Abusivismo, la piccola Chiara a De Luca: «Non ci buttate giù la casa»

Abusivismo, la piccola Chiara a De Luca: «Non ci buttate giù la casa»
di Francesca Mari
Giovedì 3 Dicembre 2020, 13:00
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«Caro signor Presidente De Luca, non conosco le leggi ma so solo che i miei genitori, come tanti altri, stanno facendo tanti sacrifici per difendere la propria casa. Ci aiuti a non versare più lacrime». Chiara Lipona ha 9 anni e su un foglio di quaderno, in bella grafia e con la penna colorata, ha scritto una letterina al presidente Vincenzo De Luca. Un grido d'aiuto che è quello di migliaia di famiglie raggiunte da ordini di abbattimento della prima casa e che, prima o poi, vedranno arrivare le ruspe. Vive in via Trentola ad Ercolano, a ridosso del parco nazionale del Vesuvio, in una casa abusiva fatta costruire nel 1996 da sua madre Vincenza Cozzolino su un terreno acquistato con sacrifici. Per rimediare, la famiglia Cozzolino presentò domanda per il condono del 2003 pagando - come riferisce - ben 29mila euro al Comune e allo Stato. Ma, come per molti richiedenti, quel condono è risultato vano per lo stop della Cassazione all'applicazione della sanatoria in aree interessate da vincoli paesaggistici. 

Sono 40mila gli immobili nel Vesuviano da abbattere, 200mila in Campania.

Così alla famiglia Cozzolino è arrivato un nuovo ordine di abbattimento e dovrà lasciare la casa al più presto. Mamma Vincenza di 55 anni, affetta da tre tumori e diverse patologie, che vive in quella casa con il marito Liberato Lipona, cardiopatico e disoccupato, e con la piccola Chiara non ha più lacrime. «Aiutateci - sussurra - non sappiamo dove andare. Ho già visto abbattere le case dei miei familiari, non credo riuscirò a reggere al dolore di veder crollare la mia. Non lavoriamo, viviamo con soli 290 euro di pensione di mio marito: cosa ne sarà della nostra vita?». Vincenza ha altri tre figli adulti, sposati e con vite autonome fuori da Napoli, e vista la situazione di crisi scarseggiano gli aiuti economici da parte loro. «Abbiamo fatto tutto il possibile prosegue Vincenza pagato sempre le tasse per non perdere il tetto sulla testa, l'unico. Siamo stati abbandonati, pochi a rincuorarci come Raffaele Cardamuro dell'associazione Io abito e le tante persone che sono nella stessa barca». 

A occuparsi del caso, come di altre centinaia di casi simili in Campania, l'avvocato Lorenzo Bruno Molinaro, tra i massimi esperti di diritto amministrativo, urbanistica, edilizia sanatoria e condono. «Il caso Cozzolino, come quello di tanta povera gente nella stessa situazione asserisce Molinaro è l'emblema di un sistema impazzito all'interno del quale anche l'amministrazione della giustizia non sembra in linea con il principio di uguaglianza di matrice costituzionale. Qualche anno fa Il Mattino fece un'inchiesta rilevando che nella provincia di Napoli le costruzioni abusive sono circa 70mila, al pari della città di Padova. Cioè una Padova sommersa. Se lo Stato avesse le risorse per abbattere in breve tempo tutti gli abusi, allora sì che saremmo di fronte ad un vero ripristino di legalità. Ma, purtroppo, così non è. Demoliscono a macchia di leopardo e senza alcun criterio. Solo il 2% delle sentenze viene eseguita, sia in provincia che nell'area costiera, quasi sempre a danno della povera gente». Molinaro ha presentato, nei mesi scorsi, per conto di alcuni gruppi rappresentati in Consiglio, una mozione alla Regione Campania sulla «graduazione delle demolizioni giudiziali e la sospensione temporanea delle case di necessità». «La mozione è stata approvata spiega Molinaro - ma non ha avuto ancora esecuzione, così come il decreto del 2015 del procuratore generale di Napoli, Luigi Riello, che prevedeva una classifica degli immobili da demolire, dando la priorità ai fabbricati della camorra, agli ecomostri e ad altri abusi realmente lesivi. E, invece, tutto è finito nel dimenticatoio come il Ddl Falanga». Il primo ordine di abbattimento per la famiglia Cozzolino risale al 1998 e, nonostante la richiesta di condono, nulla si può fare perché reso esecutivo in ambito giudiziario. «Si pretende di mettere in esecuzione una condanna di 22 anni fa. C'è una sentenza della Corte Europea che stabilisce che quando un ordine di demolizione viene applicato dopo tanti anni diventa una pena, quindi va in prescrizione. Come si può pretendere di abbattere case in cui per anni sono cresciute famiglie con bambini, anziani e talvolta anche disabili?».

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