Tante risate, amare da far anche piangere. O almeno riflettere, proprio come era il suo obiettivo. Irrivirente, dissacrante, sincero; talvolta inviso agli impenitenti radical chic che non sempre hanno apprezzato i suoi monologhi fatti anche di parolacce e napoletano verace. La realtà più dorata contro quella più dolorosa. Come quella che in queste ore ha sbattuto in faccia ai suoi cari, ai suoi affezionati fans, alla gente «perbene» e a quella «permale», alla gran folla assiepata nella chiesa di San Ciro a Portici, dove Federico Salvatore viveva da 15 anni con sua moglie Flavia e i loro figli.
Ieri mattina, l’ultimo saluto al cantautore cabarettista, ha cancellato per sempre la speranza che potesse riprendersi da quella devastante emorragia cerebrale che lo aveva colpito nel 2021. «Era un uomo serio, di raffinata cultura e di eleganza anche quando le sue parole si scontravano con il comune senso del pudore», ha detto dall’altare don Raffaele Gaudiero. Una folla dentro e fuori la chiesa, molti hanno dovuto accontentarsi della piazza, fra il carro funebre bianco e il Vesuvio riprodotto con i colori del Napoli. Maglia azzurra sulla bara, la sua squadra del cuore che chissà come avrebbe festeggiato adesso. E poi fiori, dai comuni di Napoli e di Portici, rappresentato in chiesa dal sindaco Enzo Cuomo che dall’altare a Federico Salvatore ha lasciato un affettuoso saluto. Un biglietto e una corona di fiori anche da Gigi D’Alessio. E non hanno perso l’attimo i suoi colleghi-amici. Discretamente, quasi nascosti sotto le navate, confusi tra la gente, Ciro Cerruti e Ciro Villano, Angelo Di Gennaro, Biagio Izzo, Paolo Caiazzo, Simone Schettino, Alan De Luca, Andrea Sannino, «perché questa non è una vetrina».
«Salvatore era una persona onesta», ha detto Lucia Cassini: «Aveva nemmeno vent’anni, ci incontrammo in un bar e senza troppi giri di parole mi “confessò” di aver preso alcuni miei sketch per un suo spettacolo.
Lunghi applausi e nessuna esasperazione. Nelle prime file la moglie che tiene stretti i figli più giovani dell’artista, così come ha fatto durante i lunghi mesi della malattia: «È andato via in un’ora. È accaduto tutto velocemente, non sono riuscita a salutarlo», ha detto Flavia annunciando la morte del marito. Restano i monologhi dell’uomo senza barriere e i suoi lavori inediti. La messa finisce, la folla si disperde e chissà se Federico riuscirà a incontrare quel suo singolare San Gennaro a cui urlava la sua rabbia contro quelle «parole dritte sulle righe storte» della vita, che un’ampia parte di Napoli e di napoletani è faticosamente costretta ad attraversare.