Violenza donne, l'assessore Bocchetti: «Analfabetismo emozionale»

Intervista all'esponente della giunta di Marano e avvocato: impegno di tutti per evitare altre tragedie come quella di Giulia

L'assessore di Marano Carmen Bocchetti
L'assessore di Marano Carmen Bocchetti
Venerdì 8 Dicembre 2023, 09:23
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Mentre il sacrificio di Giulia Cecchettin, brutalmente assassinata dal suo ex fidanzato, continua a suscitare rabbia e dolore, resta unanime la domanda circa il tempo che ancora dovrà trascorrere prima che il governo adotti soluzioni sostanziali per bloccare quest'ondata di violenza e di femminicidi. Un interrogativo che coinvolge tutta la popolazione italiana e che si estende su fattori chiaramente culturali legati al mondo femminile all’interno della società civile. Da qui la necessità di attrarre l'attenzione dei propri figli su certe problematiche e di annullare quella disparità tra uomo e donna ancora presente in diversi ambiti. A parlare del grave problema e della necessità di portare all’interno delle famiglie un’educazione capace di creare maggiore sensibilità verso questi temi, è Carmen Bocchetti, assessore alla Pubblica Istruzione del Comune di Marano di Napoli. «In questi giorni - ha detto l'avvocato Bocchetti - si sta parlando molto di Giulia Cecchettin e di tutte le donne uccise, violentate fisicamente o psicologicamente. Un abominio che ancora oggi vede il nostro Paese in cima alle classifiche Ue nonché tra i cinque Paesi in Europa con più femminicidi. Il dolore per la morte della giovanissima Giulia si è fatto molto sentire e le parole del padre ai funerali della ragazza hanno toccato gli animi della popolazione abbracciata tutta intorno a questo uomo distrutto per la perdita della figlia».

Assessore Bocchetti, secondo lei, alla luce di questi fatti terribili, quali sono gli interrogativi da porsi?

«In una società moderna dove c’è piena libertà di vivere e di amare, c’è da domandarsi perché la violenza va sempre più diffondendosi soprattutto tra i giovani.

Ancora, c'è da chiedersi dove abbiamo sbagliato e dove abbiamo fallito. Parlo da mamma, da donna, da assessore alla Pubblica Istruzione e da avvocato. Oggi, purtroppo, i giovani non riescono a relazionarsi con il prossimo e non riescono ad accettare i limiti: c’è un vero analfabetismo emozionale. Come mamma ritengo che da parte di noi genitori, ci sia spesso l'errore di non offrire le giuste attenzioni ai nostri figli. Siamo noi che per semplificare i rapporti con loro non diciamo “no” alle loro mille richieste e non diamo la giusta importanza alle loro emozioni».

Lei che oltre ad essere assessore è un avvocato, cosa pensa delle attuali leggi sulla famiglia?

«Le norme vigenti nel nostro ordinamento impongono svariati doveri ed imposizioni nei confronti dei genitori; il fondamento di tali doveri si ravvede nell'art. 30 della Costituzione: “È dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli, anche se nati fuori dal matrimonio”. Da tale assunto discende quanto previsto dall’articolo147 Codice Civile, che così recita: "il matrimonio impone ad ambedue i coniugi l’obbligo di mantenere, istruire, educare e assistere moralmente i figli, nel rispetto delle loro capacità, inclinazioni naturali e aspirazioni”. I genitori devono educare i propri figli al rispetto per se stessi e al rispetto per gli altri, devono far comprendere che la propria libertà incontra un limite nella libertà altrui».

Mettendo da parte il suo ruolo di assessore, di avvocato e di mamma, come vive questa realtà semplicemente da donna?

«Come donna mi colpisce molto la frase diventata storia pronunciata nel 1966 da Franca Viola, che fu la prima donna italiana ad aver rifiutato il matrimonio riparatore “Io non sono proprietà di nessuno, nessuno può costringermi ad amare una persona che non rispetto, l’onore lo perde chi le fa certe cose, non chi le subisce”. Proprio partendo da questa frase noi donne dovremmo comprendere che non siamo un oggetto,  ma siamo delle persone ed in quanto tali dobbiamo essere rispettate. Dobbiamo subito ravvisare un allarme in comportamenti che non rispettano la nostra persona. Penso che la causa di tutta questa violenza e di questi femminicidi non vada ricercata solo in un retaggio della vecchia cultura patriarcale ma vada ricercata oltre. Il patriarcato quasi è una forma di deresponsabilizzazione per l’individuo uomo che commette con estrema efferatezza questi tipi di delitti contro le donne. Per il femminicidio di Giulia Cecchettin si sta cavalcando l’onda del patriarcato per la necessità di generalizzare ed alleggerire il senso di responsabilità collettiva. In realtà dietro ai femminicidi non c’è il patriarcato ma c’è la non accettazione del genere maschile a vedere la donna sullo stesso suo piano. Mentre la società e la cultura si sono evolute, l’uomo non è riuscito ad accettare che la donna con le sue capacità e la sua empatia si sia  equiparata all’uomo».

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Facendo parlare nuovamente l'avvocato e l'assessore cosa può aggiungere sul fenomeno?

«Come assessore e come avvocato ritengo che la legge da sola non può eliminare il fenomeno della violenza sulle donne, ma tutti dobbiamo essere parte attiva. Le famiglie devono avere più contatto qualitativo con i figli facendo comprendere loro l’importanza del sapersi relazionare con gli altri e di rispettare i propri diritti così come quelli altrui. Le scuole, oltre alle varie materie, devono servire ad insegnare come rapportarsi con i compagni e gli insegnanti, senza dimenticare che lo stesso luogo accoglie le prime emozioni dei giovanissimi come il primo innamoramento, il cattivo voto, la paura dell’interrogazione, tutte emozioni che preparano alla vita. Parlando delle istituzioni, invece, le stesse, oltre a pensare all'adozione di leggi più severe per chi commette certi tipi di reati, dovrebbero fornire più fondi ai centri antiviolenza e gli strumenti adeguati affinchè le norme possano essere applicate, tra cui una migliore preparazione per le forze dell’ordine. Infine, occorre che le donne vittime di violenza, fisica, psichica ed economica, trovino il coraggio di denunciare e proseguire nelle azioni giudiziarie senza demordere mai. C’è ancora molto da fare per tutelare la parità di genere e per onorare la memoria di tutte quelle donne che hanno pagato con la vita la prepotenza e la ferocia di certi uomini. C’è ancora molto da fare per rendere l’Italia un Paese realmente civile, nel rispetto dell’articolo 3 della Costituzione».

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