Rifiuti, scarcerati i fratelli Pellini. Il vescovo di Acerra: «Si umiliano i cittadini e s'incoraggiano certi comportamenti»

Rifiuti, scarcerati i fratelli Pellini. Il vescovo di Acerra: «Si umiliano i cittadini e s'incoraggiano certi comportamenti»
di Pino Neri
Lunedì 2 Aprile 2018, 12:06 - Ultimo agg. 3 Aprile, 12:03
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Acerra. Durissima omelia di Pasqua del vescovo di Acerra, Antonio Di Donna, sulla scarcerazione dei fratelli Pellini, i tre fratelli acerrani dello smaltimento dei rifiuti che sono stati condannati a sette anni per disastro ambientale nella Terra dei Fuochi ma che poi sono stati rilasciati appena l'altro ieri, solo dieci mesi dopo essere entrati in prigione.

«Cari amici, permettete che mi fermi a riflettere su questo punto e dica una parola su questa rassegnazione secondo la quale non si può cambiare nulla, tutto rimanga uguale, tutto è fermo, si va avanti senza rinnovament- ha detto il vescovo nella sua omelia -. Una rassegnazione potente, forte, che anche e soprattutto da noi vedo in questi tempi crescere sempre più come un’alta marea intorno a me. Una rassegnazione che capisco: noi non facciamo esperienza di risurrezione, non facciamo esperienza frequente di veri rinnovamenti, di veri cambiamenti; sembra che nulla cambi, tutto sia fermo, tutto si ripeta monotono in una routine quotidiana. L’immobilismo regna sovrano generando rassegnazione e sfiducia. Tutto fermo. Per citare soltanto un ambito di questo immobilismo, tutto è fermo nell’impegno per la custodia del creato, la salvaguardia dell’ambiente».

Domattina ci sarà una manifestazione di protesta degli attivisti della Terra dei Fuochi davanti al tribunale di Napoli. Dall'altare Di Donna, davanti a centinaia di fedeli, ieri non ha usato mezzi termini: «E dulcis, o meglio, amarus in fundo, è di queste ultime ore la notizia che ci ha lasciato sgomenti. Premetto che quello che sto per dire non è contro le persone. Le persone, anche quelle che sbagliano, sono nostri fratelli. Ma desta come minimo un forte sconcerto, un rammarico, la sospensione della carcerazione per alcuni industriali di Acerra riconosciuti colpevoli del grave disastro ambientale, quel grave disastro ambientale di cui ancora oggi non è possibile calcolare completamente gli effetti devastanti sulla salute dei cittadini. Sono stati scarcerati nei giorni scorsi. Una decisione questa della procura generale presso la corte d’appello di Napoli, anche se è un provvedimento che si dice provvisorio, temporaneo, che ridimensiona fortemente quella sentenza grave, chiara, che la corte di cassazione, massimo grado di giustizia solo pochi mesi fa aveva ammesso chiaramente e che parlava di grave disastro ambientale ad Acerra. Una decisione che suscita sconcerto in noi perché significa sottovalutare il dramma umanitario dell’inquinamento per il quale da noi si continua ad ammalarsi e a morire. Una decisione che suscita disorientamento per la difformità di giudizio tra i diversi organi della giustizia. Una decisione che suscita sconcerto perché non tiene in considerazione, umilia e mortifica la sensibilità dei cittadini verso il dramma ambientale. Una decisione che ci sconcerta soprattutto perché facendo così, nonostante un decreto del governo di due anni fa (il decreto terra dei fuochi), incoraggia questi comportamenti. Si, capisco la rassegnazione: noi sperimentiamo il fallimento delle leggi, della nostra ansia di giustizia. E se c’è un esperienza che incute terrore questa è quella del fallimento esistenziale. Il crocefisso Gesù è un’immagine in cui si possono riconoscere tutti i falliti. Gesù crocefisso è un fallito. Gesù crocefisso ha annunciato l’amore, ha vissuto e si è ritrovato su una croce».

Duro il vescovo anche sull'impasse che si sta registrando sul fronte delle bonifiche e della rimozione delle ecoballe. «L’immobilismo regna sovrano - ha aggiunto - e questo genera rassegnazione. E’ tutto fermo. Tutto fermo nell’impegno per la custodia del creato, della salvaguardia dell’ambiente. Tutto fermo: gli impegni assunti dalle istituzioni, ma anche i nostri impegni personali e sociali sembrano fermi in questo ambito. L’osservatorio regionale sull’ambiente non parte. E non parliamo delle bonifiche. Si, c’è lo smaltimento delle ecoballe ma anche quello va a rilento. Indagini recenti hanno dimostrato che si continua a lucrare sull’affare dei rifiuti. Le richieste che più volte i cittadini hanno avanzato e cioè quelle di una moratoria seria, che si opponga a nuovi insediamenti inquinanti, le richieste di controllare continuamente l’aria che è inquinata, di far funzionare le centraline per il controllo elle polveri sottili. Sono richieste inevase. Il mondo del lavoro è fermo, l’agricoltura da noi è ferma. E ancora fa fatica a farsi avanti la verità. Per esempio sul vigile eroe, Michele Liguori: è di questi giorni la notizia che il ministero ancora una volta nega di riconoscere Michele come vittima dell’inquinamento, che l’inquinamento ha causato la sua morte nonostante sia stato il vigile sentinella dei rifiuti della nostra terra. E dulcis, o meglio, amarus in fundo, è di queste ultime ore la notizia che ci ha lasciato sgomenti. Premetto che quello che sto per dire non è contro le persone.

Le persone, anche quelle che sbagliano, sono nostri fratelli. Ma desta come minimo un forte sconcerto, un rammarico, la sospensione della carcerazione per alcuni industriali di Acerra riconosciuti colpevoli del grave disastro ambientale, quel grave disastro ambientale di cui ancora oggi non è possibile calcolare completamente gli effetti devastanti sulla salute dei cittadini. Sono stati scarcerati nei giorni scorsi. Una decisione questa della procura generale presso la corte d’appello di Napoli, anche se è un provvedimento che si dice provvisorio, temporaneo, ma è una decisione che ridimensiona fortemente quella sentenza grave, chiara, che la corte di cassazione, massimo grado di giustizia che solo pochi mesi fa aveva ammesso chiaramente e che parlava benissimo di grave disastro ambientale ad Acerra. Una decisione che suscita sconcerto in noi perché questa decisione significa sottovalutare il dramma umanitario dell’inquinamento per il quale da noi si continua ad ammalarsi e a morire. Una decisione che suscita disorientamento per la difformità di giudizio tra i diversi organi della giustizia. Una decisione che suscita sconcerto perché non tiene in considerazione, umilia, mortifica la sensibilità dei cittadini verso il dramma ambientale. Una decisione che ci sconcerta soprattutto perché facendo così, nonostante un decreto del governo di due anni fa (il decreto terra dei fuochi), si incoraggia a delinquere.  Si, capisco la rassegnazione: noi sperimentiamo il fallimento delle leggi, della nostra ansia di giustizia. E se c’è un esperienza che incute terrore questa è quella del fallimento esistenziale. Il crocefisso Gesù è un’immagine in cui si possono riconoscere tutti i falliti. Gesù crocefisso è un fallito. Gesù crocefisso ha annunciato l’amore, ha vissuto e si è ritrovato su una croce».               

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