Napoli, travolto in via Marina: muore chef. Il pirata della strada si dà alla fuga

Napoli, travolto in via Marina: muore chef. Il pirata della strada si dà alla fuga
di ​Leandro Del Gaudio
Venerdì 3 Novembre 2017, 23:00 - Ultimo agg. 4 Novembre, 12:44
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Non ha avuto un attimo di esitazione, ha accelerato ed è scappato. Non ha provato pietà per quel corpo rovinato sull’asfalto, per quell’uomo che aveva speronato mentre era in sella allo scooter. È scappato, un colpo di acceleratore, la fuga a bordo dell’auto, mentre sul ciglio della strada - siamo in via Marina - è rimasto un uomo agonizzante. Cronaca di un delitto stradale, un misto di indifferenza e vigliaccheria. 

Ma torniamo all’incidente. Sono le undici di notte dello scorso 24 ottobre, quando il 57enne Gennaro Mannuzza, apprezzato chef dell’Hotel Vesuvio e dell’Hotel Santa Lucia, sta facendo ritorno nella sua abitazione di Ponticelli, in sella allo scooter. Ha da poco chiuso il turno di notte, ha imboccato via Marina, strada da poco asfaltata, mentre entra nella curva finale della sua vita. Che corrisponde alla nuova rotonda creata nel restyling più lungo ed esasperante d’Italia, quello all’altezza della cosiddetta Stella polare. 

È la strada di sempre, il tragitto di ogni notte per un uomo che torna a casa dopo una giornata di lavoro. È qui che si consuma il dramma: l’incidente tra un’auto e lo scooter in sella al quale viaggia lo chef, il centauro che perde il controllo del mezzo, rovina al suolo dove resta agonizzante. L’autista che lo disarciona scappa via, fa finta di niente. 

Preferisce fuggire piuttosto che provare a salvare la vita di un uomo, prova a farsi inghiottire dalla notte, convinto di rimanere impunito. Manca quasi un’ora alla mezzanotte, di dieci giorni fa. Per molto tempo - anche se non è possibile stabilire per quanto tempo - Gennaro Mannuzza resta a terra, privo di soccorso. Attimi, minuti di disperazione lì sull’asfalto. Eppure, quella strada è sempre trafficata, decine di auto e scooter gli sono passati accanto, hanno notato i segni dell’incidente, con lo scooter catapultato sulla carreggiata, ma nessuno si decide a chiamare gi soccorsi. Solo a notte fonda, qualcuno si muove a pietà e decide di avvisare con una telefonata anonima la polizia municipale. È così che nel cuore della notte, la peggiore delle notizie si abbatte su un nucleo familiare di persone perbene: «Suo marito è in ospedale, è stato investito», diranno alla moglie dello chef. Fatto sta che per nove giorni, la vita di Gennaro Mannuzza resta attaccata a un filo di speranza, mentre i medici tentano l’impossibile per rianimarlo. Due giorni fa, l’epilogo più nero: la morte celebrale, la famiglia dello chef che decide di autorizzare l’espianto degli organi.

 

Lascia una moglie e due figli (il più piccolo ha solo quindici anni). Ma torniamo alla motte dell’incidente. La zona è coperta da telecamere, si riesce a risalire al pirata della strada, che viene denunciato per omissione di soccorso, reato al quale andrà ad aggiungersi in queste ore anche l’omicidio stradale. Chi lo conosceva, oggi racconta che non era uno spericolato, ma uno che in sella allo scooter rispettava le regole della strada e del buon senso. 
Ma sono gli uomini della sezione infortunistica della municipale a dare inizio alle indagini e a chiudere il cerchio. C’è un indagato, al momento è ancora a piede libero. Inchiesta coordinata dal pm Luisanna Figliolia, magistrato oggi in forza al pool sicurezza urbana dell’aggiunto Rosa Volpe, che attende gli esiti dell’informativa di polizia giudiziaria. Difeso dal penalista Michele Bruno, il pirata della strada attende gli esiti delle indagini disposte sul corpo della vittima, ma anche sullo scooter travolto la notte dell’incidente.

Decisive almeno per il momento alcune immagini ricavate da una telecamera che copre la zona, che hanno consentito di risalire al veicolo che ha impattato lo scooter in sella del quale viaggiava lo chef. Convinto di rimanere impunito, il pirata della strada ha deciso di non prestare alcun soccorso, facendo perdere le tracce e ritornando alla vita di sempre. Ora la parola passa ai pm, che attendono gli esiti delle indagini scientifiche e che dovranno rispondere alla richiesta di giustizia di un intero nucleo familiare. Difesi dal penalista Gianfranco Mallardo, moglie e figli chiedono una condanna esemplare contro chi ha preferito scappare piuttosto che soccorrere un uomo agonizzante al suolo. 
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