Stampate a Napoli il frammento di un dito del Colosso di Costantino grazie al 3D

Grazie alla sponsorizzazione della Fondazione Santobono Pausilipon, sono state riprodotte le copie in 3D del frammento, presso la sede dell'Istituto di cristallografia di Napoli

Colosso di Costantino.
Colosso di Costantino.
Mercoledì 11 Ottobre 2023, 18:50
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Il primo è assemblato alla riproduzione in gesso del Colosso di Costantino esposto a Varsavia fino
al 15 ottobre, il secondo alla riproduzione della statua esposta in Giappone fino al 10 marzo 2024: sono i due frammenti di un dito stampati in 3D dai ricercatori dell'Istituto di cristallografia del Consiglio nazionale delle ricerche applicando tecniche nate per la biomedicina e finalizzate a produrre dispositivi medici spersonalizzati.

Lo rende noto il Cnr. Entrambi i frammenti stampati in 3D integrano i calchi in gesso realizzati nel secolo scorso e conservati al Museo della Civiltà Romana. Fino al 2018 la mano esposta ai Musei Capitolini era priva di una falange e in quell'anno il frammento mancante è stato ricomposto con un frammento di dito in bronzo conservato al Louvre, che si era scoperto essere il dito indice del Colosso.

Una volta ricostruite le opere originali, era necessario integrare i calchi in gesso conservati al Museo della Civiltà Romana e così, nel 2022, è stato quindi stipulato un accordo tra il Cnr-Ic e la Sovrintendenza Capitolina per le copie 3D.

«Il progetto di trasferire competenze maturate in ambito clinico sanitario verso il settore dei beni culturali ci ha subito entusiasmato», ha detto Fabrizio Clemente, responsabile della sede di Napoli del Cnr.
La copia in vetroresina del dito, donata al sovrintendente, è stata scansionata dai ricercatori dell'Università di Warwick e, grazie alla sponsorizzazione della Fondazione Santobono Pausilipon, presso la sede dell'Istituto di cristallografia di Napoli sono state riprodotte le copie in 3D del frammento, che i restauratori di Zetema, azienda strumentale di Roma Capitale per i Beni Culturali, hanno reso compatibili con i due calchi in gesso conservati al Museo della Civiltà Romana.

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