«Commercio in crescita in Campania, ma l'occupazione non aumenta»

Lo studio Svimez realizzato per Confcommercio: «Il settore regge ma non aumenta l’occupazione»

La presentazione del dossier Confcommercio
La presentazione del dossier Confcommercio
di Dario De Martino
Martedì 9 Aprile 2024, 12:00
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Il commercio campano tiene bene, sulla digitalizzazione si fa meglio che nel resto d’Italia, ma non aumenta l’occupazione. È la fotografia fatta da uno studio Svimez per Confcommercio. In Italia il valore aggiunto del commercio è di 191 miliardi, di cui 45 nel Mezzogiorno (24%) e 13 in Campania (7%). Il valore aggiunto misura l’apporto che un settore fornisce alla formazione del Pil. Ebbene, il commercio ha un valore aggiunto rilevante, soprattutto il Sud. Il dossier guarda agli ultimi trent’anni: nel periodo 1995-2022 il commercio è cresciuto in Campania del 50%, in rapporto ad un economia regionale che nel complesso è salita solo del 3%. Eppure nello stesso periodo gli occupati del settore, a livello nazionale, sono aumentati soltanto del 10%, meno di tutti gli altri settori con l’eccezione dell’industria che ha registrato un meno 13%. E il dato campano è ancor più basso: l’incremento è solo del 3,7%. 

Il biennio 

E se si guarda al biennio 2021-23, i dati sono anche peggiori. Sia in Italia che nel Mezzogiorno, il tasso di crescita degli addetti risulta positivo, ma inferiore al dato del totale dei settori produttivi. Il gap è particolarmente marcato per al Sud: -3,8% contro il -1,3% nazionale. In Campania la situazione è pure più critica: -4,8%, contro una crescita di pari entità per la media dei settori produttivi, con un gap di quasi il 10%. Un fenomeno spiegato così da Luca Bianchi, direttore dello Svimez: «Forte sostituzione di piccoli esercizi con la grande distribuzione con riduzione dell’occupazione. Le prospettive possono aprirsi se si riescono a creare nuove figure professionali». In effetti i dati sul mercato online sorridono alla Campania: in Italia, gli esercizi commerciali che hanno effettuato vendite su internet sono il 2,6% del totale nel commercio al dettaglio. Al Sud questa quota scende al 2,2%, mentre in Campania si raggiunge il 3,1%. Un fattore messo in evidenza anche Pasquale Russo, presidente Confcommercio Campania: «I dati sugli ultimi trent’anni fanno emergere come le nostre imprese abbiano un tasso di resilienza importante anche grazie alla digitalizzazione». 

L’appello 

Ed ecco l'appello: «Servono interventi di rigenerazione urbana, di alleggerimento della fiscalità e di sostengo alle imprese che vogliono crescere nel digitale».

Ma come si diffonde il commercio in Campania? Operano 121.548 unità locali nel settore commercio: 65.534 (54%) nella provincia di Napoli, 24.509 (20%) in quella di Salerno, 17.655 (14%) a Caserta, 8.289 (7%) Avellino e 5.561 (5%) a Benevento. Nel Mezzogiorno il numero di esercizi commerciali ogni 1.000 abitanti è un punto maggiore della media nazionale (19,3). Il dato della Campania (21,6), in particolare, supera di oltre un punto percentuale la media delle regioni meridionali. In generale, però, anche la Campania, soffre della riduzione del numero di esercizi commerciali. Nel periodo 2019-2023, in Campania il numero è diminuito 3,2%: la flessione è stata maggiore ad Avellino (-7,8%) e Salerno (-5%), meno intensa a Napoli (-2,5%) e Caserta (-3%), e del tutto assente a Benevento (+0,4%).

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La crescita 

«Alcuni ambiti, come turismo e somministrazione, hanno avuto tassi di crescita importanti a Napoli e hanno permesso di compensare il calo nel commercio al dettaglio», dice ancora il numero uno di Confcommercio Campania. Il comparto del commercio che produce più valore aggiunto è quello del commercio all’ingrosso con il circa il 50%, seguono quello del commercio al dettaglio con il 40% circa e quello del Commercio di autoveicoli e motocicli con circa il 10%. «Le piccole imprese di commercio al dettaglio vanno valorizzate perchè arricchiscono il tessuto urbano e culturale delle nostre città», chiosa Russo. 

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