Giovanbattista Cutolo medaglia d'oro al valor civile, la mamma Daniela Di Maggio: «Ora pugno di ferro»

«Troppo garantismo e troppa impunità: questi delinquenti sanno che alla fine non gli succederà niente»

Daniela Di Maggio con Mara Venier
Daniela Di Maggio con Mara Venier
di Maria Chiara Aulisio
Venerdì 1 Dicembre 2023, 07:05 - Ultimo agg. 16:00
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«Sono scoraggiata, scoraggiata e avvilita. La morte di mio figlio non sarà servita a nulla se la legge non cambierà al più presto. L'episodio dell'altra notte in Galleria è solo una conferma: ancora un accoltellamento, ancora un ragazzino ferito che solo per miracolo non ha fatto la fine di Giogiò».

Daniela Di Maggio questa mattina sarà in prefettura per ricevere dal ministro Piantedosi la medaglia d'oro al valor civile alla memoria. Un altro riconoscimento, un modo per non dimenticare il sacrificio di Giovanbattista Cutolo, ucciso a colpi di pistola da un minorenne all'alba del 31 agosto in piazza Municipio.

Una sola colpa: trovarsi al posto sbagliato nel momento sbagliato.

Che cosa dirà al ministro?
«Né più né meno di ciò che ho detto al procuratore Gratteri durante il nostro incontro: cambiate le norme. Le baby gang - e chiamarle così è già un errore visto che si tratta di criminali incalliti - stanno diventando una bomba a orologeria destinata a esplodere».

Ha parlato più volte di eccessivo garantismo da parte della magistratura.
«E non esito a ribadirlo. Troppo garantismo e troppa impunità. Questi delinquenti pensano di poter fare tutto perché sanno che alla fine non gli succederà niente. L'errore è considerare ancora baby teppisti in piena regola destinati solo a peggiorare».

Questo sarà il primo Natale senza Giogió.
«A volte mi sembra di impazzire e forse lo sono davvero. Mio figlio non c'è più, per quel che mi riguarda oggi nulla ha senso, figuriamoci il Natale, un momento fatto apposta per stare insieme».

Ha detto che le baby gang rappresentano una bomba sociale pronta a esplodere da un momento all'altro.
«É così. Ora non voglio fare tragiche previsioni ma quello che è accaduto a Giambattista purtroppo succederà di nuovo. La città è invasa da bande di ragazzini armati, violenti, pieni di alcol e droga che escono con l'unico scopo di accanirsi su qualcuno: le loro vittime preferite sono i bravi ragazzi».

I dati parlano chiaro: il consumo di alcol e droga è in netto aumento proprio tra i minori.
«E mi permetto di aggiungere con la complicità di chi non rispetta le regole e vende cicchetti a un euro. Dai Quartieri spagnoli al centro storico i gestori dei locali se ne fregano».

Problema di controllo?
«Certo anche quello. È chiaro che una maggiore sorveglianza potrebbe ridimensionare il fenomeno: a parte chi si ubriaca e si droga e poi tira fuori coltelli, pistole e tirapugni, c'è un mondo di adolescenti al quale per legge l'alcol non dovrebbe essere venduto».

Questa mattina riceverà un altro riconoscimento nel nome di suo figlio. Il ministro dell'Interno le consegnerà una medaglia d'oro al valor civile.
«Non può che farmi piacere, ovviamente ma nessuno potrà mai restituirmi Giogiò. Mi fa una gran rabbia pensare che chi me lo ha portato era già stato accusato di tentato omicidio quando aveva solo quattordici anni. Ecco perché chiedo una legge che sia meno garantista, e più severa, nei confronti dei minorenni che delinquono».

Ha recentemente incontrato il procuratore di Napoli. Ne ha parlato anche con lui?
«Non avrei mai perso un'occasione del genere, gli ho espresso il mio pensiero con chiarezza, credo di essere stata anche piuttosto dura. Ormai parlo senza freni, vi assicuro che non ho più niente da perdere».

In che senso è stata piuttosto dura?
«In poche parole gli ho detto che fino a quando tragedie come la mia non coinvolgeranno chi conta e ha il potere di decidere, nulla è destinato a cambiare. Perdere un figlio con tre colpi di pistola sparati al petto ti impone di ribellarti e pretendere giustizia. Ecco perché chiedo una riforma della giustizia minorile con l'abbassamento dell'età imputabile e la certezza della pena per chi commette reati particolarmente gravi».

L'ha più volte definita una legge esemplare.
«Si, serve riforma seria perché un sedicenne che spara a sangue freddo, da killer, va giudicato come un adulto. Il ragazzino, al mio paese, è quello che va al parco in bicicletta o a mangiare una pizza con i compagni di scuola. Lo ripeto per l'ennesima volta: chi ha ucciso mio figlio deve essere processato come un adulto, il suo è stato un crimine efferato che va pagato senza sconti». 

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