Napoli, Don Battaglia ordina i vescovi ausiliari: «Episcopato sia un servizio per la comunità, non per la carriera»

Napoli, Don Battaglia ordina i vescovi ausiliari: «Episcopato sia un servizio per la comunità, non per la carriera»
di Giuliana Covella
Domenica 31 Ottobre 2021, 18:44 - Ultimo agg. 22:49
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Saranno «pastori, maestri e sommi sacerdoti del popolo di Dio», che si prenderanno cura «dei poveri, degli esclusi e dei sofferenti». Così l’arcivescovo metropolita di Napoli monsignor Domenico Battaglia ha parlato della funzione e del ruolo che avranno i tre nuovi vescovi ausiliari nominati da Papa Francesco lo scorso 27 settembre (dopo aver accettato le rinunce per raggiunti limiti di età di Lucio Lemmo e Gennaro Acampa). Una solenne celebrazione eucaristica quella presieduta oggi pomeriggio al Duomo dal vescovo Battaglia, alla quale hanno partecipato 4 cardinali, 40 arcivescovi e vescovi, oltre a tanti presbiteri, religiosi e religiose, diaconi, seminaristi e fedeli laici.

I prescelti dal Pontefice come ausiliari dell’arcivescovo di Napoli sono monsignor Gaetano Castello, 64 anni, che è stato preside della sezione San Tommaso della Pontificia facoltà teologica dell'Italia Meridionale dove tuttora insegna Sacra Scrittura; dal 2007 al 2012 vicario episcopale per l'Evangelizzazione e la Catechesi; oltre ad aver ricoperto la carica di delegato episcopale per l'Ecumenismo e il Dialogo Interreligioso e rettore della chiesa della Madonna del Carmine a San Giovanni a Teduccio.

 

Monsignor Michele Autuoro, 55 anni, nato a Procida, è stato tra l’altro direttore dell'Ufficio Missionario Cei e della Fondazione Missio. Infine monsignor Francesco Beneduce, 65 anni, gesuita, di Grumo Nevano e della Diocesi di Aversa, finora è stato rettore del Pontificio Seminario Campano Interregionale di Posillipo.

Forte il messaggio lanciato da Battaglia nel corso della sua omelia.

Un episcopato inteso come «servizio» e non come evoluzione di carriera, quello al centro delle parole del vescovo, che ha parlato di un «momento importante per tutta la nostra Chiesa», sottolineando come l’episcopato sia «non un potere destinato ad accrescere la carriera di chi lo riceve, ma piuttosto un servizio per il bene di tutti, per la crescita e il cammino di tutti». «Non un potentato di cui esporre lo scettro», ha aggiunto. Rivolgendosi poi ai tre nuovi vescovi: «Oggi ricevo in voi i primissimi collaboratori dell’episcopato e i fratelli con cui servire le sorelle e i fratelli che ci sono affidati». Infine l’invito a prendersi cura soprattutto di «coloro di cui nessuno si cura, i piccoli, i poveri, gli esclusi. Non gli invisibili, ma i non veduti», ha concluso.

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