Ieri pomeriggio in senato è passata la proposta, presentata dalla Lega e da Fratelli d’Italia, di saltare il voto sui singoli articoli e andare direttamente alla votazione finale del disegno di legge “Zan”, dal nome del senatore democratico e primo firmatario, Alessandro Zan.
La votazione a scrutinio segreto a favore della cosiddetta tagliola, che ha di fatto azzoppato quasi definitivamente il pacchetto di norme contro l’omotransfobia ha ottenuto 154 si su 288 presenti e solo 131 no. Così un secondo dopo l’esito del voto i parlamentari di destra e di sinistra si sono catapultati sui social per testimoniare a seconda dei casi la loro indignazione come han fatto tutti i politici di centro sinistra, o una smodata esultanza, al contrario, postata da tanti rappresentanti del centro destra. Però, la curiosità più grande in questa rincorsa al post più veloce e più coinvolgente che si è scatenata tra i diversi partiti e politici è legata alla doppia classifica che viene fuori monitorando i social network.
Da un lato ci sono quasi tutti i leader ed esponenti di centro sinistra, nell’altra troviamo, per la maggior parte, i politici di centro destra. Tra l’una e l’altra c’è solo un hashtag di troppo. Infatti, quando abbiamo scelto come chiave di ricerca “#ddlZan” i post di Facebook e di Instagram più performanti sono quelli dei leader del centro sinistra, da Giuseppe Conte a Enrico Letta, da Alessandro Zan a Pier Luigi Bersani, da Carlo Calenda a Stefano Bonaccini. Unica mosca bianca in questo caso è l’eurodeputata della Lega, Silvia Sardone, che si prende la seconda piazza della classifica.
All’opposto, quando la chiave di ricerca è semplicemente “Zan”, quindi epurando l’hashtag dal nome specifico, ecco comparire in classifica i leader e politici di centro destra: da Matteo Salvini a Giorgia Meloni che monopolizzano le prime cinque posizioni sulle dieci totali. Mentre, gli intrusi più rumorosi in questo caso sono Angela Raffa del Movimento Cinque Stelle, che si piazza sesta, e il sindaco di Bari, Antonio Decaro, del Partito Democratico, che di prende l’ottava posizione.
Se un tempo la destra e la sinistra erano separate da una diversa priorità valoriale, per coloro che si professavano di destra la libertà anticipava sempre il raggiungimento dell’uguaglianza a differenza, invece, dei fratelli coltelli della sinistra che consideravano l’uguaglianza la condizione indispensabile per raggiungere la libertà, nell’era della democrazia mediatizzata e platformizzata i criteri disegnati da Bobbio sono andati a gambe all’aria e sostituiti a quanto pare dall’utilizzo o meno dell’hashtag. Evidentemente, a sinistra meglio che a destra, hanno compreso che la scelta e l’utilizzo dell’hashtag (#), che sono etichette necessarie per aggregare dei contenuti per argomento e rendere la loro ricerca più semplice, produce un risultato immediato sul post: ottiene più like e fa aumentare i follower del profilo.
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