Da Napoli con soldi sporchi in Lituania, sequestrati 7 telefonini: «Caccia ai nuovi evasori»

Gli indagati pronti a dimostrare la correttezza del proprio ruolo

Da Napoli con soldi sporchi in Lituania, sequestrati 7 telefonini: «Caccia ai nuovi evasori»
Da Napoli con soldi sporchi in Lituania, sequestrati 7 telefonini: «Caccia ai nuovi evasori»
Leandro Del Gaudiodi Leandro Del Gaudio
Mercoledì 28 Febbraio 2024, 23:30 - Ultimo agg. 1 Marzo, 07:27
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Uno degli imprenditori finiti nel mirino della Finanza aveva una giacenza di 18 milioni di euro. Parliamo di soldi in nero, non dichiarati, soldi sottratti al fisco e spediti altrove, tramite banche compiacenti e grazie a una buona dose di competenza informatica. Il giorno dopo, tra Procura e Guardia di Finanza, è il momento dello studio, della verifica degli atti sequestrati. E delle sorprese. Parliamo dell’inchiesta sul riciclaggio internazionale che vede quattro in cella (due ai domiciliari e due alle prese con obblighi di dimora), quella che ha ricostruito un flusso di denaro verso altri Paesi pari a due miliardi e seicento milioni di euro. Restiamo agli ultimi step dell’inchiesta. Riflettori puntati sul presunto regista dell’affaire. Si chiama Michele Scognamiglio, classe 1973, napoletano formalmente residente in Lettonia. È legato sentimentalmente a Rita Gargiulo, classe 1975, in cella da due giorni.

Assieme avrebbero costruito una sorta di impero fondato sull’accumulo di soldi non dichiarati.

Ed è in questo scenario che conviene parlare degli ultimi step investigativi: due notti fa, nella disponibilità dell’intermediatore finanziario sono stati trovati sette telefonini. E sono stati sequestrati. L’uomo da poco era sbarcato in Italia dalla Lituania ed era in procinto di recarsi a Roma. Nei sette cellulari potrebbe esserci qualcosa di inedito, rispetto al primo giro di boa delle perquisizioni avvenute un paio di anni fa. Inchiesta condotta dal pool che contrasta il cybercrime, vale a dire dai pm Claudio Onorati, Maria Sofia Cozza, Silvio Pavia, Vincenzo Piscitelli, sotto il coordinamento del procuratore aggiunto Alessandro Milita.

Inchiesta che si avvale del lavoro dei finanzieri del nucleo di polizia economica e finanziaria sotto la guida del colonnello Paolo Consiglio, alla luce di alcune perquisizioni messe a segno a Portici un paio di anni fa. Tutto nasce dalle indagini sull’imprenditore Scavone. All’indomani della sua scarcerazione, si sarebbe rivolto a Scognamiglio, dando involontariamente la stura alle indagini (rispetto alle quali è giusto sottolineare l’estraneità di Scavone, ndr).

Difeso dal penalista Vincenzo Cozzolino, ora Michele Scognamiglio si prepara a rispondere alle accuse che gli verranno contestate nel corso dell’interrogatorio di garanzia condotto dal gip Ciollaro. Dovrà difendersi dall’accusa di essere una sorta di mente finanziaria in grado di spostare soldi da un conto corrente all’altro, sull’asse Napoli-Vilnius, alla ricerca di paradisi fiscali, salvo poi spacchettare i capitali grazie all’ausilio della moneta elettronica. Una banca d’affari che, nell’ottica del gip, funzionava come una sorta di centro di spionaggio, capace di schermare le indagini, facendo leva su tecnologia militare importata da Israele. Nell’ottica della difesa, la banca era regolare e agiva in chiaro. 

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Per gli inquirenti, forniva ai suoi clienti anche servizi di trasporto contante, la centrale dedita al riciclaggio di denaro “sporco” scoperta e sgominata ieri nel Napoletano dal nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Napoli. Secondo quanto emerso nel corso delle indagini l'associazione a delinquere avrebbe veicolato circa 17 milioni di euro, in più tranche. Fatto sta che, negli uffici di Michele Scognamiglio, è stato trovato un file denominato “Viaggiatore”, nel quale erano stati sintetizzati trasferimenti di denaro via bonifico bancario finalizzati alla trasformazione in denaro contante. I militari hanno trovato e sequestrato nel Napoletano e a Monza ingenti somme di denaro - 210mila euro e 503mila euro - a cui gli indagati non hanno saputo fornire spiegazioni circa la provenienza. Fra i clienti che si sono serviti dei servizi della centrale di riciclaggio, figura anche una società medica che ha riciclato quasi 18 milioni di euro, frutto di una frode fiscale, traendone un guadagno - illecito - di quasi 1,3 milioni. Evasori fiscali sono risultati anche i due indagati ritenuti a capo della centrale di riciclaggio internazionale, entrambi arrestati, Michele Scognamiglio e Marco Spinola. Poi c’è il capitolo intercettazioni: in una di queste, una donna indagata parla di «soli della droga» veicolati all’estero; viene subito corretta: «No, questi sono i soldi delle truffe dell’Ecobonus».

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