Giornata nazionale della memoria e dell'impegno, la marcia di Napoli

Giornata nazionale della memoria e dell'impegno, la marcia di Napoli
di Alessio Liberini
Lunedì 21 Marzo 2022, 09:57 - Ultimo agg. 22 Marzo, 15:32
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«Mio figlio a casa non tornerà più. Il mio dolore lo urlerò sempre, l’ho giurato a mio figlio. Ho dovuto chiudere un ragazzo di 19 anni in una bara e non lo accetto. Verrò anche sotto al Parlamento se sarà necessario. Se lo Stato la chiama criminalità comune, io li chiamo assassini. Non mi interessa che loro (i sicari di mio figlio ndr ) avevano 16 o 17 anni, mio figlio ne aveva 19. Non uccide solo la mafia e la camorra, uccide l’ignoranza. Loro crescono con questa mentalità, mi dispiace se urlo, ma sto urlando il mio dolore». Ha gli occhi ancora gonfi di lacrime, mentre fatica a mantenere la commozione. Nel volto di Natascia Lipari (la madre di Simone Frascogna - il 19enne ucciso nella sua Casalnuovo il 3 novembre 2020, a seguito di un banale litigio tra giovanissimi) c’è la rabbia e la sofferenza di tutta quella parte del Paese che, ancora oggi, chiede giustizia e ribadisce il proprio “No a tutte le forme di mafia”. «Io non ci sto, combatterò per chiedere giustizia, lo devo a mio figlio», grida nel pieno delle lacrime, la donna mentre è intenta a “placcare” il presidente della Camera, Roberto Fico, che con tatto e garbatezza si ferma per ascoltarla. 

Natascia è solo una delle tante donne e uomini che questa mattina sono scesi in piazza, in tutta Italia, per ribadire con forza il proprio no ad ogni forma di camorra: in occasione della 27esima giornata della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. Un evento, promosso da Libera e Avviso pubblico, in collaborazione con la Rai e con il patrocinio del Comune di Napoli, della Regione Campania e della Fondazione Polis, che ha visto questa mattina la sua manifestazione nazionale svolgersi proprio nel capoluogo campano. Dove sono giunti, da tutto il Paese, circa 20mila manifestanti, 100mila per gli organizzatori. 

Tutto è partito, intorno alle 9, da piazza Garibaldi. Dove, alla presenza dei familiari delle vittime innocenti, studenti, scout, sindacati, lavoratori, istituzioni, ed associazioni di tutta Italia, ha avuto il via la grandissima marcia anti camorra che, per colpa del Covid, mancava in città da due anni.

Tante le bandiere colorate di Libera che i manifestanti hanno sventolato, fianco a fianco, a quelle della pace, mentre un enorme lenzuolo, di 20 metri per 10, con i colori dell’arcobaleno ha occupato buona parte del corso Umberto, precedendo i gonfaloni portati in piazza da tantissime rappresentanze dei comuni di tutta la Regione. 

Terra mia. Coltura|Cultura” è lo slogan scelto da Libera, per la giornata di quest’anno, che campeggia su uno striscione ad inizio corteo, sulle note dell’indimenticabile e malinconico brano dell’immenso Pino Daniele. Subito dopo, il manifesto, si scorgono i volti e gli occhi dei familiari delle vittime innocenti di tutte le mafie che portano con sé le fotografie dei propri cari scomparsi per mano della criminalità organizzata. «Napoli – ha gridato dal megafono un organizzatore dell’evento – è una città che accoglie la memoria dei loro cari e si fa carico di questa memoria che continua a camminare per costruire, ogni giorno, percorsi di impegno, di responsabilità e di giustizia sociale per tutti e per tutte». 

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«Siamo qua in piazza non per gridare – racconta Enrico Colonna, il padre di Ciro Colonna – vittima innocente di camorra ucciso, a soli 19 anni, perché si era fermato a giocare a biliardino nel circoletto del suo rione, il lotto zero di Ponticelli – noi non cerchiamo vendetta, cerchiamo giustizia». «Voglio ringraziare Libera – ha detto, invece, Francesco D'Uva, Questore della Camera dei deputati, nonché nipote dell'avvocato Nino D'Uva, penalista siciliano ucciso dalla mafia il 6 maggio 1986, proprio mentre si svolgeva la celebrazione del maxiprocesso di Messina – che porta avanti, da tantissimo tempo, quest’ impegno. È una giornata importante anche perché non sempre si da la memoria a chi è stato portato via dalla violenza mafiosa».  

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Nel mentre, a suon di canzoni e slogan antimafia, il lunghissimo e coloratissimo corteo è giunto in piazza Municipio dove si sono aggregati, alla marcia, il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, il presidente della Camera, Roberto Fico e l’ex premier, oggi capo politico del movimento 5 stelle, Giuseppe Conte. «Importante ricordare e mantenere alta l'attenzione sulle persone che hanno sacrificato la propria vita in questa lotta», ha spiegato l’ex premier Conte. Mentre il presidente della Camera ha evidenziato la grandissima partecipazione dei giovani studenti che oggi, in massa, hanno preso parte alla marcia: «Questo è un segnale fondamentale», ha sottolineato Fico, precisando che «la mafia, la criminalità organizzata, le camorre dobbiamo metterle al centro sempre dell'agenda politica fin quando questo fenomeno non sarà sconfitto e dobbiamo investire soprattutto sui giovani». «La città vuole voltare sempre pagina, guardare oltre mettendo sempre al centro la legalità», ha chiosato il primo cittadino partenopeo, Manfredi. 

 

Da qui, da piazza Municipio, l’enorme corteo è arrivato al Plebiscito dove sono stati letti, come ogni anno avviene nel primo giorno di primavera da ben 27 anni, tutti i nomi – 1055 – delle vittime innocenti di mafia. Prima però è stato ascoltato un messaggio di apertura, inviato alla piazza dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Dal momento che anche lui è un familiare di una vittima innocente di mafia, il fratello Piersanti Mattarella, ucciso a Palermo il 6 gennaio 1980. «Combattere le mafie – ha scritto il capo dello Stato nel suo messaggio – significa adempiere alla promessa di libertà su cui si fonda la vita della Repubblica e che la criminalità organizzata tenta, in ogni modo, di calpestare e opprimere».  Al momento della lettura dei nomi, svolta a scaglioni dalle realtà che rappresentavano la piazza, non sono mancati numerosi momenti toccanti. Dall’arcivescovo, don Mimmo Battaglia, che ha letto il nome di don Giuseppe Diana, alla lettura svolta da don Maurizio Patriciello, recentemente vittima di un vile attacco alla sua parrocchia del Parco Verde di Caivano, fino ai rappresentanti sindacali che hanno letto i nomi dei lavoratori e degli imprenditori uccisi dalle mafie. Mentre una piazza, commossa, ascoltava attentamente quei nomi che con sé portano storie di sofferenza ma anche e soprattutto di resistenza per chi si batte, ancora oggi quotidianamente, contro tutte le mafie. «È una memoria che non si esaurisce con il 21 marzo, tutti i giorni abbiamo una responsabilità e un impegno: non ingabbiare la memoria del passato, ma farla vivere nel presente e trasmetterla alle nuove generazioni»ha spiegato dal palco il fondatore di Libera, don Luigi Ciotti. Oggi difatti, non sbocciano solo i fiori della primavera ma anche un fortissimo monito per un impegno costante e duraturo nel tempo al fine di contrastare il più grande male del nostro Paese. 

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