Nave ong Sea Eye 4 a Napoli, liberi due scafisti su tre: «Accuse poco lineari»

Resta in carcere Mohamed Bah, gambiano classe 1973 riconosciuto dai due testimoni come il responsabile della traversata

La nave ong Sea eye 4 a Napoli
La nave ong Sea eye 4 a Napoli
di Leandro Del Gaudio
Sabato 11 Febbraio 2023, 11:00 - Ultimo agg. 18:54
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Solo per uno dei tre indagati le testimonianze sono state ritenute pienamente convergenti. Per gli altri due, il riconoscimento operato dalle parti offese è stato considerato non privo di incertezza e di contraddizioni. Uno scenario che ha spinto il gip del Tribunale di Napoli a ribaltare quasi integralmente le conclusioni definite dagli inquirenti, sulla scorta di quanto emerso subito dopo i primi soccorsi, al porto di Napoli. Immigrazione clandestina, il gip convalida uno dei tre fermi a carico dei soggetti indicati come scafisti responsabili di aver traghettato oltre cento persone nelle acque italiane. In due vengono scarcerati e assicurati a una centro di accoglienza (dove non avranno alcun vincolo di sorta), mentre per un terzo soggetto le accuse raccolte dagli inquirenti - tra testimonianze di due presunte parti offese e riscontri ricavati dai cellulari - la valutazione è stata differente: su di lui, gli elementi raccolti sono stati ritenuti convincenti, al punto tale da spingere il gip a convalidare il fermo e a firmare un ordine di arresto in carcere. 

 

È il primo giro di boa di una inchiesta che ha fatto registrare una svolta lunedì scorso: erano da poco passate le 13, quando sul molo 21 del Porto di Napoli è arrivata la Sea Eye 4, approdata dopo giorni di navigazione a rischio, segnata dal cattivo tempo e dalle condizioni di salute critiche di alcuni passeggeri a bordo. Non è un caso, che vengono rinvenuti i corpi di due persone (quelli di un uomo e una donna) probabilmente decedute durante la traversata. Una vicenda sulla quale i pm napoletani riescono a mettere a segno una serie di atti istruttori, nel corso di una notte - quella tra lunedì e martedì notte - segnata anche dall'esigenza di apportare le prime cure a oltre cento passeggeri. Inchiesta condotta dai pm Barbara Aprea e Roberta Simeone, sotto il coordinamento del procuratore aggiunto Raffaello Falcone, si va avanti negli approfondimenti. Scrive il gip Maria Luisa Miranda, a proposito dell'unico soggetto rimasto in cella: «Per lui, le dichiarazioni dei due testimoni sono risultate convergenti, c'è il rischio che - se lasciato libero - possa darsi alla fuga». Parliamo di Mohamed Bah, nato in Gambia, classe 1973, che è stato riconosciuto dai due testimoni come il responsabile della traversata a bordo di una delle due imbarcazioni finita in panne a pochi chilometri dalla costa e soccorsa dalla Sea Eye 4.

Difeso dal penalista Luciano Fabozzi, ora l'immigrato avrà la possibilità di fare ricorso al Riesame, per ottenere la revoca della misura cautelare.

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Ma restiamo all'inchiesta. Due testimoni agli atti: uno è originario del Sudan, l'altro dell'Egitto. Entrambi si sono mossi diversi mesi prima, dai rispettivi paesi, per approdare in Libia, il centro di smistamento della immigrazione clandestina. Secondo la ricostruzione accusatoria, almeno tre soggetti avrebbero contribuito a trasportare oltre cento passeggeri, concorrendo a consumare il reato di immigrazione clandestina. Ma non è finita. L'inchiesta va avanti, anche dopo lo stop parziale del gip, facendo leva su nuovi elementi. Testimonianze a parte, si ragiona anche su quanto potrebbe emergere nelle prossime ore. Il riferimento è all'autopsia sui due cadaveri rinvenuti a Napoli. Si punta a capire se ci sono stati momenti di violenza, che potrebbero ovviamente aggravare il quadro investigativo finora a disposizione. Ed è proprio in questo scenario, che la Procura di Napoli sta battendo un'altra ipotesi investigativa: gli inquirenti potrebbero infatti battere la pista della morte come conseguenza di altro reato, ovviamente a carico di tutti i soggetti che dovessero risultare responsabili della traduzione di oltre cento passeggeri dal porto libico allo scalo napoletano. 

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