Lockdown in Campania: ristoranti e bar rischiano il blocco totale

Lockdown in Campania: ristoranti e bar rischiano il blocco totale
di Adolfo Pappalardo
Martedì 3 Novembre 2020, 23:30 - Ultimo agg. 4 Novembre, 20:02
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Per un intero pomeriggio è un alternarsi di numeri e tabelle, con la Campania che balla tra la zona arancione e quella verde. Non è una cosa da poco perché a finire nella zona rossa (come Lombardia e Piemonte) si piomba in un lockdown simile a quello di marzo; nell’arancione si chiudono bar e ristoranti mentre nella verde rimangono più libertà. Con Vincenzo De Luca che non si fa un cruccio sul nuovo Dpcm di Giuseppe Conte, previsto in nottata dopo una serie interminabile di confronti in Conferenza Stato-Regioni, perché l’importante è una cornice nazionale di regole senza lasciare l’onere delle decisioni ai governatori. Poi, solo oggi, a decreto firmato e in vigore da domani si capirà se applicare o no norme più restrittive che rimangono potere delle Regioni.  

Nella zona rossa dovrebbero esserci Lombardia, Piemonte, Calabria, Alto Adige e Valle d’Aosta. Zona arancione invece per Puglia, Liguria, Campania e Veneto. Con queste ultime che ballano per ore: tra la regione guidata da De Luca in bilico tra la verde e la arancione (ma più verso la seconda) e quella di Zaia candidata per la più tenue zona verde. Ma, attenzione, perché a decidere la zona di rischio sono una serie di parametri che possono cambiare nel giro di una settimana. A ieri, però, niente zona rossa, e quindi lockdown totale, per la Campania.

E così dovrebbe essere almeno per una decina di giorni, se i dati delle curve di contagio e della disponibilità dei posti letto non dovessero attenuarsi. 

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Per tutta Italia scatta il coprifuoco dalle 22 alle 5 del mattino e «sono consentiti esclusivamente gli spostamenti motivati da comprovate esigenze lavorative, da situazioni di necessità ovvero per motivi di salute», recita una delle ultime bozze del Dpcm. Anche se viene raccomandato di evitare gli spostamenti per tutto l’arco della giornata. Le chiusure riguardano invece i centri commerciali, le strutture museali, bar e ristoranti (per le zone rosse e arancioni). Sono salvi però parrucchieri e centri estetici mentre l’indice di capienza dei trasporti pubblici scende dall’80 al 50 per cento. Lavoro in smart, invece, per tutti i dipendenti delle pubbliche amministrazioni. Resta, infine, il nodo scuola. In Campania sono chiuse quelle di ogni ordine e grado per un’ordinanza regionale ed è probabile che lo scenario rimanga così come è anche se il Dpcm prevede aule aperte sino agli alunni delle scuole medie per le aree arancioni. Divieto, invece, per qualsiasi tipo di spostamento, se non per comprovate esigenze da rilevare sul modello di autocertificazione, dal proprio comune di residenza sia con mezzi pubblici che privati per le due zone di massimo rischio (dove sono vietati anche gli spostamenti tra regioni) mentre è possibile spostarsi tra i comuni della regione nelle verdi. Ma non in Campania per l’ordinanza regionale che vieta il trasferimento tra le 5 province. 

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Anche ieri i numeri forniti dal bollettino giornaliero dell’Unità di crisi prospettano scenari duri. Perché è di una percentuale record, il 21,5 per cento, il rapporto tamponi-positivi in Campania (2.971 nuovi positivi su 13.801 tamponi). Ovvero quasi un positivo ogni 5 tamponi. Tre giorni fa, tanto per fare un paragone, erano 3.860 i casi di positività al Covid ma su ben 21.785 tamponi. E, quindi, con un indice del 17,7 per cento. L’unico dato positivo è il numero dei guariti che tocca 998 casi ma cresce la pressione sul sistema ospedaliero regionale: risultano occupati, infatti, 227 posti letto di terapia intensiva Covid su 243, quindi sarà necessario attivarne altri (ma le terapie intensive disponibili complessivamente in Campania sono 580). I letti di degenza occupati sono invece 1.497 su 1.940 posti. 

«La situazione sanitaria è allo stremo. Abbiamo file di auto e di ambulanze nei pressi degli ospedali. E’ una situazione drammatica a cui si aggiunge la tensione sociale», è l’allarme che ieri lancia Luigi de Magistris, rilanciando l’emergenza sul capoluogo campano. In effetti, nonostante gli sforzi, i numeri non sono affatto confortanti. Ben 9 regioni hanno infatti, superato la soglia del 31 per cento dei posti di intensiva occupati. La Campania è al 44 per cento, ben 14 punti in più, sopra la soglia critica del 30 fissata dal ministero della Salute. Ma preoccupa anche la velocità con cui si riempiono i reparti di pneumologia, medicina generale e malattie infettive, la cosiddetta «area non critica» dove sono ricoverati i malati di Covid con sintomi non gravi. Qui la soglia critica è fissata, sempre dal ministero della Salute, al 40 per cento e la Campania è assai vicina: è al 37 per cento. 

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