Green pass nelle mense, c'è chi dice no: «Pranzeremo in strada»

Green pass nelle mense, c'è chi dice no: «Pranzeremo in strada»
di Gennaro Di Biase
Domenica 29 Agosto 2021, 09:00
4 Minuti di Lettura

«Si mangia dove si può: di nascosto in reparto, all'esterno - racconta Giovanni Giovine, operaio e sindacalista Usb - Siamo in tanti a essere esclusi dalla mensa, e in tante aziende. Questa situazione va chiarita dalle autorità». Sono in subbuglio le fabbriche di Napoli e dintorni, per il nodo Green pass a pranzo. Settembre si avvicina, e già nella settimana appena passata sono andati in scena «pranzi segreti» o «pic nic» organizzati su tappeti per i lavoratori senza Green pass. All'origine c'è il nuovo regolamento pubblicato online dal Governo che impone l'obbligo di certificato verde anche nelle mense aziendali. 

Si mettono le nuove regole nero su bianco, nelle fabbriche partenopee e dell'hinterland, riguardo al nodo mense e Green pass. Una delle prime a muoversi è stata Hitachi, nella sede di via Argine. «In ottemperanza a quanto recentemente formalizzato dal Governo - scrive l'azienda ai dipendenti - a partire dal 30 agosto, per l'accesso all'interno dei nostri locali mensa sarà necessario essere in possesso del Green pass.

Come previsto dalla normativa, la verifica sarà effettuata attraverso apposita app ministeriale dal personale della società cui è affidata la gestione delle nostre mense. Coloro i quali saranno sprovvisti del green pass, potranno ritirare il pasto alternativo da consumarsi in apposite aree esterne appositamente allestite». La società ha dunque trovato una soluzione, cui segue il commento del sindacato: «Domani i vaccinati saranno messi sulla linea b, la fila che può entrare in mensa - dice Raffaele Antico, dipendente di Hitachi e Rsu dell'Usb - Ma chi non ha il vaccino mangerà sotto un ombrellone: è una discriminazione, anche se arriva dal Governo e non dall'azienda. La mensa di via Argine è ammodernata con plexiglass e vetrate. Prima dei Green pass mangiavamo in turni separati. Senza contare che noi dipendenti lavoriamo tutti assieme». Ombrelloni, tappeti, gazebo. Da Pomigliano a Napoli Est, da Aversa a Marcianise. Sono tanti i luoghi in cui gli operai sprovvisti di certificato mense si ritroveranno a consumare i pasti. Anche a terra, come avvenuto all'esterno di una sede Ikea nel piacentino. Da un lato le aziende, che si appellano al rispetto delle regole imposte dal Governo. Dall'altro i lavoratori, che si richiamano al diritto nello statuto alla privacy sanitaria. Nel mezzo una serie di paradossi, comprese le gesta dei furbetti del certificato verde. «Ci sono lavoratori che entrano in mensa con le fotocopie dei Green pass di amici o parenti», confidano alcuni operai. 

Video

E non è tutto: «Anche sui controlli la situazione lascia a desiderare - prosegue Giovine, sindacalista Usb e dipendente di Alenia a Nola - Ci sono addetti alla mensa sprovvisti di Green pass, visto che non è obbligatorio, ma che controllano i dipendenti con una app sul telefono». Per la serie: nessuno controlla i controllori. Sarà un autunno rovente, in questo senso: ritrovarsi al cospetto di controllori di Green pass sprovvisti di certificato verde è già un paradosso possibile anche al ristorante o al bar, dal momento che non c'è obbligo di vaccino. Lo stesso controsenso, a breve, sarà riscontrabile sui mezzi pubblici, all'università o in una biblioteca. «Abbiamo organizzato un pic nic, per sollevare la questione degli esclusi dalla mensa - conclude Giovine - Abbiamo piazzato un tappeto esterno a terra per pranzo. L'azienda, comunque, ha annunciato che ci verrà incontro. Ma il problema parte dal Governo, le cui regole violano il diritto alla privacy sanitaria previsto nello statuto dei lavoratori». 

© RIPRODUZIONE RISERVATA