Camorra a Napoli, arrestati due latitanti dell'Alleanza di Secondigliano in fuga da 11 anni

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Camorra a Napoli, arrestati due latitanti dell'Alleanza di Secondigliano in fuga da 11 anni
di Luigi Sabino
Sabato 16 Aprile 2022, 12:22 - Ultimo agg. 17 Aprile, 09:49
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Il desiderio di passare le imminenti vacanze di Pasqua con i parenti è stato fatale a una coppia di latitanti. Massimiliano Lettera e sua moglie Giuseppina Bernardi, in fuga dalla legge sin dal 2011, sono stati arrestati, questa mattina, dai carabinieri del nucleo Investigativo di Napoli all’interno di un’abitazione di Melito di proprietà del padre della donna, Ciro Bernardi alias ‘o sciacallo.

Secondo le prime informazioni fornite dai militari dell’Arma, che da tempo tenevano sotto osservazione la casa, i due sono stati sorpresi, poco prima dell’alba, mentre dormivano in una delle camere da letto.

Impossibile per la coppia accennare qualsiasi tipo di reazione. Ammanettati, dopo le formalità di rito presso gli uffici del comando provinciale, sono stati trasferiti, rispettivamente, negli istituti penitenziari di Secondigliano e Santa Maria Capua Vetere. Nel corso della successiva perquisizione, inoltre, sono stati trovati i documenti dei due su cui erano stati apposti dei timpro di ronnovo fasulli in modo da evitare di recarsi all'ufficio anagrafe ed essere riconosciuti. 

L’accusa nei loro confronti è di essere dei riciclatori della famigerata Alleanza di Secondigliano e, in particolare, di essere vicini alla famiglia Licciardi della Masseria Cardone. Ciro Bernardi, per il quale è stata disposta la detenzione domiciliare perché trovato in possesso di documenti falsi e per aver favorito i due latitanti, è, infatti, il consuocero del defunto Gennaro Licciardi, uno dei fondatori del pericoloso cartello criminale.

Massimo Lettera e sua moglie, condannati, rispettivamente a 2 anni e 5 mesi e a 2 anni e 7 mesi per i reati di cui sono accusati, erano finiti nel mirino delle forze dell’ordine già nel 2004. I loro nomi, non a caso, compaiono negli atti d’accusa che portarono alla disarticolazione di una rete di magliari riconducibile proprio ai vertici dell’Alleanza di Secondigliano. In particolare, grazie anche alle intercettazioni telefoniche, si scoprì che i due, stabilitisi in Svizzera, ricevevano periodicamente somme di denaro da alcuni soggetti vicini al clan Licciardi, somme che, poi, provvedevano a smistare ad altri personaggi seguendo le indicazioni ricevute dai capi di Secondigliano. Non solo. In quell’occasione, gli investigatori, scoprirono anche che i boss, per inviare i guadagni illeciti all’estero, si del circuito telematico Western Union ossia pagamenti elettronici che riuscivano, nella maggior parte dei casi, a passare inosservati ai controlli degli investigatori. 

Non è tutto. Le indagini permisero di portare alla luce anche il ruolo che all’interno della rete dei magliari aveva lo stesso Ciro Bernardi. La sua azienda di abbigliamento, anche questa con sede in Svizzera, secondo gli investigatori era una sorta di finanziaria attraverso la quale passavano gli ingenti guadagni che erano assicurati ai Licciardi dalla commercializzazione dei prodotti contraffatti. Un giro d’affari da centinaia di milioni di vecchie lire e che il cartello criminale aveva esteso in quasi tutto il continente europeo mediante la creazione di altre società apparentemente pulite.

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