Summit a Napoli, parlano i ministri del Mediterraneo: «Napoli come grande capitale culturale»

Summit a Napoli, parlano i ministri del Mediterraneo: «Napoli come grande capitale culturale»
Venerdì 17 Giugno 2022, 16:07 - Ultimo agg. 18 Giugno, 07:08
7 Minuti di Lettura

Al Summit di Napoli svoltosi al palazzo Reale hanno presidiato decine di ministri del Mediterraneo, tra questi il ministro della cultura francesce che ha fatto il suo primo esordio internazionale da quando ha ricevuto la carica. 

«È il mio primo viaggio ufficiale da ministra ed era molto importante per me cominciare proprio dall'Italia» afferma la giovane ministra francese Rima Abdul Malak. «Tra i nostri due paesi c'è un forte legame di amicizia e una cooperazione culturale altrettanto forte. E soprattutto» sottolinea «questa conferenza di Napoli è veramente un momento determinante per lavorare insieme. Abbiamo davvero delle priorità sulle quali cominciare a discutere tutti insieme, a cominciare dalla protezione del patrimonio d'arte, dalla circolazione dell'arte e degli artisti e il sostegno alle aziende creative». «Alle porte dell'Europa c'è la guerra e la Francia» prosegue la ministra «è molto impegnata a fianco dell'Italia e dell'Unesco negli interventi per il patrimonio danneggiato da guerre e calamità e nel sostegno ai musei e agli artisti colpiti». 

Dopo l'intervento della ministra francese, prende la parola il ministro della Cultura Dario Franceschini che continua «L'incontro sta producendo dei risultati molto importanti, siamo arrivati a un passo dall'approvazione di una dichiarazione finale condivisa che impegna anche a rendere permanente questo appuntamento».

«Credo che sia molto chiaro che, in un momento così difficile della storia dell'umanità come questo, dimostrare che Paesi lontani e in qualche caso anche ostili accettano di sedersi attorno a un tavolo e parlare di cultura è veramente un grande passo nella direzione della pace» prosegue il ministro della Franceschini. 

«Sicuramente la cultura avvicina, unisce anziché dividere e quindi è un grande terreno da usare per fare passi avanti per l'umanità», ha aggiunto sulla scelta di Napoli come sede dell'incontro: «Stiamo parlando di un incontro tra i ministri della Cultura dei Paesi del Mediterraneo, è naturale che la partenza di questo percorso, perché dev'essere un percorso che non si ferma oggi, fosse a Napoli. Sicuramente è una delle grandi capitali del Mediterraneo».

Il Mediterraneo avrà a rotazione una capitale della cultura, spiega il ministro «La nostra idea sarebbe di avere ogni anno una città del Mediterraneo, del Medioriente, dell'Africa, dell'Europa dei Balcani che diventa in quell'anno capitale della cultura del Mediterraneo». La capitale della cultura ospiterà iniziative di rilevanza alternandosi tra i paesi mediterranei. «In questi due giorni» dice a margine Franceschini «Napoli ha già dimostrato di essere una grande capitale culturale, adesso definiremo regole e modalità ma Napoli ha tutte le carte in regola».

Video

Parla poi all'Ansa Alberto Garlandinipresidente dell'Icom, international council of museums, l'associazione internazionale dei musei, tra le organizzazioni invitate a partecipare ai lavori. «Tanti pericoli in agguato per i musei e i beni culturali del mondo, dai cambiamenti climatici a guerre e traffici, per questo i musei e i professionisti della cultura chiedono prima di tutto il rispetto delle convenzioni internazionali.

Danneggiare deliberatamente il patrimonio è un crimine di guerra e come tale va perseguito». 

«In questi due giorni» premette «ho notato una grande sensibilità sull'importanza del patrimonio culturale e della sua protezione, sull'importanza dei musei. C'è la consapevolezza, anche tra i politici e tra i decisori, che la cultura è la migliore base per un mondo pacifico. Questo è quello che qui oggi a Napoli ci unisce tutti. L'Icom, i musei, i professionisti della cultura» sottolinea Garlandini «fanno comunque sempre tutto il possibile «per mantenere aperti i canali di comunicazione tra i diversi popoli anche nelle situazioni più estreme. I colleghi dei musei di ogni parte del mondo lavorano per questo». 

