Cede e perde mattoni il Maschio Angioino. Una pietra enorme si è staccata ieri mattina dalla facciata di Castelnuovo, nei pressi della sede dell'Università Parthenope, nel cuore della Napoli turistica. Siamo su via Acton, a pochi passi dal marciapiede di fronte al Beverello. I vacanzieri di passaggio, da queste parti, sono sempre tantissimi. Da qui si arriva in città o ci si imbarca per le isole. O si aspetta il bus verso piazza Vittoria e via Posillipo. La tragedia, in sintesi, è stata decisamente sfiorata. E non è tutto. Dopo i crolli della Galleria Principe nei mesi scorsi, piovono altri calcinacci da un monumento napoletano. Uno dei più prestigiosi e centrali del Mezzogiorno e d'Italia. L'altra fortezza partenopea che guarda il Mediterraneo, Castel dell'Ovo, è chiusa da marzo, in attesa di restyling. Un nuovo danno all'immagine della città. E un pericolo per lavoratori, studenti e turisti. Dal Servizio tecnico patrimonio di Palazzo San Giacomo fanno sapere che potrebbe essere a rischio un altro mattone. I vigili del fuoco non escludono «che il castello, antico, possa aver risentito delle scosse telluriche legate al bradisismo flegreo». Nessuna certezza, per il momento, ma di sicuro «dovranno essere portate avanti ulteriori verifiche sul Maschio Angioino».
Nessun ferito, ma la paura è stata tanta, su via Acton, nella tarda mattinata di ieri, intorno alle 11.
Aspetta lavori esaustivi di manutenzione da troppi anni il Maschio Angioino. Come la Galleria Umberto, del resto. E come la Galleria Principe, malridotta e ancora transennata. A maggio di quest'anno risale infatti la notizia di uno stanziamento di 13 milioni per Castelnuovo, voluto dal ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, per la fortezza affacciata sul porto e sul Municipio: 2,5 milioni, provenienti dai fondi del Pnrr, per rimuovere le barriere architettoniche, 6 per i lavori di restyling e il consolidamento dell'Arco trionfale che celebra la conquista del Regno da parte di Alfonso d'Aragona. Gli altri 4,5 milioni, che rientrano nei finanziamenti europei del Piano di azione e coesione, per completare l'opera di messa in sicurezza e accessibilità del sito ai disabili, a potenziare gli allestimenti per segnalarne la storia. «È importante che le risorse già stanziate vengano spese immediatamente dagli enti attuatori», aveva detto Sangiuliano circa 5 mesi fa.
Le cause del cedimento, per ora, sono ancora da accertare. Ma a spiegare nel dettaglio a Il Mattino l'intervento realizzato ieri è il comandante provinciale dei vigili del fuoco di Napoli, Michele Mazzaro: «Un basalto, una pietra di 20x30 è crollata al suolo da un'altezza imponente - illustra - Si tratta di un elemento del rivestimento esterno: non è stato possibile, per ora, verificare un eventuale ammaloramento del tufo interno». I tecnici hanno invitato a evitare allarmismi, ma Napoli ha tremato, nelle ultime settimane, visti i fenomeni nella zona flegrea. La domanda, quindi, nasce spontanea: c'entra il bradisismo? «Il castello, che è antico, potrebbe aver risentito di qualche movimento tellurico - aggiunge Mazzaro - Non mi sento di escluderlo, anche se non ci sono elementi oggettivi che consentano di accertarlo. Proprio per questo, vanno fatti ulteriori approfondimenti che, in virtù della valenza culturale del monumento, andranno realizzati in accordo con la Sovrintendenza».