Francesco Pio Maimone ucciso a Mergellina, ecco le immagini che inchiodano il killer

Nella Fiat 500 bianca l’incontro decisivo: «Due ragazze hanno scortato il pistolero»

Un frame dal video
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Leandro Del Gaudiodi Leandro Del Gaudio
Lunedì 30 Ottobre 2023, 23:39 - Ultimo agg. 31 Ottobre, 19:05
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Le immagini parlano chiaro, almeno secondo il giudice che ha firmato sette arresti: si nota in bella evidenza la sagoma di Francesco Pio Valda, che ha da poco consumato - almeno secondo l’accusa - l’omicidio di un suo coetaneo, drammaticamente colpito per errore.

È la notte del 20 marzo scorso, siamo a pochi passi dagli chalet di Mergellina, ecco comparire il presunto killer. Non sembra roso dal rimorso o dalla paura, né affaticato dai sensi di colpa. Alle sue spalle, nei pressi degli chalet di Mergellina, è ancora a terra il corpo di Francesco Pio Maimone, il 18enne pizzaiolo raggiunto da un colpo che secondo l’accusa sarebbe stato esploso da Valda, nel pieno di una zuffa per motivi banali.

Ma torniamo alla scena clou, quella che potrebbe rappresentare la chiave di volta delle indagini a carico del presunto killer di Barra. Sono le due di notte, la telecamera inquadra il presunto passaggio di consegne, come è possibile notare nella fotogallery del Mattino: spunta una Fiat 500 bianca, nella quale viaggiano due ragazze; si avvicina Francesco Pio Valda, che ha nella mano destra un oggetto.

Per gli inquirenti, ma anche per il giudice che ha emesso di recente sette ordini di cattura, non ci sono dubbi: Valda impugna la pistola usata per uccidere uno degli aggressori di rione Traiano, salvo poi colpire per errore il malcapitato pizzaiolo di Pianura, che nulla c’entrava con la rissa scoppiata a Mergellina.

Rivediamo la sequenza: l’arma è nella mano destra, una delle donne in auto fa posto al 19enne, che entra nell’abitacolo e pone l’oggetto sotto il sediolino. Cosa era quell’oggetto? Una pistola, dicono le indagini. Diversa la posizione della difesa dell’indagato, assistito dal penalista Antonio Iavarone. Una scena che consente anche di cristallizzare alcune accuse nei confronti di tutti gli altri esponenti del gruppo di Valda, per il supporto logistico e materiale concesso al camorrista dopo l’omicidio: finiscono ai domiciliari Giuseppina Valda e Alessandra Clemente, rispettivamente sorella e cugina di Francesco Pio Valda; ai domiciliari anche Giuseppina Niglio, nonna del presunto assassino, che avrebbe fornito assistenza al nipote quando ormai i fatti di Mergellina erano noti e la caccia al possibile killer aveva preso la direzione di Barra; in cella, per questa storia, anche Giuseppe Perna, Pasquale Saiz e Rocco Sorrentino, tutti a vario titolo indicati come fiancheggiatori del presunto pistolero. Una vicenda che ora attende la mossa delle difese, rappresentate - tra gli altri - dai penalisti Carlo Ercolino, Onofrio Annunziata, Leopoldo Perone, che puntano a dimostrare l’estraneità dei rispettivi assassini dal delitto. 

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Un processo che ruota attorno alle testimonianze, ma che fa leva anche sulle immagini recuperate dagli uomini della Mobile, sotto la guida del primo dirigente Alfredo Fabbrocini. Al centro di tutto ci sono almeno due sequenze in particolare, che inchioderebbero - nell’ottica dell’accusa - l’indagato numero uno per la morte di Francesco Pio Maimone. Si tratta della scena del litigio, quello sorto tra due gruppi di giovani elementi: qualcuno di rione Traiano avrebbe sporcato le scarpe griffate di Valda, da qui il degenerare del litigio; Valda avrebbe avuto la peggio, tanto da esplodere dei colpi di pistola contro gli aggressori, fino ad uccidere un incolpevole (ed estraneo ai fatti) 19enne che era seduto a decine di metri di distanza con i propri amici. Poi c’è la scena numero due: quella delle ragazze che prelevano Francesco Pio Valda, facendolo montare in auto. Immagini da guardare al rallentatore, fissando lo sguardo su quell’oggetto nero che - nessun dubbio per gli inquirenti - è ancora caldo per i colpi esplosi dalla mano assassina e deve essere fatto sparire al più presto possibile. 

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