Coronavirus a Napoli, è allarme tra i medici: «Dateci le mascherine» ma sono ferme in Russia

Coronavirus a Napoli, è allarme tra i medici: «Dateci le mascherine» ma sono ferme in Russia
di Melina Chiapparino
Domenica 22 Marzo 2020, 09:30 - Ultimo agg. 15:30
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Mascherine e dispositivi di protezione scarseggiano negli ospedali di tutta la Campania. Se i dati nazionali attestano che quasi il 10% dei contagi riguarda personale medico e paramedico, questa percentuale si aggira intorno all'8% sui territori di Napoli e degli altri capoluoghi regionali. L'emergenza non riguarda solo i sanitari in trincea ma anche i medici di famiglia che arrivano a denunciare le carenze alla Procura della Repubblica, come è accaduto due giorni fa a Torre Annunziata. E mentre il rischio di contagio aumenta, un milione di mascherine Fpp3 sono ferme in Russia, pronte a essere donate all'Italia da parte dell'Associazione dei veterani della guerra di Sebastopoli, in Crimea. Il gesto umanitario, bloccato per l'embargo, ha accolto l'appello dell'associazione Camere penali del diritto europeo e internazionale che ora chiede «l'apertura di un corridoio medicale con l'Italia».
 

 

«Il personale paramedico e medico non è stato dotato dei presidi sanitari di tutela adeguati a tale emergenza ma ancora più grave è l'assenza dei presidi per i medici di famiglia o di base» si legge nella denuncia presentata alla Procura di Torre Annunziata da Mario Iovane, segretario nazionale organizzativo dello Smi. Nel documento, il medico sottolinea che per la «presenza di un virus particolarmente aggressivo si necessita di protezioni» ma il vero problema è «diventare veicoli di diffusione dell'epidemia». «Assistiamo decine di pazienti al giorno anche con visite domiciliari - spiega Iovane - abbiamo sottoscritto un fondo per autofinanziarci ma chiediamo di non essere lasciati soli». Il bisogno di «non sentirsi come soldati mandati al fronte senza fucile» arriva anche dalla triplice alleanza sindacale di Potere al Lavoro, Usb e Usla che scrive in un dossier le carenze dell'Ospedale del Mare, presidio dell'Asl Napoli 1. «Il reparto di Medicina di Urgenza è ormai destinato ai casi sospetti di Covid-19 - dicono i sindacalisti del presidio di Ponticelli - non ci sono protezioni per tutti e abbiamo segnalato ai Nas le condizioni in cui lavoriamo».

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Da un lato, c'è l'appello dei medici perché - come sostiene Giovanni Senese, responsabile regionale dello Smi - «rappresentano un filtro necessario per evitare che in una seconda fase ci siano ancora più ricoveri in ospedale». Dall'altro, c'è il personale di frontiera negli ospedali. Secondo le stime del sindacato Rsu aziendale dell'ospedale San Paolo di Napoli, «la dotazione giornaliera per gli operatori si dovrebbe aggirare sulle 500 mascherine, di cui meno di 100 ad alto filtraggio». Al giorno occorrono circa 5mila mascherine, di cui una percentuale minore di tipologia Ffp2 e Ffp3, da distribuire tra gli ospedali Vecchio Pellegrini con 500 dispositivi e altrettante quantità per il Loreto Mare, il San Paolo, 1000 unità al San Giovanni Bosco e 2500 per l'Ospedale del Mare. I presidi di tutela di livello superiore sono destinati solo a chi è a contatto diretto con i pazienti contagiati. Il messaggio dei sindacati è chiaro ed è stato impresso in un cartello della campagna di sensibilizzazione della Rsu del San Paolo, dove si legge: Siamo degli eroi ma non dei kamikaze.
 

«Al momento le scorte dei dispositivi negli ospedali basteranno per i prossimi 6 giorni ma attendiamo un grande quantitativo da una società di logistica internazionale». Gennaro Sosto, direttore generale dell'Asl Napoli 3, rassicura sull'imminente rifornimento di protezioni e annuncia «la creazione di unità speciali per la continuità assistenziale». Anche Ciro Verdoliva, manager dell'Asl Napoli 1, ha annunciato la distribuzione dei dispositivi avviata già ieri con consegne all'ospedale San Paolo, San Giovanni Bosco, Pellegrini e Ospedale del mare.
Nei prossimi giorni saranno coinvolte le altre strutture napoletane e i Distretti sanitari di base. 

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