Malato grave ma nessun ospedale lo accoglie: salvato al Cardarelli dopo un'odissea

Malato grave ma nessun ospedale lo accoglie: salvato al Cardarelli dopo un'odissea
di Ettore Mautone
Giovedì 17 Giugno 2021, 08:00 - Ultimo agg. 17:31
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Odissea notturna per un paziente di 42 anni di Castellammare colpito da appendicite acuta e operato di urgenza alle 4 del mattino successivo ma dopo un lungo trasferimento al Cardarelli. Perché non è stato trattato in loco? Per la mancanza di un posto letto in reparto e anche in altri consultati dalla centrale del 118 di Castellammare. In realtà anche al Cardarelli c'era il pienone quella notte con quasi cento pazienti in osservazione e al pronto soccorso e anche al Cardarelli il paziente è stato operato ma poi sistemato su un letto tecnico in mancanza di posti liberi in Chirurgia di urgenza. Barella per barella poteva insomma essere operato anche nel presidio di provenienza. Ma andiamo con ordine. 

Il paziente è da quattro giorni a casa in preda a lancinanti dolori addominali.

La sera di lunedì chiama il 118 che lo trasporta al San Leonardo. Sono circa le 21 quando il medico di turno registra in cartella la situazione clinica rilevata. Il malato aveva praticato il 4 giugno la vaccinazione anticovid e inizialmente aveva pensato che i disturbi fossero correlati col vaccino. Ma era fuori strada. Gli vengono praticati i primi esami di laboratorio e altre le indagini diagnostiche compreso un tampone. Alla Tac addome emerge l'inizio di una peritonite per appendite acuta. Un'infezione che necessità di un intervento urgente per evitare che il quadro si complichi. Manca tuttavia il posto letto in Chirurgia e allora inizia la ricerca, tramite il 118, di una sistemazione migliore. All'1,40 dall'ospedale di Piedimonte Matese giunge il semaforo verde. Il paziente viene stabilizzato e l'ambulanza del 118, che intanto resta bloccata al presidio di Castellammare, si predispone al lungo trasferimento. Alle 3 e mezza di notte tuttavia il medico dell'ospedale di Piedimonte Matese fa marcia indietro. Chiama il collega spiega che è arrivato un sospetto Covid con un'emergenza chirurgica e che non ha più posto. A quel punto l'ambulanza del 118 parte alla volta del Cardarelli senza ulteriori indugi e senza alcun accordo con i sanitari del presidio napoletano. Sono passate le 4 del mattino quando il paziente entra al triage dove viene sottoposto a rapida valutazione e portato in sala operatoria. Operato sta bene ed è salvo anche se si è dovuto accontentare di un letto tecnico in corridoio. Non è l'unico caso: di recente una persona caduta da un albero in provincia di Napoli senza passare per il locale ospedale per una prima valutazione dei danni è stato trasferito direttamente al Cardarelli. Per non parlare di traumi minori al ginocchio che arrivano sempre al Cardarelli, soprattutto di notte, quando il filtro del Cto salta per mancanza di un ortopedico di turno. 

 

Ecco alcuni casi emblematici che spiegano come il Cardarelli diventa un ospedale da 250 accessi al giorno eternamente affollato e pieno di pazienti fino all'orlo. Una correzione di rotta è stata più volte chiesta dal manager Giuseppe Longo in sede di confronto in Regione e una prima mossa per decongestionare la prima linea è stato lo stop ai trasferimenti di pazienti oncologici in urgenza in conseguenza delle terapie antitumorali a cui sono sottoposti. Pazienti che devono essere trasferiti invece negli ospedali presso cui sono in cura (Pascale, Policlinici, Monaldi). Uno scenario in cui l'aiuto che il policlinico collinare dovrebbe dare al Cardarelli ogni giorno per decongestionarne le corsie, con il trasferimento dei casi più stabili, si limita invece a uno o due posti letto in Urologia e poco più. 

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