Nicola Rullo arrestato in Spagna: la lussuosa vita del boss che sfidò i vecchi clan

Il ras del clan Contini stanato ad Alicante dopo mesi di latitanza

L'arresto del boss di camorra Nicola Rullo
L'arresto del boss di camorra Nicola Rullo
di Luigi Sabino
Martedì 2 Gennaio 2024, 07:05 - Ultimo agg. 18:03
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Non è un arresto qualunque quello di Nicola Rullo, il ras del clan Contini acciuffato dai carabinieri di Napoli in Spagna dopo mesi di latitanza. La sua cattura, infatti, rappresenta un colpo durissimo non soltanto per la cosca del Vasto ma per l'intera Alleanza di Secondigliano di cui proprio Rullo è indicato, da diversi anni, come un esponente apicale. Un ruolo che il boss si è costruito, riferiscono gli investigatori, grazie alla sua ferocia al punto che intorno alla sua figura sono nate diverse leggende metropolitane che ne hanno indubbiamente alimentato lo spessore criminale. Una di queste è che avesse l'abitudine di tagliare le dita ai suoi nemici, non importa se giovanissimi. 

Originario di Forcella, storica roccaforte dei Giuliano prima e dei Mazzarella poi, Rullo, sin da giovanissimo, si sarebbe avvicinato agli ambienti malavitosi dell'organizzazione fondata da Edoardo Contini che dei forcellani è sempre stato irriducibile avversario. Una scelta di campo che gli avrebbe fatto guadagnare il soprannome di 'o nfamone perché, nei vicoli della casbah, quello che è passato per un vero e proprio tradimento non è stato mai perdonato. Un rancore ricambiato al punto che, secondo il collaboratore di giustizia Maurizio Ferraiuolo, proprio Rullo sarebbe stato uno degli esecutori materiali dell'omicidio di Giovanni Giuliano, figlio del padrino Luigi, diventato, anni fa, uno dei principali pentiti della storia di camorra.

Un racconto, quello fornito da Ferraiuolo, che, sebbene non abbia avuto ancora riscontri investigativi, comprende diversi elementi che potrebbero, finalmente, fare luce sul delitto. Queste le sue parole: «L'omicidio avvenne in via Salvatore Trinchesi. Nicola Rullo partì dalla casa della famiglia De Tommaso e attraversò un'altra abitazione che lo portò nel palazzo dove c'è il biliardo. Fece la stessa strada al ritorno. Nicola agì con suo nipote, Roberto palli palli e Umberto e con l'appoggio della famiglia De Tommaso, che lo ha ospitato e lo ha fatto uscire da via Duomo e ha custodito l'arma». Ferraiuolo, inoltre, raccontò che «a dare il via all'agguato» fu lo stesso gestore del biliardo che mise al sicuro i bambini presenti all'interno del locale. Non è l'unico omicidio eccellente che Rullo, secondo i racconti dei pentiti, avrebbe commesso. Tuttavia gli inquirenti non sono mai riusciti ad incastrarlo e il boss, tranne alcuni periodi detentivi, ha continuato a scalare le gerarchie del sistema e, soprattutto, a mantenere saldamente sotto controllo Borgo San Antonio Abate, suo vero e proprio feudo. Una roccaforte dalla quale, secondo le risultanze investigative, avrebbe continuato a tirare le fila della guerra fredda contro i Mazzarella. Sarebbe stato proprio Rullo, infatti, ad alimentare le ambizioni di alcuni giovanissimi ras della famigerata paranza dei bambini, istigandoli allo scontro frontale con i mazzarelliani. Rullo era consapevole di essere nel mirino degli inquirenti al punto che, negli ultimi anni, si è più volte reso irreperibile prima che nei suoi confronti fosse eseguito uno dei tanti provvedimenti pendenti. 

L'ultima volta fu catturato, sempre dai carabinieri, al termine di una caccia all'uomo che vide anche l'impiego di reparti speciali come Cacciatori di Calabria, specialisti nella localizzazione e cattura di latitanti. I militari lo individuarono all'interno di una isolata villa di Itri, in provincia di Latina, che condivideva con un suo luogotenente e con un nipote. Aveva deciso di darsi alla macchia dopo che il secondo grado di giudizio aveva rigettato il ricorso dei suoi legali a una condanna a dieci anni di reclusione per estorsione aggravata dal metodo mafioso. Un arresto che, in quell'occasione, sembrò assestare un colpo durissimo alla sua carriera criminale. Invece i suoi avvocati riuscirono a ottenere un consistente sconto di pena a cui, nemmeno un anno e mezzo dopo la sua cattura, si aggiunse anche un inghippo procedurale che gli permise di essere scarcerato per decorrenza dei termini. In manette ci finì, nuovamente, nel 2019 rimanendo dietro le sbarre fino al luglio scorso quando, da uomo libero, lasciò il carcere. A Napoli, però, ci sarebbe rimasto davvero poco e, soprattutto, senza dare nell'occhio, sebbene, per gli investigatori, avesse ripreso il suo posto all'interno dell'organizzazione continiana. Raggiunto da una nuova condanna a oltre 4 anni di reclusione per vecchi reati, Rullo, ancora una volta, decide di sparire nel nulla. Quello che, però, non aveva messo in conto è la tenacia degli investigatori dell'Arma. I militari del Nucleo Investigativo di Napoli, infatti, una volta scoperta la sua fuga, si sono immediatamente gettati sulle poche tracce lasciate, mettendo sotto controllo i suoi familiari. Proprio questi ultimi, involontariamente, hanno condotto i carabinieri all'ultimo nascondiglio del boss, un lussuoso resort vicino Alicante. Da qui il blitz condotto congiuntamente con la Udyco Central della polizia spagnola e conclusosi con l'ennesimo arresto di Rullo pochi giorni fa. 

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