Napoli, poligono piazza Mercato: sfregiata a colpi di pistola l’installazione artistica

È finita nel mirino la “Chiave di Milot”, quattro fori di proiettile ad altezza uomo

La “Chiave di Milot”
La “Chiave di Milot”
Paolo Barbutodi Paolo Barbuto
Lunedì 5 Giugno 2023, 23:41 - Ultimo agg. 7 Giugno, 18:40
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Quattro colpi di proiettile contro la “Chiave di Milot”, la gigantesca installazione che domina, da tre mesi, piazza Mercato. I segni sul ferro della struttura indicano che gli spari sono stati tutti ad altezza uomo, le prime indicazioni raccolte chiariscono che la vicenda risale a qualche notte fa e non è collegata alla festa per lo scudetto che ha travolto la piazza domenica, fino a notte inoltrata. 

La vicenda, sulla quale indaga la polizia, è avvolta da un alone di mistero perché non c’è stata nessuna segnalazione, nessuna denunzia ufficiale dell’accaduto.

In piena notte qualcuno è andato a sparare al centro di una piazza sulla quale affacciano centinaia di appartamenti, eppure quei violenti rumori non hanno suscitato nessuna reazione, nemmeno una chiamata (comprensibilmente) anonima per lanciare l’allarme. Nulla.

Le primissime analisi, semplicemente visive, dei colpi sparati contro l’installazione artistica, fanno propendere per un assurdo “test” su un’arma della quale non si conoscevano le performance: sembrerebbe, di primo acchito, una prova sulla precisione di tiro. Ovviamente per avere certezze, in caso di utilizzo, di non fallire l’obiettivo. Anche se si tratta di una semplice ipotesi, il solo pensiero risulta comunque agghiacciante: l’idea che nella terza città d’Italia qualcuno possa andare al centro di una piazza ed eseguire un test sulla precisione di un’arma da utilizzare poi in altri contesti, certamente malavitosi e sicuramente concentrati sul tentativo di ferire o uccidere qualcuno è, di per sé, sconvolgente.

Naturalmente non si esclude nemmeno l’ipotesi di una singolare “stesa”, un blitz in un territorio nemico da parte di clan che cercano di attestare il proprio dominio anche in quel luogo. Si tratterebbe, però, di una “stesa” dalle modalità non comuni: portarla a segno al centro di una immensa piazza, senza obiettivi-simbolo nei paraggi, è una modalità irrituale per questo genere di eventi.

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Saranno analizzate anche le scritte che sono comparse sull’immensa superfice di ferro dell’installazione artistica. Ci sono, naturalmente (e drammaticamente), decine di graffiti incisi da ragazzini innamorati con cuori e freccine, tantissimi disegni osceni di quelli che generalmente si trovano nei bagni delle scuole medie (simboli fallici, tentativi maldestri di riprodurre organi femminili), ci sono, però, anche messaggi che appaiono difficilmente comprensibili. Sono scritte che riguardano altri quartieri della città, che offendono altre zone di Napoli rispetto a piazza Mercato, potrebbero in qualche modo rappresentare una risposta al raid a colpi di arma da fuoco portato a segno qualche sera fa. 

Naturalmente l’idea di base è che sia stata utilizzata una pistola, però non essendo stati recuperati bossoli è difficile di primo acchito risalire all’origine dell’arma utilizzata che potrebbe anche essere di altro genere: un fucile o una mitraglietta. Probabilmente l’analisi sulla profondità dei segni lasciati sul ferro dell’installazione, riusciranno a fare definitiva chiarezza anche sul tipo di arma utilizzato.



La struttura che domina piazza Mercato è stata installata a marzo. È la raffigurazione di una immensa chiave realizzata in acciaio Corten, alta dieci metri e lunga venti, che si avvolge su se stessa. Sulla chiave sono incisi i nomi di tutte le nazioni del mondo. Nelle intenzioni dell’autore, l’artista italo-albanese Milot, l’opera è il simbolo della vita stessa, «della rinascita di una società aperta al dialogo e alle potenzialità di tutti, esortando a eliminare barriere, pregiudizi e meccanismi che ostacolano la realizzazione dei desideri». L’idea che divenisse poligono di tiro per la malavita non era compresa nelle intenzioni dell’artista.

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