Napoli, il futuro passa per Scampia tra telesalute e farmaci hi tech

La visita di Mattarella al polo universitario di Scampia

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella al polo universitario di Scampia
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella al polo universitario di Scampia
di Marilicia Salvia
Martedì 14 Novembre 2023, 07:00 - Ultimo agg. 19:15
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Da Scampia al futuro. Dalla paura, dal degrado, alla fiducia di una storia tutta nuova. Ci mette 30 secondi d'orologio, il presidente della Repubblica, a intuire e rilanciare. Lo fa, Sergio Mattarella, usando parole di grande apprezzamento, consapevole della portata enorme della rivoluzione che la Federico II ha avviato portando qui, nel quartiere napoletano che continua a sopportare il soffocante peso dell'etichetta di Gomorra, il polo delle Professioni sanitarie di cui sono stati inaugurati, ieri mattina, ambulatori e laboratori avvenieristici. Compiaciuto, colpitissimo anche dalla bellezza architettonica della moderna struttura circolare dentro la quale un gioco di vetrate attrae i raggi del tiepido sole di San Martino, Sergio Mattarella sottolinea subito, rispondendo all'introduzione del Rettore Matteo Lorito, «quanto sia importante il segnale che viene trasmesso» e «il ruolo che, al di là dell'immenso valore sanitario e accademico, questa sede universitaria avrà come irradiazione di positività dal punto di vista sociale». È il futuro che si fa vita attraverso il passato, dice a sua volta Lorito: fuori, a rendere più solenne il cortile d'ingresso della Facoltà, la grande testa in bronzo dell'imperatore che fondò la prima università laica d'Europa (realizzata dall'artista napoletano Lello Esposito, con cui all'arrivo Mattarella si trattiene brevemente) «da oggi guarda con i suoi grandi occhi i nostri giovani costruirsi la loro strada - dice il Rettore - e si prepara a comparire, come un compagno di viaggio senza tempo, in chissà quante centinaia di selfie». 

Aperta da un anno, la sede universitaria delle Professioni sanitarie ha finora funzionato nella parte didattica, accogliendo 20 corsi di laurea per un migliaio di studenti che con la loro stessa presenza, nel viavai tra l'edificio e la stazione della metropolitana o nelle pause consumate chiacchierando nei bar, hanno spezzato l'isolamento di un popolo abituato a vivere senza concedersi illusioni, ad arrangiarsi galleggiando, e a volte affondando, nella palude dell'illegalità. A Scampia non si spara più, non si spaccia più come in passato, ma il fuoco cova sotto la cenere dei clan disgregati, costretti dagli arresti e dalla presa decisa dello Stato a cercare altrove nuovi spazi vitali. L'evasione scolastica rimane alta, gli occupanti abusivi, nelle case popolari gestite da Comune e Regione (ma spesso, in concreto, dai boss di camorra), sono ancora numerosi, il degrado imperversa. E le occasioni di lavoro vero, pulito, sano sono ancora troppo poche. Perciò nessuno si meraviglia, quando dal tetto del palazzo di fronte all'Università un gruppo di persone srotola un enorme striscione: «Presidente, che cosa vuole Scampia? Tutto», c'è scritto, in basso la firma del Comitato Vele. Si temono contestazioni, le forze dell'ordine controllano a vista il viale, ma tutto finisce lì. E quando, passata l'una, Mattarella va via, un gruppo di donne attira la sua attenzione: «Presidente, Scampia non è solo Gomorra».

Quello che sta accadendo all'interno del complesso universitario, lo capiscono, è importante e riguarda anche loro. D'altronde lo aveva spiegato subito, il Rettore, quando accogliendo Mattarella ha raccontato del suo incontro con una bambina di sei anni che, all'epoca della costruzione, gli chiese di fare un giro nel cantiere. «Le spiegai che questa scuola era per lei e per i giovani di Scampia e che non è un costoso regalo ma un grande investimento, una grande scommessa che viene fatta su di voi per il bene di tutti noi». 

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«Quelle donne hanno ragione, Scampia non è più solo Gomorra», dirà a sua volta il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, commentando il giro tra i medici al lavoro al quarto piano che ha concluso la visita di Mattarella: con il Capo dello Stato, il Rettore e il sindaco, anche la ministra per l'Università Anna Maria Bernini, il presidente della Regione Vincenzo De Luca, assessori regionali e comunali, i vertici del Policlinico Federico II e delle Asl. La soddisfazione è palpabile: l'apertura di tre ambulatori di pediatria, cardiologia ed endocrinologia consentirà di intercettare i tanti residenti di quest'area disagiata che sfuggono ancora alle cure, per ignoranza, indolenza o paura di dover spendere soldi che non hanno. Si punta a prevenire diabete e malattie della nutrizione, con la struttura affidata alla professoressa Anna Maria Colao con cui Mattarella si sofferma a parlare del preoccupante record di obesità infantile; il docente di cardiologia Giovanni Esposito riferisce dal canto suo che si vuole implementare la telemedicina per monitorare pazienti cronici evitando la pressione sugli ospedali. Il laboratorio coordinato dal professor Leopoldo Angrisani, realizzato con fondi comunali PonMetro, entusiasma letteralmente Mattarella, che prova a toccare gli organi umani attraverso uno schermo. «Gli abbiamo spiegato - dice Angrisani - quanto l'innovazione tecnologica può dare benefici ai tre pilastri della salute, cioè formazione di operatori sanitari e di medici, ricerca applicata e assistenza». Strumenti che consentiranno agli studenti, nativi digitali, di rafforzare abilità capaci di renderli protagonisti della medicina di precisione. Mentre alla Farmatech Academy, già attiva nel plesso, si stanno formando figure sprecializzate nella messa a punto di farmaci con tecnologia RNA. Quella dei vaccini antiCovid e del premio Nobel assegnato quest'anno, ricorda Mattarella. Dal degrado alla fiducia, a Scampia il futuro è presente. 

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