Napoli zona rossa, il flash mob della mutanda: catena umana di commercianti per la riapertura

Napoli zona rossa, il flash mob della mutanda: catena umana di commercianti per la riapertura
di Paola Marano
Sabato 10 Aprile 2021, 15:06 - Ultimo agg. 11 Aprile, 09:08
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Una catena umana di circa 150 negozianti uniti l’un l’altro da uno slip da donna, indumento intimo divenuto simbolo della protesta degli esercenti negli ultimi giorni. È la provocazione lanciata stamattina a Napoli, nel quartiere Chiaia, da titolari, dipendenti e clienti di attività di abbigliamento, gioielli e calzature che sono scesi in strada a sottolineare la disparità di chiusure tra categorie merceologiche e a chiedere di poter rialzare le saracinesche. «Le mutande non fanno venire il Covid, mentre vestiti, scarpe e gioielli sì», si leggeva su uno dei tanti cartelli esposti dai manifestanti. 

 

La protesta, animata per lo più da donne, è andata in scena lungo i marciapiedi di via Filangieri e via dei Mille, principali vie dello shopping cittadino, e si è conclusa con un applauso quando il cordone umano ha raggiunto l’altezza del museo Pan.

Tante le persone per strada che hanno raccolto l'invito a partecipare in segno di solidarietà o immortalato il flash mob con delle fotografie. 

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«Chiediamo di non essere invisibili – ha spiega Roberta Bacarelli, presidente di Federmoda Confcommercio Napoli - di poter riaprire e riaprire per sempre senza più distinzione di fasce perché non può essere una categoria merceologica a penalizzarci. In questo periodo abbiamo pensato che forse abbiamo sbagliato tutto, che forse avremmo dovuto aprire un negozio di videogiochi, un negozio di intimo, e non di abbigliamento visto che a loro è stata consentita l'apertura mentre noi siamo chiusi con problemi enormi, non solo per noi imprenditori, ma anche per i nostri impiegati che non ricevono la cassa integrazione da novembre. In Campania hanno chiuso 5.000 punti vendita, i commercianti hanno perso dal 40 fino al 60% e se, come nel mio caso, si punta molto sul wedding e sulle cerimonie, una fetta di mercato è stata persa completamente. Impazzisco - ha sottolineato Bacarelli - al pensiero che i videogiochi siano considerati elemento essenziale e noi no». 

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