Ospedale Monaldi di Napoli, dopo 20 anni chiude la terapia subintensiva: «Primario in pensione»

«Razionalizziamo la spesa e ottimizziamo il personale disponibile»

Chiude la terapia subintensiva al Monaldi
Chiude la terapia subintensiva al Monaldi
di Ettore Mautone
Sabato 5 Agosto 2023, 09:00 - Ultimo agg. 6 Agosto, 10:11
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Azienda dei Colli: dal primo agosto, con il pensionamento del primario Francesco Squillante, ha chiuso i battenti, dopo quasi 20 anni di onorata attività, l'unità di terapia subintensiva respiratoria del Monaldi. Una struttura nata per fronteggiare le minacce della prima Sars nel 2003 e poi i gravi casi di insufficienza respiratoria severa che, nei lustri che hanno preceduto l'ultima pandemia da Covid-19, sono stati provocati a più riprese dai ceppi dell'influenza suina e del virus H1N1. Una decisione assunta dalla direzione strategica aziendale alla luce dell'ormai scarsissima attività di ricovero registrata dal reparto negli ultimi anni, della progressiva obsolescenza delle sue apparecchiature oltre che dalla nascita, durante il Covid al Cotugno, di un'avanguardistica unità di terapia sub intensiva respiratoria ad alto isolamento che, sotto la guida di Giuseppe Fiorentino (pneumologo e anestesista) ha aumentato in maniera esponenziale anche le conoscenze sulle tecniche e strategie ventilatorie da attuare in caso di polmoniti interstiziali massive. 

Un pensionamento naturale dunque di un vecchio reparto che tuttavia resta impresso nella memoria collettiva dell'ospedale e in particolare di chi vi ha trascorso una parte della propria vita professionale indossando il camice bianco.

Una chiusura accolta con preoccupazione anche da molti dai sanitari e da alcuni sindacati che, sebbene sotto traccia, hanno colto in questo addio un elemento di involuzione dell'azienda dei colli come se fosse più tesa a far quadrare i conti che investire nel rinnovamento.  

Un disappunto espresso sulle pagine social e nelle chat. «È con grande amarezza - scrive su facebook un medico del reparto - che ricordo quasi 20 anni spesi verso un progetto in cui hanno creduto non solo medici, infermieri e Oss ma anche gli addetti alle pulizie, religiosi e volontari sacrificando parte della nostra vita. Molti pazienti rimarranno nei nostri ricordi e mi auguro che quelli futuri troveranno altrettanta umanità e professionalità». Tanti i commenti lasciati sulla pagina facebook degli operatori dell'Azienda dei colli. Come quella di Anna Iscaro che ricorda: «Aprimmo l'Utsir con due ventilatori e tanta voglia di fare ed imparare. Da infermiera è stata un'esperienza faticosa ma ricca di soddisfazioni soprattutto vedendo pazienti con prognosi infauste dimessi sani e salvi. Quante urgenze, quante corse per salvare vite. Ci ho lasciato il cuore». Sulla stessa lunghezza d'onda Antonio Bonante tra i pionieri del reparto in cui ha lavorato per circa 15 anni. Non solo amarcord: altri camici bianchi puntano il dito sulla presunta ipotesi di ridimensionamento che sarebbe in atto anche altri reparti.  

Ipotesi seccamente smentita dal manager Anna Iervolino che spiega: «Nessuna chiusura di reparto e nessuna sospensione di servizi. Alla luce delle nuove indicazioni ministeriali che, già durante il Covid, hanno innovato l'organizzazione delle cure, formalizzando le terapie semintensive con l'assegnazione di uno specifico codice di disciplina, si è proceduto ad una più corretta articolazione di posti letto di semintensiva. Ovvero la riconversione dell'unità Utsir da complessa a semplice con 6 posti letto (codice 94) e il contestuale aumento di posti nell'unità complessa di Pneumologia. Modifiche che hanno consentito da un lato la razionalizzazione della spesa e l'ottimizzazione del personale disponibile e dall'altra l'aumento di posti di Pneumologia». 

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Intanto resta caldo il fronte delle liste di attesa con i Nas che stanno visitando molti ospedali campani. Sotto la lente l'utilizzo parziale (50%) nel 2022, dei fondi ministeriali per il recupero delle prestazioni perse durante il Covid (e ora riprogrammate) e la sproporzione, emersa da un'indagine di Cittadinanza attiva, tra attività istituzionali e intramoenia (a pagamento per il paziente). Ai Colli, ad esempio, nessuna ecografia urinaria è stata effettuata in regime pubblico nel 2022 contro le 111 in intramoenia. «Dati raccolti durante la pandemia - conclude Iervolino - quando questa prestazione era effettuata solo per i ricoverati o in preospedalizzazione, Dati riequilibrati nel 2023 riaprendo al pubblico questa e altre prestazioni allora non esigibili in ambulatorio sebbene appannaggio soprattutto di ambulatori e distretti territoriali». 

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