Poliziotto ucciso a Napoli, è scontro sulle scuse degli imputati

Poliziotto ucciso a Napoli, è scontro sulle scuse degli imputati
di Valentino Di Giacomo
Giovedì 1 Aprile 2021, 11:05 - Ultimo agg. 2 Aprile, 09:31
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«Non avevamo un pezzo di pane per i nostri figli, siamo usciti alle 3 di notte quando non c'è nessuno in strada. Lo abbiamo fatto di certo per commettere reati, ma non volevamo uccidere nessuno e per questo chiediamo scusa alla famiglia». Sono le parole pronunciate ieri in Tribunale da Igor Adzovic, uno degli imputati per l'omicidio del poliziotto Pasquale Apicella, l'agente che perse la vita la notte dello scorso 27 aprile perché la sua volante fu speronata da una banda di malviventi in fuga dopo una rapina. Nell'aula 114 del Palazzo di Giustizia partenopeo ci sono tutti i familiari dell'agente scelto: la madre e la moglie di Apicella sobbalzano dalla sedia nel sentire quelle parole. Come un mantra tutti gli imputati ripetono le stesse frasi di scuse, anche il conducente dell'Audi A6 che speronò la volante della polizia a Calata Capodichino, Fabricio Hadzovic, poi Admir Hadzovic e Igor Adzovic, in videocollegamento dal carcere e accusati di omicidio volontario dell'agente Apicella. Solo del reato di rapina e altri reati minori risponde invece l'altro imputato Renato Adzovic che, al momento dell'impatto, non era a bordo dell'auto. Tutti risiedevano nel campo rom di Giugliano. La sentenza - giudice Lucia La Posta - dovrebbe arrivare entro metà maggio. Ogni volta che gli accusati pronunciavano le loro scuse, la madre di Pasquale Apicella e i parenti stipati nella sala riservata al pubblico avevano un sussulto di rabbia. Anche Giuliana Ghidotti, moglie del poliziotto e madre dei loro due bambini, nel ripercorrere attraverso le parole degli imputati gli ultimi attimi di vita di suo marito, mostra due occhi che forse non hanno più lacrime per raccontare quell'immenso dolore che da quasi un anno ha attanagliato un'intera famiglia. Difesi dall'avvocato Gennaro Razzino, i familiari dell'agente scelto affidano al proprio legale le loro emozioni. «Il pentimento è poco sincero, strumentale soltanto ad un eventuale sconto di pena. In questo momento la mia assistita non può perdonare gli assassini di suo marito perché ci sono due piccoli bambini che piangono e cercano ogni giorno un padre che non rivedranno mai più». Un ulteriore colpo è stato ascoltare dalla voce degli imputati quel «non abbiamo un pezzo di pane per i nostri figli» come se rappresentasse una valida giustificazione per andare ad assaltare un bancomat così come la banda fece quella notte. 

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Intanto Giuliana Ghidotti, 33 anni, durante questo periodo ha deciso di ricalcare le stesse orme di suo marito arruolandosi in polizia. È la testimonianza di legalità che la donna ha scelto di dare ai suoi due figlioletti, la piccola Cataleja e il bimbo che non ha ancora compiuto due anni, Thiago.

In aula i pm Maria Cristina Curatoli e Valentino Battiloro hanno incalzato gli imputati per comprendere le dinamiche dello speronamento. Fabricio Hadzovic, il conducente dell'A6, ha ammesso che guidava a fari spenti e di non aver frenato quando ha visto la volante con a bordo Apicella, ma ha solo sterzato finendo con la vettura sullo spartitraffico di Calata Capodichino. Il Tribunale sarà chiamato a chiarire se gli imputati potranno essere condannati per omicidio volontario.

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