Napoli, protesta sul web: «Aggrediti dal branco, ora basta: rompiamo il silenzio. Denunciamoli tutti» | Video

Napoli, protesta sul web: «Aggrediti dal branco, ora basta: rompiamo il silenzio. Denunciamoli tutti» | Video
di Cristina Autore
Giovedì 14 Maggio 2015, 15:26 - Ultimo agg. 22:10
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«Mi hanno detto di non apparire, di non parlare, di non rischiare e invece è proprio quello che voglio fare. È il silenzio che dà forza a questi malviventi».

Parla così Simone Varriale, il 19enne aggredito e accoltellato sabato notte a piazza del Gesù da una baby gang di dieci ragazzi. Con lui quella sera anche l’amico Mattia E., 17 anni, ancora ricoverato nel reparto di Chirurgia d’urgenza del Loreto Mare, dopo aver subìto la perforazione ad un polmone a seguito delle coltellate ricevute alla schiena. Simone, studente di psicologia al primo anno, è tornato a casa, ma cammina a stento. Sedici i punti di sutura che ha su tutto il corpo a causa dei colpi inflitti a entrambe le cosce, ai glutei e all'addome.

«Non è facile riprendersi dopo un episodio del genere - spiega -, da così tanta violenza gratuita ma grande è l’appoggio e la solidarietà che ho trovato sul web.

Ciò mi stimola ancora di più a reagire e a convincere altri ragazzi a denunciare violenze simili». «Siamo con te, non restiamo in silenzio, denunciamoli tutti», gli hashtag più diffusi in Rete dopo la diffusione sul Mattino online della video testimonianza del giovane, accompagnata dalla notizia pubblicata sul quotidiano. Ma non è tutto.

Tanti i messaggi privati ricevuti sul suo profilo Facebook. «Mi hanno contattato tanti studenti, raccontandomi aggressioni simili mai denunciate prima». Salvatore F. dice di essere stato vittima qualche sabato sera fa di un raid al Vomero che gli è costato lividi, soldi e cellulare. Mentre Alessia S. confida di essere stata derisa e picchiata da un branco di ventenni a Mergellina, senza però aver mai denunciato l'episodio.

«Rischiavo di perdere un occhio, una violenza inaudita, senza motivo. Speriamo che le cose cambino, le masse di criminali si spostano e adesso il Centro Storico non è più sicuro» scrive la ragazza. Stessa sorte anche per la giovane Livia C. aggredita dopo essere stata avvicinata da un bimbo di 7 anni e poi assalita all'improvviso da altri sei adolescenti. «A piazza Quattro Giornate alcuni ragazzi mi chiesero l'accendino. Poi se lo intascarono e iniziarono a provocare: ”Se non ti va bene, ti uccido!”» racconta su Facebook un altro coetaneo ancora.

Tante vittime che ora escono allo scoperto con la voglia di parlare, di reagire, di raccontare. Un escalation di pura violenza che si consuma soprattutto durante il fine settimana a spese dei più deboli. Nel reparto di Chirurgia d'Urgenza del Loreto Mare il 17enne Mattia E., aggredito con Simone sabato scorso, è ancora sotto osservazione dopo l’intervento a cui si è dovuto sottoporre dopo la coltellata che gli ha perforato un polmone. Cammina con difficoltà lungo i corridoi del reparto trasportando il drenaggio.

«Simone e io siamo solo due dei tanti giovani vittime di aggressioni che nascono da futili pretesti e provocazioni – spiega -. Qualche giorno fa è arrivato in reparto un ragazzo straniero con ferite da armi da taglio su tutto il corpo tra cui una profondissima alla gola: poteva morire».

Il copione è sempre lo stesso. In un'altra stanza dell’ospedale, un giovane, che preferisce rimanere anonimo, racconta il motivo del suo ricovero: una coltellata alla gamba ricevuta sabato scorso nella notte a piazza del Plebiscito. «È scoppiata una rissa, io stavo festeggiando il mio compleanno con alcuni amici. Mentre ci allontanavamo, uno di loro mi ha colpito con un coltello alla coscia. Così, senza motivo».

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