 

«Per combattere il traffico illecito di arte» ricorda il presidente Itcom «ci sono strumenti che vanno applicati. In primo luogo il codice etico di Icom per i musei e poi le cosiddette red list, le liste rosse dei beni in pericolo che valgono per 36 paesi: non si tratta solo beni rubati, sono anche beni che si trovano in aree esposte a pericoli di conflitti, saccheggi o altro, il codice è uno strumento di alert che serve ai musei, alle gallerie a tutti per sapere che in caso di acquisizioni su quei beni vanno fatti più controlli».

Questo, conclude, «è il miglior apporto che noi possiamo dare alla lotta al traffico illecito, senza contare il fatto che i musei sono esperti al servizio delle forze di polizia e dei governi, noi siamo sempre pronti dare il nostro contributo. Oggi comunque, lo ripeto, registriamo su questi temi una sensibilità che anni fa non c'era».

Arriva poi l'intervento di Atef Abu Saif, ministro della Cultura dell'Autorità nazionale Palestinese, presente anch'egli al Summit «A causa dell'occupazione israeliana noi corriamo il rischio di perdere tutto il nostro patrimonio culturale. Per proteggere la cultura mediterranea» ha detto il ministro palestinese «dobbiamo far sì che la cultura non sia una fonte di discriminazione. Dobbiamo proteggere la cultura anche da altri elementi diversi di estremismo, comprese le occupazioni e gli atti militari. Mentre parliamo di proteggere il patrimonio e combattere il traffico illecito di antichità, purtroppo nel mio Paese questo non è garantito, perché i siti culturali e antichi sono sotto attacco anche da parte di Israele. Nel mio Paese sono presenti antichità del mondo arabo, del mondo fenicio, di varie civiltà che sono fiorite nella mia regione come greca, romana, ottomana, e tutte vengono attaccate e confiscate. Questo è un traffico illecito di attività? Dobbiamo definirlo chiaramente e dobbiamo agire di conseguenza».

Il ministro palestinese ha anche denunciato che «molti artisti palestinesi sono in prigione o non viene consentito loro di spostarsi da Gaza» e ha concluso sostenendo che «non abbiamo altra scelta se non quella di proteggere e difendere questa ricchezza. Dobbiamo trovare sempre dei modi per far sì che la cultura venga sviluppata e mantenuta come elemento fondamentale di umanità».

La parola torna al Ministro della Cultura Franceschini che chiude i lavori della prima conferenza: «Oggi apriamo una strada, una nuova iniziativa che potremo chiamare Processo di Napoli, Naples Process, che sosterrà la cooperazione culturale nella regione euromediterranea in modo più strategico e duraturo. Per questo motivo auspichiamo che questo incontro sia solo il primo di una serie di ministeriali della cultura della regione da tenersi a cadenza regolare, che decideremo insieme, e ci affideremo in particolare alle istituzioni dell'Unione europea e dell'Unione del Mediterraneo per implementare e costruire questo impegno»Il ministro della cultura Franceschini si ritiene «Orgoglioso di aver aiutato questo processo che comincia oggi» a Palazzo Reale e che ha avuto «un riscontro molto forte». 

I lavori sono culminati in una dichiarazione condivisa dei ministri dei Paesi partecipanti: «È prevista anche la possibilità di creare una Capitale europea del Mediterraneo della Cultura, a rotazione. Anche in questo caso» ha aggiunto Franceschini «decideremo insieme le modalità e le regole in modo assolutamente condiviso».

Tanti i punti importanti della dichiarazione che, riferisce il ministro «ha richiesto un lungo lavoro, con gli staff impegnati per settimane e limature del testo fino all'ultimo minuto», si cita il contrasto al traffico di beni culturali, la protezione dell'arte, l'aiuto alla circolazione dell'arte e degli artisti di cui si era già fatto portavoce nel suo intervento Alberto Garlandini, presidente dell'Icom.

Si tirano le somme sulla due giorni e per il Ministro «è stata la prova che se si investe in cultura si aiuta il dialogo e il processo di pace. Ad una cronista che fa notare che tra i paesi presenti al summit non c'è la Turchia, Franceschini risponde: «Non c'è una motivazione particolare, i paesi erano presenti quasi tutti ma non c'è sicuramente una motivazione politica»

© RIPRODUZIONE RISERVATA