L’ufficio ispettivo centrale della Regione chiederà dunque, nelle prossime ore, la documentazione giustificativa del numero di parti cesarei primari (ossia non conseguenti a una complicanza che renderebbe invece, la procedura dovuta, anzi consigliata) alle seguenti strutture private accreditate: la Casa di cura San Paolo di Aversa, l’Ospedale Internazionale di via Tasso a Napoli e la Clinica Sanatrix sempre a Napoli.
Tra le strutture pubbliche da passare al setaccio ci sono l’ospedale di Sessa Aurunca (Asl di Caserta) e il presidio di Battipaglia e di Vallo della Lucania (Salerno). La Campania da almeno quindici anni in coda alla classifica delle regioni nel rapporto percentuale tra nati con parto cesareo e parto naturale. I cesarei in molti casi collocati stabilmente oltre la soglia dell’inaccettabile, del 70 e 80% ma anche sopra il 90%. Percentuali lontane dai livelli consigliati del 25 per cento sul totale delle nascite. Parti chirurgici da riservare a pochi casi selezionati in cui vi sia un rischio per la mamma o una sofferenza fetale e che invece dilagano e si incontrano spesso e volentieri in centri di primo livello, dove si presuppone che vi approdino giovani partorienti con gravidanze fisiologiche.