Camorra, pentito di Chiaiano denuncia: mamma del boss picchiata e cacciata di casa dal figlio

Camorra, pentito di Chiaiano denuncia: mamma del boss picchiata e cacciata di casa dal figlio
di luigi sabino
Martedì 21 Settembre 2021, 12:28 - Ultimo agg. 14:06
4 Minuti di Lettura

Picchiata e cacciata di casa dal figlio camorrista. Protagonista di questa assurda vicenda è la madre di Nunzio Pecorelli, ras della zona di Chiaiano legato agli ambienti criminali degli Amato-Pagano di Melito. A ricostruire l’accaduto dinanzi ai magistrati della Dda partenopea è stato il nuovo collaboratore di giustizia Emanuele Pancia, un tempo legato al sodalizio dei fratelli Stabile. Secondo la ricostruzione di Pancia i fatti risalirebbero al 2018 quando Pecorelli, dopo un breve soggiorno a Roma, era tornato a Napoli e aveva deciso di stabilirsi a Chiaiano.

«Appena tornato da Roma si trasferì a Chiaiano, si impossessò letteralmente della casa della mamma che è in via Cupa Spinelli, non nelle palazzine gialle, ma nel parco che è di fronte… Pecorelli, come ho detto, cacciò la mamma da questa casa e vi si trasferì con la moglie e i figli». La madre del ras, quindi, fu costretta a trasferirsi in un’abitazione all’interno di un complesso di edilizia popolare di via Giovanni Antonio Campano, complesso in cui, all’epoca, viveva anche Pancia. «Io abitavo in questo rione, e la mamma venne a casa mia, aveva un occhio nero essendo stata picchiata dal figlio Pecorelli Nunzio, e mi raccontò quello che era accaduto… Se non erro questi fatti risalgono forse alla fine del 2018. Preciso che Pecorelli Nunzia Io conoscevo di vista da prima che cacciasse la mamma dalla casa, e chiarisco che la mamma mi venne a parlare di questa situazione in quanto conosceva bene il ruolo che avevo io all'epoca all’interno del clan Stabile, venne da me affinché intercedessi con il figlio per farle restituire la casa e magari per dargli una lezione perché l’aveva picchiata».

Video

Pancia, però, non intraprese nessuna spedizione punitiva nei confronti di Pecorelli perché, per come da lui stesso riferito, era in gioco qualcosa di più importante, una nuova alleanza con gli Amato-Pagano cui Pecorelli si era avvicinato. Il collaboratore, infatti, ha riferito di diversi incontri tra gli esponenti degli Stabile e dei melitesi al fine di trovare un’intesa sulla spartizione dei soldi ricavati con lo spaccio e le estorsioni. Nel corso di questi summit si discusse anche del ruolo che avrebbe avuto Pecorelli nel settore degli stupefacenti dato che poteva contare sull’appoggio di un noto trafficante di cocaina della zona della cosiddetta 33 di Scampia. Inizialmente la presenza di Pecorelli nel territorio degli Stabile fu tollerata a condizione, però, che non vendesse droga agli spacciatori della cosca. Un equilibrio, per come ricorda Pancia, che durò soltanto qualche mese. Pecorelli, infatti, era intenzionato ad allargarsi su tutta la zona di Chiaiano e, per questo aveva iniziato a occuparsi anche di altri settori dell’economia illegale, tra cui il racket ai commercianti. Non solo. Il ras aveva messo in piedi anche una sua batteria e iniziato ad acquistare grossi quantitativi di armi. Lo scontro con gli Stabile divenne inevitabile. Pecorelli fu allontanato dal boss Ciro Stabile che lo minacciò di spellarlo vivo se fosse tornato a Chiaiano. La risposta non si fece attendere. Un commando, di cui avrebbe fatto parte anche Pecorelli, esplose oltre trenta colpi d’arma da fuoco contro l’abitazione di Salvatore Stabile.

Fortunatamente a disinnescare lo scontro sul nascere ci pensarono le forze dell’ordine che arrestarono Pecorelli e numerosi suoi alleati.

© RIPRODUZIONE RISERVATA