Voto di scambio a Torre del Greco, ​condannati politici e faccendieri

Voto di scambio a Torre del Greco, condannati politici e faccendieri
di Dario Sautto
Venerdì 20 Dicembre 2019, 10:26
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I politici del voto di scambio patteggiano e ottengono i domiciliari. Si è chiuso ieri il processo di primo grado sullo scandalo della compravendita di preferenze alla passata tornata elettorale, che ha portato all'elezione di Giovanni Palomba sindaco di Torre del Greco. Con il Comune che ha deciso di non costituirsi parte civile, ieri pomeriggio il gup del tribunale di Torre Annunziata, Antonello Anzalone, ha emesso la sentenza contro sei degli imputati.

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Innanzitutto, il gup ha ratificato il patteggiamento per Simone Onofrio Magliacano e Stefano Abilitato, rispettivamente commercialista aspirante assessore e consigliere comunale eletto con 927 preferenze, ritenuti a capo della cricca del voto di scambio. I due, che durante la detenzione ai domiciliari erano stati «pizzicati» al telefono o fuori dalle proprie abitazioni, hanno atteso la definizione del processo da maggio fino a qualche giorno fa in carcere, in attesa del braccialetto elettronico. Magliacano, che si era «auto intercettato» registrando migliaia di conversazioni durante la preparazione della compravendita di voti, ha patteggiato la pena di tre anni di reclusione. Due mesi in meno per il beneficiario delle preferenze, Abilitato, che grazie alle promesse di posti di lavoro nella nettezza urbana e alle assunzioni a termine di alcuni netturbini grazie al progetto Garanzia Giovani, era riuscito a coinvolgerli per l'acquisto di voti all'esterno del seggio.

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Un anno e dieci mesi per Giuseppe Sdegno, considerato il «cassiere» del gruppo. A lui si sarebbero rivolti Giovanni e Ciro Massella (padre e figlio) per rifornirsi di denaro per acquistare voti il 10 giugno 2018 all'esterno del seggio, pagando dai 20 ai 35 euro in contanti per una preferenza, dimostrata con le classiche foto scattate in cabina dagli elettori. Una dozzina di questi sono stati identificati e ora rischiano a loro volta il processo.

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Anche accusati di detenzione di armi, hanno collaborato con gli investigatori ma sono stati condannati in abbreviato anche i Massella: il papà Giovanni a due anni e due mesi di reclusione, il giovane Ciro a quattro anni. Entrambi sono tornati ai domiciliari da poche settimane. Condanna a dieci mesi di reclusione anche per Salvatore Loffredo, uno dei netturbini coinvolti nel progetto Garanzia Giovani, la cui assunzione era stata veicolata da Magliacano attraverso l'inserimento nelle liste della società interinale DaDif Consulting, dalla quale erano stati «pescati» i nomi degli operatori ecologici da assumere al consorzio Gema per sei mesi con stipendio da 500 euro a meno di due settimane dal voto.

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Le indagini, condotte dai carabinieri della compagnia di Torre del Greco e coordinate dal procuratore Pierpaolo Filippelli, hanno portato a vari filoni processuali, seguiti dai sostituti Bianca Maria Colangelo e Giuseppe Borriello. Altri quattro imputati sono stati già condannati con rito abbreviato a fine ottobre: Andreina Vivace e Gerardo Ramondo, condannati a un anno e otto mesi di reclusione, con pena sospesa; Francesco Sallustio a due anni e quattro mesi; Giuseppe Mercedulo (che rispondeva anche di detenzione di armi) a due anni e otto mesi di reclusione. Due settimane prima, Salvatore Marrazzo aveva patteggiato la pena sospesa di un anno e quattro mesi. Sono a processo, con rito ordinario, Domenico Pesce, accusato di aver comprato voti consegnando pacchi alimentari a marchio Unicef (era il presidente provinciale) non commerciabili. Con lui, anche Vincenzo Izzo e Gennaro Savastano, a cui è contestata un'aggressione ad Abilitato durante la campagna elettorale.
 

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