Abusi edilizi a Chiaia, ruspe in azione: va giù la struttura di Napoli Velata

Abusi edilizi a Chiaia, ruspe in azione: va giù la struttura di Napoli Velata
di Giuseppe Crimaldi
Mercoledì 23 Dicembre 2020, 11:03 - Ultimo agg. 11:34
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Ci sono voluti vent'anni. Ma, alla fine, la rasoiata inflitta nel cuore di Chiaia è stata ricucita. Vanno giù le costruzioni abusive di via Santa Caterina: le stesse che una produzione forse un po' distratta offrì all'inconsapevole regista Ferzan Özpetek per una delle scene cult del film Napoli Velata. Già, perché quei fotogrammi vennero girati in una struttura fuorilegge. Entro oggi lo stato dei luoghi originario sarà finalmente ripristinato.

Ieri è iniziato (affidato al Comune, attraverso la NapoliServizi) l'abbattimento di tutte le costruzioni abusive realizzate a due passi da piazza dei Martiri.

Per oltre sette anni su quella costruzione - adiacente peraltro al Palazzo Sanchez, edificio con almeno tre secoli di storia - gravava il rischio di un crollo causato da sfregi e abusi edilizi. A determinare un possibile rischio di crollo erano le infiltrazioni strutturali causate dalla pioggia. Tutto questo, nonostante un imbarazzante silenzio della Soprintendenza ai Beni architettonici, peraltro sempre attentissima su tante altre vicende, eppure mai risultata né protagonista e tanto meno determinante nella soluzione del caso.

E dunque, da ieri mattina in azione gru, ruspe e operai per buttar giù i manufatti abusivi tollerati per oltre vent'anni un po' da tutti. Nessuno escluso, purtroppo. Abbattimento in danno del proprietario che fece strame delle architetture: questo ha finalmente decretato il Comune di Napoli, dopo aver però atteso molti anni prima d'intervenire. 

Vicenda tristemente paradigmatica, questa, che porta un magistrato di grande rigore morale e civile quale Aldo De Chiara (che oltre ad essere stato uno dei primi pretori a colpire i reati contro l'ambiente ha ricoperto la carica di procuratore aggiunto di Napoli e di Avvocato generale della Repubblica a Salerno) a dire che «l'intervento avviene con uno scandaloso ritardo di tutti, amministrazione comunale e molti altri organi compresi: nessuno escluso». Ma per comprendere meglio il legittimo sfogo di De Chiara, ricapitoliamo: perché li abusi edilizi dei quali parliamo risalgono ad almeno vent'anni fa. Su uno dei tantissimi abusi allegramente quanto impunemente perpetrati dal dopoguerra in tutta Napoli - da Posillipo a Chiaia, dal Vomero, e in molte altre parti del centro storico - gravava un rischio di crollo certificato da almeno tre anni. Ma, incredibilmente, chi sarebbe dovuto intervenire con massima urgenza deve aver perso di vista il caso che - oltre alla palazzina di via Santa Caterina a Chiaia - invesrtiva l'adiacente Palazzo Sanchez de Leon, detto Sant'Arpino, edificato nel 1786. Ad ogni nubifragio, a ciascuna tempesta di vento cresceva il concretissimo allarme di un cedimento strutturale. Il caso giudiziario inizia così 13 anni fa, quando nello stabile cominciano a registrarsi infiltrazioni d'acqua piovana provenienti dal lastrico di copertura, cioè da un terrazzo (quello appunto immortalato nel bel film di Napoli Velata) che si insinuano nel corpo di fabbrica danneggiando soffitti e pareti dei proprietari delle abitazioni sottostanti. Poi iniziano a comparire altri sinistri segnali: lesioni sulle facciata.

A seguito di un ricorso al Tribunale, presentato finalmente nel marzo 2017, il consulente incaricato evidenzia un grave problema di natura statica. Inizia in questo modo a focalizzarsi l'attenzione su quelle sovrastrutture che pesano criticamente su un lato del muro portante perimetrale del fabbricato su via Chiaia 138 e - nel lato opposto - su pilastri che poggiavano sul solaio di copertura dei vani sottostanti. Per i condòmini è l'inizio dell'odissea: alcuni di loro sono costretti ad abbandonare la casa e ad andare in affitto altrove. 

Ci sono stati tanti tempi lunghissimi, e ingiustificabili ritardi in questa vicenda che oggi va finalmente in conclusione. Nessuno, tra gli organi investigativi ed inquirenti, possono sentirsi esenti da questa annotazione. Comune, sovrintendenza ai beni architettonici, tribunale e persino una Procura da sempre attenta a simili situazioni. Ma a pensarci è stato il caso. Questa volta generoso. La fortuna è stata che le infiltrazioni di acqua piovana non hanno fatto cedere le sovrastrutture abusive, che per tonnellate pesavano sulle mura perimetrali. Se ciò fosse accaduto, si sarebbe verificata una delle tante e purtroppo annunciate stragi. Abbattuti così una veranda di oltre 60 metri quadrati e la copertura di un terrazzo edificati oltre vent'anni fa, nell'indifferenza generale.

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