Campi Flegrei, riunita la commissione grandi rischi: il livello d'allerta resta giallo

Musumeci: «Presto il decreto», ma servono 200 milioni per la fase iniziale

Le fumarole ad Agnano
Le fumarole ad Agnano
di Lorenzo Calò
Martedì 3 Ottobre 2023, 23:33 - Ultimo agg. 4 Ottobre, 17:55
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La macchina si è messa in moto e l’impressione è che ora si voglia accelerare per non farsi trovare impreparati in caso di scenario peggiore. «Non stiamo trascurando alcun elemento - ha detto il ministro della Protezione civile Nello Musumeci - tutto ciò che si rende necessario, il governo lo sta facendo, d’intesa con la Regione, gli Enti locali e la Prefettura». Musumeci sarà a Napoli la prossima settimana quando gli elementi portanti del decreto sull’emergenza Campi Flegrei saranno più chiari. Il provvedimento, al vaglio del Dipartimento della Protezione civile, dovrebbe essere approvato in Consiglio dei ministri. Forse già lunedì prossimo.

Ma il primo scoglio appare già molto arduo: le risorse. Il Mef sta completando la ricognizione per la copertura finanziaria: servono almeno 200 milioni di euro solo per la fase iniziale. E anche la Regione Campania dovrebbe mettere sul piatto risorse proprie che, al momento, vanno reperite utilizzando principalmente altre voci di spesa e residui finanziari non ancora impegnati, prelevati da altri capitoli di bilancio. Questo, insomma il quadro dei costi sul quale si sono confrontati ieri lo stesso ministro e l’assessore regionale al ramo Mario Morcone. Primo step: la prevenzione, declinata in una serie di verifiche e accertamenti sulla tenuta strutturale del patrimonio edilizio; poi le vie di esodo (con la messa a punto definitiva del piano di evacuazione); infine, gli aspetti comunicativi, elemento essenziale in ambiti particolarmente delicati come questo, in cui da un lato non vanno sottaciuti rischi e difficoltà e dall’altro bisogna evitare di creare inutili allarmismi nella popolazione.

Un piano di evacuazione per lo scenario peggiore (worst case scenario), ovvero l’eruzione del Vesuvio, già c’è. A breve potrebbero arrivare anche le indicazioni in caso di un evento di bradisismo grave nella zona dei Campi Flegrei per la quale il ministro Musumeci porterà il decreto ad hoc in Cdm. Della questione ha discusso ieri a lungo la Commissione Grandi Rischi, insediatasi lo scorso 28 settembre dopo il rinnovo stabilito dal nuovo governo. L’organismo è composto da 64 componenti ed è presieduto dal professor Eugenio Coccia, ordinario di Astronomia e Astrofisica al Gran Sasso Science Institute. Per la Regione Campania era presente Italo Giulivo, dirigente del ramo.

Alla Commissione la Protezione civile ha chiesto una relazione tecnica sul caso Campi Flegrei: se ne stanno quindi occupando i settori “rischio sismico” e “rischio vulcanico”. Le risultanze del monitoraggio saranno depositate a breve. In ogni caso, il livello di allerta di Protezione civile non è passato da «giallo» ad «arancione» ma - come confermato dal ministro - è rimasto giallo.

Eppure siamo comunque a un upgrade importante visto che nella riunione convocata gli scorsi 6 e 7 settembre e i cui esiti sono stati resi noti il giorno successivo, l’Ufficio Previsione e prevenzione dei rischi scriveva in un report firmato dalla direttrice Paola Pagliara che «non si ritiene sussistano elementi tali da richiedere un parere straordinario alla Commissione Grandi Rischi». 

 

Dunque, a distanza di circa un mese, lo stesso Dipartimento ammette che il quadro sia cambiato e la situazione, nel suo complesso, peggiorata. Pertanto, il decreto annunciato da Musumeci potrebbe prevedere misure in caso gli eventi bradisismici raggiungano un livello di gravità alto: dall’assistenza alla popolazione fino allontanamento temporaneo dei residenti. I quattro livelli di allerta - verde, gallo, arancione e rosso - descrivono invece per i Campi Flegrei lo stato di attività del vulcano e scandiscono il tempo che precede una possibile ripresa dell’attività eruttiva. È prevista una fase di «preallarme», in cui le persone che vogliono allontanarsi possono farlo ma solo autonomamente. Alla dichiarazione di «allarme» vero e proprio invece tutta la popolazione deve abbandonare la zona rossa e può scegliere di farlo in modo autonomo o assistito. Il tempo complessivo stimato per questa operazione è di tre giorni: nelle prime 12 ore saranno utili a permettere alle persone di prepararsi, le successive 48 ore riguardano la partenza della popolazione da tutti i Comuni della zona rossa. Le ultime 12 ore rappresentano infine un margine di sicurezza per la gestione di eventuali criticità. Se ne saprà di più oggi quando, in Commissione Ambiente della Camera, saranno ascoltati in audizione i sindaci di Pozzuoli, Quarto, Bacoli, Monte di Procida, Giugliano e Marano oltre al sindaco della Città metropolitana Gaetano Manfredi. Sulla vicenda riferirà pure il capo del Dipartimento della Protezione civile Fabrizio Curcio.

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Per l’eruzione del Vesuvio, già esiste un piano nazionale che coinvolge in tutto un milione e trecentomila abitanti e include uno schema di «gemellaggio» per il trasferimento della popolazione dei Comuni in zona rossa verso varie regioni. Previste una zona rossa, con l’evacuazione preventiva della popolazione in caso di «allarme», e una zona gialla per gli allontanamenti temporanei, oltre a quattro diversi livelli di allerta. La mappa del documento in caso di eruzione comprende un’area che va da Napoli e il litorale partenopeo (da Pozzuoli a San Giovanni a Teduccio) fino a estendersi man mano lungo l’entroterra dell’hinterland ai territori di Villaricca, Melito o Casavatore. Nella zona rossa, quella più esposta al pericolo di invasione di flussi piroclastici (ovvero valanghe di gas, cenere e frammenti vulcanici) sono ricompresi i Comuni di Napoli e alcune sue municipalità, Pozzuoli, Bacoli e altri, per un’area che in totale comprende cinquecentomila abitanti. 
 

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