Caivano, la mamma di Fortuna: «La portarono via prima che arrivassi»

Caivano, la mamma di Fortuna: «La portarono via prima che arrivassi»
di Marco Di Caterino
Mercoledì 24 Dicembre 2014, 13:12 - Ultimo agg. 13:27
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Caivano.«Lo avevo detto dall’inizio. Il mostro abita in questo palazzo». Parla al telefono da Faenza, Domenica Guardato, la mamma di Fortuna Loffredo. «Ho saputo dell’arresto di questo .... Uno che abita nell’isolato 3. Mi hanno detto che avrebbe abusato di una 12enne. Una bambina che giocava anche con Fortuna…», la voce svanisce coperta da un improvviso pianto sommesso. Domenica Guardato, chiede scusa per le lacrime, ingoia bocconi amari di disperazione e poi riprende con una durezza di toni mai avuta in cinque lunghi mesi.



«Sono angosciata. E solo ora mi spiego, come mai quel signore quella maledetta mattina abbia portato immediatamente mia figlia al pronto soccorso, mentre mi precipitavo per le scale e gridavo di aspettarmi. Mi chiedo: perché non mi ha aspettato? Forse doveva cancellare qualche traccia? Voleva coprire qualcosa o qualcuno? Sono domande che mi assalgono e non mi danno pace. Lui abita al terzo piano, proprio dove non ci sono le sbarre. E pure questa è una coincidenza? Ditemelo voi! Fortuna lo conosceva, anche se credo che non gli abbia mai dato confidenza».



Poi le lacrime hanno la meglio su questa povera mamma bambina, che per portare il pane ai suoi figli ha pure violato la legge, piazzando qualche banconota da cinquanta euro falsificata. Il giudice le aveva imposto il divieto di soggiorno a Caivano, poi come dice il suo legale Gennaro Razzino, anche questa misura era caduta nell’udienza del Riesame, e lei è tornata per un solo giorno in quel maledetto Isolato 3. Poi è scappata, di nuovo dalla sorella a Faenza, spinta dalle lacrime degli altri due bambini, che si sono ammutoliti e spaventati davanti a questo scatolone di cemento di trenta metri, dove era stata uccisa la sorellina.



È una vigilia di Natale avvelenata al Parco Verde, dove tira davvero una bruttissima aria, per niente mitigata dalle improbabili luminarie appese alla meno peggio sui balconi. Sono le 16, eppure non vedi alcun ragazzino per strada. «E perché in questo posto – commenta la signora Antonietta carica di anni e di buste della spesa - le questioni tra le famiglie si consumano sempre allo stesso modo. Prima ti scassano la macchina e poi se la prendono con i bambini».



La notizia dell’arresto di quello che era sembrato essere quasi un eroe, uno che si era addirittura preso la briga di soccorrere Fortuna e di infilarsi in qualche modo in un problema con le domande dei carabinieri, è deflagrata in modo silenzioso per tutti gli otto piani dell’Isolato 3. E non solo. Porte sbarrate e corridoi di cemento occupati solo dal lamento del vento, che sale dal basso e che sembra quasi quello di un’agonia lunga e dolorosa. Nei giorni della furia, quelli immediatamente successivi alla notizia che la piccola vittima non solo fosse stata uccisa, ma che era stata vittima di abusi ripetuti nel tempo, dal primo piano e fino all’ottavo, ci fu un coro di accuse contro la mamma di Fortuna, ritenuta poco affidabile nell’accudire i suoi tre bimbi.



E tutti rimandarono al mittente le accuse «il mostro abita qui», perché quel mostro si doveva cercare proprio in casa Guardato. Giorni terribili, con una tensione crescente, alimentate da tante voci che partivano proprio da alcuni condomini dell’Isolato 3. Ora questo fermo, che dovrà passare al vaglio dell’udienza di convalida, rivela anche quello che Il Mattino, aveva anticipato in quel periodo, e cioè che le voci fossero il frutto di un’accorta regia di una rete di pedofilia, attiva da anni nel Parco Verde.