzi, Veronica Simioli. Poi Maria Mazza e Luca Trapanese. Condurranno Francesco Mastandrea e Barbara Petrillo, con la regia di Enzo Liguori. Ecco, questo sarà il Napoli Pride sotto la mia direzione artistica».

È un gran lavoro corale, da chi è sostenuto?
«Naturalmente. Ci sono le associazioni Antinoo Arcigay Napoli, Alfi le maree, Associazione Trans Napoli, le cui presidentesse sono, rispettivamente, Daniela Falanga, Antonella Capone e Ileana Capurro. E c’è poi Antonello Sannino tra gli organizzatori». Campania zona Bianca, si può manifestare ma con prudenza? «Assolutamente, non la dimenticheremo: inviteremo tutti a mantenere la distanza e ad indossare la mascherina e lo diremo spesso dal palco. Confondiamo nella collaborazione dei napoletani che siamo sicuri, ci sarà». 

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