San Giorgio a Cremano, appalti sospetti
Il pm: a giudizio il sindaco Zinno

San Giorgio a Cremano, appalti sospetti Il pm: a giudizio il sindaco Zinno
di Leandro Del Gaudio
Domenica 30 Ottobre 2016, 09:33 - Ultimo agg. 16:27
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Dall’allestimento delle piante, agli appalti per semafori e arredo urbano, passando anche per alcuni lavori a villa Vannucchi, uno dei gioielli del miglio d’oro. Corruzione, turbativa d’asta, finanche l’ipotesi di associazione per delinquere, secondo quanto emerso dalle indagini a carico di un intero gruppo dirigente di San Giorgio a Cremano, comune alle porte di Napoli un anno e mezzo fa al centro di una sorta di terremoto giudiziario.

C’è una svolta che non è passata inosservata, una mossa che potrebbe incidere non poco sull’assetto politico istituzionale del comune vesuviano: la Procura ha infatti chiesto il rinvio a giudizio di Giorgio Zinno, attuale sindaco di San Giorgio, ma anche per alcuni suoi uomini di fiducia. Appalti, affari sospetti, trame destinate ad essere messe a fuoco da parte di un giudice nel corso di un probabile processo. Le carte sono approdate al gip Nicola Quatrano, che ha fissato la prima udienza preliminare per il prossimo 24 gennaio.

Ma andiamo con ordine, a partire dall’accusa di associazione per delinquere, in riferimento all’esistenza di una sorta di comitato d’affari - è l’ipotesi investigativa - capitanata dall’ex vicesindaco oggi in sella alla giunta comunale locale, sostenuto da una maggioranza Pd. Recentemente salito alla ribalta dell’opinione pubblica per la scelta di convolare a nozze con il proprio compagno, da tutti riconosciuto come primo sindaco dichiaratamente gay in Italia, oggi Giorgio Zinno deve difendersi dalle accuse formulate dal pm Ida Frongillo, magistrato in forza al pool mani pulite del procuratore aggiunto Alfonso D’Avino. Accanto a lui, rispondono di associazione per delinquere Carmine Intoccia (dirigente urbanistica), Raffaele Peluso, Marco Leone, Brigida De Somma (funzionari dei Lavori pubblici), l’imprenditore Luigi D’Alessandro, i coniugi Cira Esposito e Ernesto Ascione, entrambi titolari di una ditta di vivai.


Una vicenda che va raccontata da una premessa: la richiesta di rinvio a giudizio firmata dalla Procura non corrisponde a una sentenza di condanna, ma a un momento di un accertamento di un’ipotesi investigativa nel corso del quale gli imputati potranno fornire la propria versione.
Spiega al mattino l’attuale sindaco Zinno: «Sebbene stupito dalla notizia, essendo estraneo alla vicenda, da uomo delle istituzioni non posso che prendere atto e rispettare l’iniziativa della Procura. Ho enorme fiducia nella magistratura giudicante che nel valutare i fatti di questa vicenda ha già evidenziato la mancanza di elementi indiziari. Già il gip aveva escluso l’ipotesi di una mia partecipazione al fatto criminoso sottolineando che le uniche indicazioni registrate, in merito al progetto della illuminazione pubblica, appaiono “evidentemente orientate all’ottenimento di un risparmio di spesa” per il comune che mi onoro di amminisitrare. Spero si riesca a chiarire la vicenda in tempi ragionevolmente brevi».

 
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