Circumvesuviana, chiusa la stazione di Parco Piemonte a Pomigliano: «Troppi atti vandalici»

Circumvesuviana, chiusa la stazione di Parco Piemonte a Pomigliano: «Troppi atti vandalici»
di Francesco Gravetti
Mercoledì 19 Ottobre 2022, 07:20 - Ultimo agg. 20 Ottobre, 07:32
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Quasi due milioni di euro spesi per la sicurezza e per la sorveglianza delle stazioni e delle reti ferroviarie non sono bastati all'Eav per evitare di alzare bandiera bianca dinanzi all'escalation di atti vandalici, risse e aggressioni. E così, l'azienda che controlla la Circumvesuviana da domani chiude la stazione di Parco Piemonte, territorio di Pomigliano d'Arco. Il motivo: troppa violenza, troppi reati.

Troppo frequenti i danni all'impianto causati dai continui raid di teppisti, che entrano in stazione e fanno quello che vogliono: spaccano vetri, appiccano il fuoco e, ovviamente, danno fastidio ai passeggeri. E poi c'è lo spaccio di droga, le rapine ai viaggiatori, i furti delle macchine messe nel parcheggio vicino. Lo stop alle fermate è la soluzione, nella stazione che si trova alla periferia di Pomigliano d'Arco, nei pressi delle palazzine costruite in seguito alla legge 219 del 1981 per dare un tetto agli sfollati del terremoto.

In una nota, l'Eav specifica che il Comune di Pomigliano è servito anche dalle stazioni di Pomigliano d'Arco e Pratola Ponte, ma per un utente che vive da quelle parti non è certo la stessa cosa: almeno un paio di chilometri separano la stazione chiusa per vandalismo dalle altre due. Disagi, dunque. Ma anche la consapevolezza che alcune stazioni della Circumvesuviana sono ormai in balia della delinquenza.

Che Parco Piemonte sia una fermata a rischio, è noto da tempo: sui social in cui si parla di Pomigliano d'Arco circolano racconti e anche foto e video che documentano le difficoltà di chi la frequenta, con furti di auto e rapine ai cittadini. Del resto, si tratta (in gergo tecnico) di un impianto «impresenziato»: vuol dire che è privo di personale, chi prende il treno deve arrivarci già munito di biglietto. Naturalmente la presenza di un bigliettaio o di un capostazione non cambierebbe molto le cose, le gang continuerebbero a imperversare, gli spacciatori ad agire. Ma l'assenza di dipendenti Eav probabilmente fa sentire ancora più soli i pendolari, più impauriti.

«L'abbandono del territorio, sia da parte delle istituzioni che della stessa Eav, viene percepita da alcuni soggetti come una possibilità per fare quello che vogliono», commenta amaro Gennaro Conte, capotreno e sindacalista di Orsa. Spiega invece Giovanni Minervini, security manager di Eav: «Facciamo uno sforzo enorme per garantire la sicurezza in Circumvesuviana, spendiamo un milione e 900mila euro per la vigilanza, collaboriamo con le forze dell'ordine e i risultati si vedono, perché tutti i reati sono in calo. Tuttavia il controllo di certe stazioni è complicato, è inutile nasconderlo: un presidio permanente è impossibile». Minervini però non si arrende e non considera chiuso il capitolo Parco Piemonte: «Per altre stazioni a rischio abbiamo trovato soluzioni interessanti, affidandole alle associazioni di volontariato dopo averle riqualificate. Oggi a Brusciano, Castello di Cisterna e San Vitaliano le stazioni sono vissute tutto il giorno, sono diventate presidio di legalità, vengono allestite iniziative di solidarietà e partecipazione. Possiamo riuscirci anche con Parco Piemonte». In effetti anche la stazione di Castello di Cisterna fu chiusa per colpa degli atti vandalici: ha riaperto lo scorso mese di maggio grazie all'associazione «Insieme si può», che ne ha assunto la gestione.

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Stando al documento di analisi del rischio che Eav produce ogni anno, inoltre, il numero di reati nel 2021 è diminuito significativamente, attestandosi a un meno 13% rispetto all'anno precedente. Merito di controlli più capillari e dell'efficienza delle telecamere di sorveglianza, spesso utili a scovare i criminali. Ma l'elenco delle zone della rete Circum che mettono paura resta corposo: alcuni binari isolati di San Giovanni a Teduccio, per esempio, o i sottopassaggi di Barra e Via del Monte, a Torre del Greco. Terre di nessuno, che è impossibile controllare. 

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