«Abbiamo il cuore a pezzi ma guai a lasciare Napoli, la salvezza è nella cultura»

Coro di no a chi propone il 'fuitevenne'

La chiesa della Maddalena ai Cristallini appena restaurata
La chiesa della Maddalena ai Cristallini appena restaurata
di Mariagiovanna Capone
Domenica 3 Settembre 2023, 09:58 - Ultimo agg. 4 Settembre, 07:09
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Restare o andare via da Napoli? Dopo i fatti di piazza Municipio, è ancora più urgente rispondere a questa domanda che periodicamente ci poniamo di fronte a un avvenimento tragico e violento come un omicidio. Marco Zurzolo conosceva bene Giovanbattista Cutolo, la vittima di piazza Municipio: «Andava a scuola con mia figlia» ammette. «Però non lascio Napoli altrimenti consegniamo le chiavi alla malavita. Penso che certa musica che parla di Rolex, Ferrari e soldi abbia delle responsabilità sui ragazzi, e alimenta valori superficiali che sfociano in violenza». Riferimento che fa anche Gianfranco Gallo. «Ho scritto a Geolier chiedendogli di prendere distanze da suoi vecchi testi. Credo sia importante mostrare altri valori».

E poco dopo il suo post, ecco che Geolier dedica una storia di Instagram a Cutolo. «Non è possibile morire a 24 anni, nella stagione più bella dell'anno, per un parcheggio.

A 16 anni nessuno dovrebbe avere una pistola» scrive il rapper di Secondigliano seguito da un milione 800 mila follower che lancia un messaggio: «È il momento che tutti facciamo il nostro perché i ragazzi cambino, a partire già da cose che possono sembrare piccole e lontane da quello che è successo due giorni fa, ma non è così. Fa tutto parte della stessa mentalità. Ciao Giambattista, non è giusto».

Maurizio de Giovanni è tra i sostenitori più tenaci del restare. «Vivo a Napoli e sono convinto di dover rimanere». Per lo scrittore e presidente del Premio Napoli, che il prossimo anno attiverà progetti con le scuole, però c'è altro su cui dibattere: «Chi ha sparato, usciva con pistola in tasca da quando aveva 13 anni e si era reso già colpevole di un tentato omicidio. È un mondo che esiste. E allora che vogliamo fare? Usare il napalm? Oppure decidiamo di mettere mano con serietà al territorio con welfare, lavoro, industria. Qui c'è abbandono e dispersione scolastica enorme, e ci stupiamo che questi ragazzi non stavano a casa a giocare ma non la pistola in tasca?».

La scuola è stata chiamata in causa più volte. «Non avrei parlato se non avessi sentito le solite cose: investire su un esercito di insegnanti e assistenti sociali Come se un insegnante avesse potuto evitare a un ragazzo di 16 anni di avere un'arma» ammette l'assessore Lucia Fortini. «Credo nell'istruzione e nella cultura, ma oggi servono forze armate a presidio del nostro territorio e il coraggio di intervenire sulle famiglie di camorristi». Daniele Ciniglio è esploso con Italia's Got Talent, dove portò un monologo sulla camorra che commosse il pubblico. «Qualche anno fa ho scritto un pezzo che oggi è ancora tristemente attuale» racconta il comico che ricalca i passaggi di "Vorrei andare via da Napoli. Perché ho paura"».

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Nino D'Angelo è andato via da Napoli per motivi di lavoro ma più di tutti è rimasto legato alla città concretamente: «In questi giorni sento parlare spesso del degrado delle periferie. Credo che per combatterlo non ci vuole un esercito di militari ma di assistenti sociali. Dove non c'è cultura non ci sarà mai giustizia». La cultura è la soluzione anche per l'editore Diego Guida: «È assolutamente necessario restare. Dovremmo fare squadra per costruire un percorso che parte dalla cultura, perché è da qui che nascono opportunità». La pensa così anche Daniele Sanzone degli A67: «Lavoro, scuola, cultura: non riempiamoci solo la bocca ma offriamo contenuti. Scampia è diventata Scampia perché la camorra ha riempito i vuoti lasciati dallo Stato. Io resto a Scampia e urlo: noi da qui non ce ne andiamo. È facile andare via, ma la città in mano alla camorra non la lascio».

Per Ciccio Merolla «è troppo semplice tirarsi fuori e criticare. Meglio restare nella città e cercare di cambiarla, partendo da noi. Sono impegnato nel minorile di Airola, dove a differenza di Nisida ci sono ragazzi con pene pesanti. Ho visto nei loro occhi la speranza del cambiamento. Il vero demone per loro è il branco, se li lasciamo lì, saranno come soldati in guerra». Francesco Emilio Borrelli oltre che dagli scranni del Parlamento lotta la criminalità da quando era adolescente. «Ho vissuto fino al 2004 a Roma poi ho deciso di tornare a Napoli. Credo che oggi i ragazzi sono senza riferimenti sociali e civici. Alla marcia per Giogiò c'erano tante persone, ma se ci fosse stato un incontro di tiktoker avremmo avuto le strade stracolme: su questa mancanza di valori dobbiamo iniziare a lavorare». «Mai andare via. Indignarsi e lasciare la città cosa risolve?» ammette Patrizio Rispo. «Sono stufo della propaganda da campagna elettorale che periodicamente sento. Basta annunci. C'è un degrado di valori, non solo a Napoli, su cui dobbiamo lavorare. Stiamo crescendo ragazzi che non hanno rispetto per la vita. Ma non si risolve scappando, bensì restando. Io sono pronto a questo cambiamento».

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