Napoli, gli sfollati degli Incurabili ancora sul piede di guerra: «Da lunedì saremo in mezzo alla strada»

Napoli, gli sfollati degli Incurabili ancora sul piede di guerra: «Da lunedì saremo in mezzo alla strada»
di Antonio Folle
Giovedì 23 Maggio 2019, 18:28 - Ultimo agg. 18:59
3 Minuti di Lettura
Non accenna minimamente a sbloccarsi la spinosa vicenda delle 24 famiglie sfollate dopo il crollo che ha coinvolto il complesso degli Incurabili. Dall'incontro che ha visto riuniti stamattina intorno al tavolo delle trattative l'ente regionale, l'Asl, il Comune di Napoli e la Curia partenopea non scaturiscono previsioni rosee per il futuro. In particolare le nubi sembrano addensarsi sul futuro prossimo delle circa 70 persone che da 50 giorni vivono fuori dalle loro abitazioni, sballottate, come hanno denunciato più volte, in alberghi a ore di periferia. Tra le indicazioni venute fuori dal faticoso tavolo di trattativa è venuta fuori con forza la posizione dell'Asl Napoli 1. Il direttore Verdoliva, infatti, avrebbe comunicato ai cittadini che da lunedì 27 non saranno più garantite le sistemazioni alberghiere e che, quindi, le famiglie dovranno cercare in autonomia altre soluzioni abitative. 

«Se ne sono lavati le mani - la rabbia dei cittadini che si sono riuniti pochi minuti fa a pizza Cavour per decidere il da farsi - e ci hanno lasciati al nostro destino. Ci hanno detto che dobbiamo cercarci una casa, ma con i prezzi che ci sono oggi a Napoli è praticamente impossibile trovare un alloggio. Noi - hanno proseguito i cittadini che poche settimane fa si sono costituti in comitato - chiediamo garanzie per il nostro futuro e garanzie per gli oggetti e il mobilio che per forza di cosa dovrà essere spostato». 
 

In realtà il tavolo interforze una soluzione di compromesso l'ha trovata. 100.000 euro annui, questa la somma stanziata per le 24 famiglie sfollate, che saranno ripartiti in base agli indicatori di reddito di ogni singola famiglia. In media 250 euro a famiglia, secondo un primo calcolo fatto dai cittadini. Una somma che gli sfollati giudicano del tutto insufficiente a cercare un alloggio a Napoli. 

«Chi conosce la situazione di Napoli - spiega Laura Bocchetti - sa bene che i fitti sono alle stelle e che le poche abitazioni disponibili sono adibiti all'ospitalità dei turisti. Non possiamo permetterci di passare dai 200 euro mensili che pagavamo prima agli 8-900 euro che si spendono mediamente per un alloggio di piccole dimensioni al centro di Napoli. Noi saremmo anche disposti a cercare una soluzione più distante dal centro - prosegue la portavoce del comitato degli sfollati - ma in ogni caso la somma messa a disposizione non basta a coprire le spese. La cosa che ci lascia più sconcertati è che tutti gli enti che si sono seduti al tavolo di concertazione si sono affrettati a precisare di non avere abitazioni sfitte da poter cedere agli sfollati. Possibile - si chiede Laura Bocchetti - che la Curia, il Comune, la Regione o l'Asl non abbiano un alloggio a Napoli?»

Altro problema è quello delle spese vive da sostenere per il trasloco. Il trasporto della mobilia e l'eventuale deposito dei mobili impossibili da sistemare, infatti, è a carico dell' azienda sanitaria, ma non è stato previsto lo stanziamento di un fondo per i canoni anticipati da corrispondere ai proprietari delle nuove abitazioni - ancora tutte da trovare - , ne tantomeno un fondo per le eventuali cauzioni e per i piccoli lavori di manutenzione necessari quando si entra in possesso di una nuova abitazione. Una problematica che non sembra interessare, almeno stando a quanto denunciano gli sfollati, alle istituzioni. 

A destare le maggiori preoccupazioni sono i tempi stretti, strettissimi. Lunedì 27 le famiglie non avranno più un tetto - sia pure quello di un hotel a ore di periferia - e lunedì 27 avrà luogo una nuova riunione che avrà lo scopo di fare l'ennesimo - e forse inutile - punto della situazione. Una situazione che non si è sbloccata in due mesi e che, in caso di scontro, potrebbe spingere i cittadini ad adottare forme di protesta senz'altro meno pacifiche di quelle messe in piedi fino ad oggi. 
© RIPRODUZIONE RISERVATA