Napoli, il ministro Urso nell’ex Whirlpool: «Modello di sviluppo per il Mezzogiorno»

Il ministro Urso nell'ex Whirlpool
Il ministro Urso nell'ex Whirlpool
di Alessio Liberini
Venerdì 29 Settembre 2023, 19:51 - Ultimo agg. 30 Settembre, 07:23
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I volti distesi degli operai assiepati all’ingresso dei cancelli con i propri figli rendono già da soli l’importanza della giornata. Dopo quattro lunghi anni di vertenza, tra i metalmeccanici le ansie incominciano a far spazio all’entusiasmo e all’incredulità di essere riusciti a ribaltare le sorti di un destino che sembrava già segnato.

Tanti di loro non attraversavano i tornelli dello stabilimento di via Argine da quel lontano 31 ottobre del 2020, l’ultimo giorno di produzione con gli americani di Whirlpool. Una vita fa nel lungo calendario di lotta dei lavoratori napoletani che oggi, 29 settembre 2023, segna un passo decisivo verso un nuovo futuro per le tute blu di Ponticelli e per l’intera area orientale del capoluogo campano.   

Stamattina anche il cielo su Napoli est sembrava sorridere insieme ai presenti con i raggi del sole intenti ad affacciarsi in quei capannoni dove tra circa «18 mesi» si fabbricheranno innovativi panelli fotovoltaici. Dopo l’acquisizione dello stabilimento da parte del gruppo Tea Tek, avvenuta la scorsa primavera insieme con il lancio del progetto “Italian Green Factory”, finalmente a via Argine si comincia a vedere la luce in fondo al tunnel.

E per la prima volta, dall’inizio della vertenza partita nel 2019, si inizia a parlare di futuro alla presenza del titolare del dicastero delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso: il primo ministro a visitare il sito industriale dopo oltre mille giorni di battaglie sindacali.

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«È la volta buona per Napoli e per il Meridione – dice il ministro del Mimit - Qui emerge un caso di successo che io penso debba diventare un modello. Innanzitutto perché è un'impresa che opererà nel settore a più alta innovazione, quello della tecnologia green, e poi perché è un'impresa del territorio, un'impresa che riassume tutti gli occupati».

«Questo successo - ha proseguito Urso - è dovuto al fatto che il sistema Italia, il governo, la Regione, gli enti locali, le società come Invitalia e, certamente, le imprese e i lavoratori, hanno lavorato insieme, come deve fare un sistema Paese. Insieme, senza differenze, con l'obiettivo di dimostrare che si può fare impresa nel Mezzogiorno e dare un futuro a coloro che sono in cassa integrazione».

Da simbolo di una crisi senza prospettive, la reindustrializzazione dell’ex Whirlpool rappresenta oggi un modello di successo collettivo. Figlio delle sinergie messe in essere tra tutti gli attori interessati in questi lunghi mesi di vertenza. Lo dimostra il sentito quanto spontaneo applauso che i lavoratori dedicano al prefetto di Napoli, Claudio Palomba, al suo arrivo in fabbrica. Perché se oggi si può finalmente parlare di futuro una buona fetta di merito è sicuramente anche sua.

«È stato un lavoro di squadra complesso che ci sta portando a risultati estremamente positivi – osserva il prefetto Palomba – sono soddisfatto che 312 persone possano riprendere a produrre riportando serenità tra le loro famiglie: in una realtà come Napoli l’impegno delle istituzioni per la risoluzione di una crisi sul tema della disoccupazione si lega con forza anche al tema della sicurezza ed abbiamo lavorato tutti tantissimo per la conclusione di questa vertenza».

La stessa visita odierna del ministro Urso sancisce difatti la fine della vertenza così come l’abbiamo conosciuta in questi anni, ufficializzando il graduale assorbimento di tutti e 312 operai nella nuova società green già dal prossimo 31 ottobre, l’ultimo mese di copertura della Naspi per i metalmeccanici.

Parallelamente, per supportare al meglio azienda e tute blu nella fase di ristrutturazione del sito che durerà circa due anni, i lavoratori potranno godere di una estensione, prevista dal decreto sugli asset strategici, degli ammortizzatori sociali. Solo ieri infatti a Roma il Senato ha approvato un emendamento redatto ad hoc (presentato prima alla Camera nelle scorse settimane) che tende la mano a società e dipendenti con la creazione di una cassa integrazione valida «fino a quando la reindustrializzazione non porterà tutti i lavoratori nel sito».

«Il Parlamento ha mantenuto gli impegni – fa sapere il ceo di Tea Tek, Felice Granisso - per supportare i lavoratori fino all'assunzione e ci darà il tempo di completare gli investimenti che dureranno 18/24 mesi. Completato l'investimento daremo alla città di Napoli una fabbrica bella, green, che sarà la prima fabbrica 5.0 di Napoli».

Intanto, in attesa della bonifica dei 30mila metri quadri dell’impianto di via Argine, l’azienda non resta con le mani in mano annunciando per il prossimo febbraio 2024 l’attivazione di una seconda linea di produzione di power skid (cabine di trasformazione) nella sua sede di Acerra «che ci consentirà di assorbire una prima parte di lavoratori riducendo così anche l'impatto del costo degli ammortizzatori sociali» chiarisce Granisso.

Sugli investimenti previsti per il rilancio del sito produttivo della periferia orientale - dove si opererà su tre fronti: la produzione di componenti metalliche per la realizzazione di inseguitori solari, la produzione di power skid e la creazione di un laboratorio di ricerca sulle tecnologie rinnovabili – «si discuterà il prossimo 4 ottobre con Invitalia».

«Ci sono tutti i requisiti normativi affinché l'Agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo d'impresa ci possa supportare a trecentosessanta gradi – conclude Granisso – poi insieme ai nostri sostenitori come Intesa SanPaolo dovremmo trovare quali sono gli strumenti migliori per affrontare quest’intervento nel modo più opportuno».

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