Francesco Pio Maimone ucciso a Mergellina, due ragazze ​hanno aiutato il killer a fuggire

Francesco Pio Valda ripreso dalle telecamere del Comune mentre sale su una 500: braccio teso, impugna ancora l'arma

Il luogo dell'omicidio
Il luogo dell'omicidio
di Leandro Del Gaudio
Venerdì 14 Aprile 2023, 23:00 - Ultimo agg. 15 Aprile, 19:00
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Lo hanno aspettato e lo hanno accudito. Poi lo hanno accompagnato a casa, anzi, all’interno del covo dove probabilmente ha tentato di cancellare ogni traccia di quanto accaduto a Mergellina. A scortare e ad accudire Francesco Pio Valda, presunto assassino dell’incolpevole Francesco Pio Maimone, la notte del 20 marzo scorso, c’erano due giovani donne. Due ragazze, che facevano parte del gruppo di soggetti legati alla (mala)periferia orientale di Napoli e che hanno sostenuto il presunto killer nella fase più difficile della notte di Mergellina: nelle ore culminate - secondo la Procura - nella scomparsa dell’arma e nel falò delle scarpe griffate, quelle, per intenderci, che hanno provocato la lite poi sfociata nei colpi di pistola che hanno ucciso un ragazzo di 18 anni.

Sono questi i particolari che emergono dall’inchiesta sull’omicidio di Francesco Pio Maimone, nel corso delle indagini condotte dalla Procura di Napoli. E sono stati proprio i pm della Dda Antonella Fratello e Claudio Onorati, che seguono il caso sotto il coordinamento della procuratrice Rosa Volpe, a puntare l’indice contro la rete di protezioni assicurata al presunto assassino. Si parte da un video, che immortala Francesco Pio Valda negli istanti immediatamente successivi il delitto di Maimone: ha una andatura strana, sembra di capire, cammina con un braccio teso lungo il corpo, come se «impugnasse un’arma». 

Gli inquirenti usano l’avverbio «presumibilmente», per far notare la sensazione che si ricava dalle immagini ricavate da un video, dal quale però non si comprende se realmente Valda si sbarazza dell’arma e in quale punto preciso.

Proprio seguendo le immagini, infatti, si intravedono altri possibili retroscena della fuga del presunto assassino, a proposito della rete di protezione che sarebbe stata calata attorno al ventenne. È il momento della fuga da Mergellina, quando il corpo di Francesco Pio Maimone è già riverso a terra e qualcuno chiama l’ambulanza nel disperato tentativo di salvargli la vita. In un video, si assiste alla sagoma del ventenne (che ha sembre il braccio dritto, come se portasse un’arma nei pantaloni), che entra in un’auto, una Fiat Cinquecento. 

Chi c’è nell’abitacolo? Alla guida una ragazza, che ha al suo fianco un’altra giovane donna, che lascia il posto a Valda e va a sedersi dietro. Ma c’è un particolare che non sfugge agli inquirenti: nel cedere il posto al presunto killer, la donna che va a sedersi dietro sembra prendere un oggetto tra le mani. Una consegna. Di cosa? Di un oggetto, anche se non è chiaro di cosa si tratti: potrebbe essere l’arma usata da Valda, nelle fasi della rissa scoppiata per la storia delle scarpe. Due donne, tanti amici, il covo, l’arma sparita. Agli atti ci sono immagini ricavate da una videocamera del Comune, che consentono di mettere a fuoco solo alcune parti del delitto Maimone. Torniamo nei pressi degli chalet. 

Video

Valda, spalleggiato dai suoi amici di Barra (vicini al clan Aprea), litiga con soggetti legati al rione Traiano, dopo aver protestato per una macchia su un paio di scarpe griffate. La lite si sposta in strada, Valda riceve un calcio da un uomo di circa 50 anni, con precedenti penali, che ha di recente lasciato il carcere dopo sette anni di reclusione (per fatti di droga, legato al clan di rione Traiano). A questo punto prova a defilarsi, sta avendo la peggio, quando estrae la pistola ed esplode tre o quattro colpi. Uno di questi raggiunge Francesco Pio Maimone, che ha da poco finito il suo turno di pizzaiolo e sta mangiando delle noccioline al tavolino. È esraneo alla lite e a fatti di camorra, viene colpito da un proiettile vagante esploso da Valda. A questo punto la scena si cristallizza, con la fuga del pistolero che viene soccorso montando in una Fiat Cinquecento con due ragazze all’interno. 

Ma non è finita. Sempre a leggere l’informativa di pg, poche ore dopo, i due gruppi che si erano fronteggiati all’esterno degli chalet vanno avanti con i loro propositi di violenza. Questa volta usano i social. Vengono creati due profili social anonimi, con cui viene imbastita una sorta di sfida: da un lato quelli di rione Traiano, che ribadiscono che «Mergellina è zona rossa per quelli di Barra» e che sono pronti «a tagliare la testa agli avversari»; dall’altro, quelli di Barra, che accettano la sfida e rilanciano: «Dove volete, con le regole vostre, in qualunque momento, pronti alla sfida...». Difeso dal penalista napoletano Antonio Iavarone, Valda è recluso a Secondigliano con l’accusa di omicidio aggravato dai futili motivi e dal metodo mafioso. Ora è caccia aperta sui complici che avrebbero fatto sparire l’arma del delitto. 

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