Omicidio a San Giovanni a Teduccio, ingegnere ucciso nel parcheggio del supermarket: «Vendetta dopo un rifiuto»

Spunta il movente della ritorsione: Coppola avrebbe detto no al clan Formicola

Salvatore Coppola
Salvatore Coppola
Leandro Del Gaudiodi Leandro Del Gaudio
Giovedì 11 Aprile 2024, 23:00 - Ultimo agg. 13 Aprile, 07:34
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Un no a una cosca di camorra. Un rifiuto al clan Formicola, uno dei clan che infestano da decenni San Giovanni a Teduccio.

È una delle piste battute dalla Procura di Napoli, in relazione all’omicidio di Salvatore Coppola, l’ingegnere ucciso in corso Protopisani lo scorso 12 marzo. 

Due giorni dopo la convalida di Mario De Simone, il 64enne ritenuto responsabile materiale del delitto, le indagini vanno avanti. Si punta a definire un movente, oltre che a inchiodare eventuali complici del presunto killer. Quanto al primo punto, si lavora sugli affari condotti dal professionista ucciso, anche alla luce dei documenti trovati e sulla scorta di una serie di elementi emersi in questo mese di indagini. Agli atti del fascicolo, c’è una pista su cui sono in corso delle verifiche: Coppola potrebbe essere stato ucciso per un rifiuto; per aver detto un no a uno dei clan di San Giovanni a Teduccio. 

Avrebbe negato la sua prestazione, nell’ambito di un affare che faceva gola ad alcuni soggetti in odore di camorra, esponendosi così a una ritorsione.

Inchiesta condotta dai pm Sergio Raimondi, Simona Rossi e Maria Sepe, sotto il coordinamento della ex procuratrice vicaria Rosa Volpe e dello stesso procuratore Nicola Gratteri, si batte la pista degli affari. Due giorni fa, dinanzi al gip Battinieri, De Simone si è avvalso della facoltà di non rispondere. È assistito dall’avvocato Melania Costantino ed è pronto a sostenere la propria estraneità rispetto all’omicidio del professionista napoletano. Decisive le immagini delle telecamere che lo inquadrano nei pressi del luogo in cui è stata rubata l’auto, con cui si sarebbe poi recato a compiere l’omicidio. 

 

Riconosciuto dalla sua sagoma e dalla sua andatura claudicante. Al lavoro gli uomini della Mobile del primo dirigente Giovanni Leuci, si lavora sul movente. Per gli inquirenti, potrebbe aver agito su commissione, in una strategia finalizzata a confondere le acque, per evitare la riconducibilità del delitto al clan Formicola. Stratagemma per evitare eventuali reazioni da parte del clan Mazzarella, con cui - per sua stessa ammissione - l’ingegnere intratteneva rapporti di lavoro. Un giallo per molti versi ancora irrisolto, ora è caccia ai complici.

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