Una realtà complessa, ricca di criticità ma anche di risorse, che potrebbe diventare modello nazionale per le altre carceri del Paese. Eccolo il ministro della Giustizia Carlo Nordio, nella sua prima visita a Napoli da Guardasigilli. Per quasi due ore ha incontrato i vertici del sistema penitenziario regionale, qui nel carcere di Poggioreale, ha stretto la mano ad agenti di polizia penitenziaria e ha avuto modo di visitare i padiglioni dell'antico carcere cittadino. Ed è andato al di là dei nodi di sempre (tra sovraffollamento e limiti strutturali), per apprezzare gli sforzi compiuti per rendere concreta la speranza di riabilitazione dei detenuti. Ha spiegato ieri il ministro, dopo un sopralluogo di quasi due ore: «Al di là della criticità e della negatività connesse alla carenza di struttura, di personale e di risorse, vi è anche un lato buono: mi riferisco all'assoluta professionalità del personale che ho incontrato, dai massimi dirigenti agli operatori». A cosa fa riferimento il ministro? «Ho trovato qui una straordinaria attivazione del lavoro, ho visitato la pizzeria, la falegnameria, ma anche una serie di strutture dove i detenuti lavorano». Una carriera da magistrato, alle spalle 40 anni di lavoro da pm, il ministro aggiunge: «Niente quanto il lavoro fa superare ozio e disperazione. Per altro qui ci sono detenuti che vengono retribuiti, io spero che questa parte di Poggioreale che è in via di sviluppo aumenti e venga diffusa agli altri istituti carcerari, perché non tutti sono in grado - specie per ragioni logistiche -, di attuare questa straordinaria opera attuata qui». E non è tutto.
All'interno del carcere più affollato d'Italia (tra i più antichi d'Europa), il ministro incontra il direttore della casa circondariale Carlo Berdini, il capo del Dap Carlo Renoldi, il provveditore regionale Lucia Castellano, per fare il punto sui progetti di ammodernamento: prima una visita al reparto Genova (fresco di restyling), poi in quelli più critici, infine una visita ai reparti dove si svolgono attività decisive per garantire la riabilitazione dei reclusi: falegnameria, pizzeria, cucina e il laboratorio di pittura (sotto la guida del maestro Lello Esposito). Una macchina in movimento come emerge anche dal protocollo tra il carcere napoletano e il teatro San Carlo, che consente a 15 detenuti di frequentare percorsi formativi come tecnici (tanto da ricevere un attestato di formazione), mentre oggi è prevista addirittura la messa in scena di Cavalleria, in un progetto di teatro per il sociale. Ma torniamo al commento a caldo di Nordio: «Mi ha gradevolmente sorpreso perché molto spesso ci sono dei pregiudizi, non vogliamo nascondere le criticità del sistema penitenziario e della mancanza di risorse, la mia visita è sintomatica di un'attenzione primaria che ministero e governo dedicano al sistema carcerario. Per questo dobbiamo prendere atto di una formidabile evoluzione sia nella educazione del personale, sia nella normazione verso il recupero del detenuto. Nulla quanto il lavoro e lo sport, sempre nell'ambito della certezza della pena che deve essere eseguita, possono riscattare un detenuto, secondo quando imposto dalla Costituzione». Poi è toccato ai sindacati di polizia penitenziaria (Uilpa, Sinappe, Uspp, Cisl e Cgil) chiedere interventi contro il sovraffollamento delle carceri, contro «turni massacranti», come ha spiegato in un comunicato stampa Ciro Auricchio, segretario regionale dell'Unione sindacati di polizia penitenziari.
Ma restiamo alla realtà del carcere intitolato a Giuseppe Salvia.