Covid a Napoli, test rapidi dai medici di famiglia: «Vogliamo farli ma in piazza»

Covid a Napoli, test rapidi dai medici di famiglia: «Vogliamo farli ma in piazza»
di Melina Chiapparino
Mercoledì 4 Novembre 2020, 08:00 - Ultimo agg. 08:04
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Questione di giorni e il tampone per il Covid potrà essere fatto dal proprio medico di famiglia. A stabilirlo è il nuovo accordo collettivo nazionale sottoscritto dai medici di base e dai pediatri di libera scelta, che punta a decongestionare il caos nel tracciamento dei contagi. In Campania, dove si continuano a registrare ritardi da parte delle Asl per la somministrazione dei tamponi e prosegue l'assalto ai centri privati accreditati, oggi si apre il tavolo negoziale in Regione. Al centro delle trattative tra i sindacati e il comitato regionale per la medicina generale ci sarà la definizione delle modalità e delle condizioni per l'effettuazione dei test rapidi che dovranno riguardare esclusivamente soggetti venuti a stretto contatto con positivi accertati. Se da una parte l'accordo allenta la pressione sulla macchina sanitaria, dall'altra fa scoppiare polemiche e paure. 

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La certezza da cui partire è che «i medici di famiglia, nonostante i carichi di lavoro ormai al limite delle loro possibilità, devono fornire un ulteriore aiuto» come spiega Silvestro Scotti, segretario generale della Federazione Italiana Medici di Medicina Generale, richiamandosi «al senso di responsabilità di una categoria che sta affrontando in prima linea l'emergenza Covid». «Bisogna limitare la psicosi dei tamponi e far capire che la nostra azione sarà mirata ai pazienti a rischio, quindi soggetti venuti a stretto contatto con persone positive al Covid» riferisce Scotti, che ricopre anche la carica di presidente dell'Ordine dei Medici di Napoli. «Eseguiremo tamponi antigenici rapidi che nel giro di un quarto d'ora potranno fornirci un esito con il 100% di specificità, dunque la sicurezza di individuare quel determinato virus e non altri» chiarisce Scotti che sottolinea come «la sensibilità del test, attestata tra il 96-97%, sia indicata per il suo impiego come primo tampone e non come secondo tampone per la verifica di eventuale negatività perché in quel caso occorre il tampone naso faringeo». 

 

I tamponi funzionano attraverso dei reagenti e sono dotati di una soluzione che inattiva il virus ma quello che preoccupa i medici sono le circostanze di somministrazione dei test, compresa la dotazione dei dispositivi di protezione. A far vacillare i professionisti riguardo l'esecuzione dei test rapidi è la loro presunta obbligatorietà e l'uso dei propri studi medici ma i vertici provinciali di Fimmg, Luigi Sparano e Corrado Calamaro, rassicurano che «non è prevista l'obbligatorietà per i singoli dottori bensì il coinvolgimento della medicina generale, lasciando la possibilità di non partecipare».

Altrettante garanzie dovranno riguardare i luoghi per eseguire i tamponi. «Non permetteremo il possibile contagio negli studi - spiegano Sparano e Calamaro - prediligeremo luoghi esterni, il Comune di Napoli ha già mostrato disponibilità». L'idea è quella di allestire «tendo e tensostrutture all'aperto e utilizzare campetti e centri sportivi - concludono - lasciando la possibilità ai soli studi attrezzati con percorsi di sicurezza in ingresso e in uscita di potere ospitare questa attività». 

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«A Napoli molti amministratori di condominio stanno mandando diffide ai medici di base, intimando loro di non eseguire i tamponi negli studi all'interno dei condomini» racconta Ernesto Esposito, segretario aziendale del Sindacato Medici Italiani, dell'Asl Napoli 1 che indica come circa il 90% dei studi nel centro del capoluogo partenopeo sia «composto da locali di piccole dimensioni e senza la possibilità di eseguire i tamponi in sicurezza». Un altro dato riguarda le risorse umane da reclutare. Al fianco dei medici di base pronti a eseguire i tamponi, è previsto anche il coinvolgimento di medici di continuità assistenziale, dell'emergenza sanitaria, di dirigenti territoriali e anche di medici in formazione e delle Unità Speciali di Continuità Assistenziale.

Per loro e per chi parteciperà alla somministrazione dei tamponi, il Sindacato Medici Italiani sottolinea la necessità di «una copertura assicurativa».

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