Napoli, 26 arresti al Rione Traiano: è caccia al re dei narcos erede di Imperiale

La soddisfazione dal ministro dell'Interno Piantedosi

Il blitz dei carabinieri al Rione Traiano
Il blitz dei carabinieri al Rione Traiano
di Giuseppe Crimaldi
Martedì 19 Settembre 2023, 07:00 - Ultimo agg. 20 Settembre, 07:26
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Al Rione Traiano c'era già chi si fregava le mani, pregustando il grande ritorno dello spaccio, dopo l'assedio dello Stato al Parco Verde di Caivano. Ma i sogni - anche quelli dei camorristi - muoiono sempre all'alba: e alle prime luci di ieri sono comparsi i carabinieri nella roccaforte del clan Sorianiello per eseguire arresti, perquisizioni e sequestri. Colpo al cuore della cosca dell'area occidentale della città che rientra nella sfera di influenza del cartello dell'Alleanza di Secondigliano. 

Eseguita un'ordinanza cautelare a carico di 29 persone indagate a vario titolo per associazione di tipo mafioso, estorsione aggravata dal metodo mafioso, traffico di stupefacenti, detenzione abusiva di arma da fuoco.

Indagini della Direzione distrettuale antimafia partenopea (sostituti Salvatore Prisco e Maria Sepe) confluite in un provvedimento firmato dal gip Leda Rossetti. Sgominata la cosca che aveva come quartier generale via Catone.

Ricostruite, nelle oltre 330 pagine dell'ordinanza, le attività criminali di un gruppo spietato e determinatissimo che poteva contare su una rete di affiliati e su un gruppo di fuoco armato fino ai denti. A proposito di armi: i militari del comando provinciale che ieri hanno metto sotto assedio il Rione Traiano hanno trovato anche l'arsenale del clan. Le armi, oltre a tanta droga, erano custodite nel soppalco di un insospettabile negozio di frutta e verdura, dietro una parete sulla quale spiccavano un crocefisso e l'immagine della Madonna con il Bambino Gesù. Sequestrati 15 chili di sostanza stupefacente, 24 pistole, 14 fucili da guerra, 670 munizioni di vario calibro, silenziatori e giubbotti antiproiettile. L'inchiesta ha consentito di identificare mandanti ed esecutori materiali di un omicidio e di un ferimento, nel maggio del 2020, a Castel Volturno. 

Un affresco nerissimo che descrive lo strapotere criminale di chi oggi gestisce le piazze dello spaccio. Il clan preferiva la cocaina boliviana a quella colombiana, che se opportunamente miscelata garantiva un effetto da “bomba atomica”. In una intercettazione si sente il broker della droga Simone Bartiromo (che dopo l'arresto del narcotrafficante Raffaele Imperiale e del suo braccio destro Bruno Carbone era diventato punto di riferimento per i carichi di polvere bianca destinati alla zona occidentale di Napoli) conversare con il boss Simone Soraniello; i due discutono anche di come tagliare lo stupefacente: «Devi prendere il colombiano (droga proveniente dalla Colombia, ndr) così lo mischio sotto la pressa... si pressa e perde quella puzza di acetone, così non ti brucia il naso. Meglio mischiare il colombiano che il boliviano (droga proveniente dalla Bolivia) senza odore perché mischiandolo fai 850 e 150 così esce la bomba atomica e nessuno si lamenta...».

Il business della droga portava nelle casse del clan un fiume di denaro, che garantiva cospicue mesate agli affiliati. Ma i Sorianiello intascavano anche il pizzo dai commercianti della zona, imponendo la regola della tangente pari al 30 per cento del profitto mensile.

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Soddisfazione per l'esito dell'operazione dal ministro dell'Interno Matteo Piantedosi: «Quotidiane e capillari azioni di contrasto alla criminalità organizzata, un impegno costante per assicurare una sempre maggiore presenza dello Stato nelle aree più difficili del Paese», ha commentato. 

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