Foibe, la sfida all'oblio: «Un museo napoletano di solidarietà nazionale»

Il treno del ricordo fa tappa anche a Napoli

Il ministro della cultura, Gennaro Sangiuliano, alla Stazione Centrale di Napoli
Il ministro della cultura, Gennaro Sangiuliano, alla Stazione Centrale di Napoli
di Dario De Martino
Lunedì 26 Febbraio 2024, 07:00 - Ultimo agg. 27 Febbraio, 07:34
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Il ricordo delle vittime delle Foibe, dell'esodo giuliano-dalmata ma anche della pagina di storia di accoglienza scritta da Napoli, diventa anche l'occasione di polemica politica. In città è arrivato ieri il treno del ricordo, partito lo scorso 10 febbraio da Trieste e che all'ombra del Vesuvio segna la sua penultima tappa. Circa trecento persone, ieri mattina, hanno partecipato alla cerimonia con il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi e, in rappresentanza della Regione, l'assessore Felice Casucci. Non un caso, certo, che il presidente della Regione Vincenzo De Luca abbia delegato un esponente della sua giunta per l'appuntamento. Si è evitato, così, l'incontro tra il governatore e il ministro napoletano. I rapporti tra i due sono gelidi da tempo visti anche i numerosi affondi, al limite dell'offesa, che l'ex sindaco di Salerno ha riservato all'esponente partenopeo del governo Meloni. E non a caso, quando i giornalisti chiedono a Sangiuliano una battuta sull'intervento del presidente della Repubblica Sergio Mattarella a proposito dell'uso dei manganelli sugli scontri di Pisa il ministro risponde secco ripetendo «io sono sempre d'accordo con le parole del presidente». Con poche parole, così, Sangiuliano, trova il modo anche di ricordare un altro intervento recente dell'inquilino del Quirinale: l'invito ad «abbassare i toni» legato anche alla manifestazione romana di De Luca. Più tardi, nel pomeriggio, l'affondo diretto di Sangiuliano al governatore (seppur non citato) attraverso un post sui social: «Quanto ad alcune vistose assenze, questa mattina alla Stazione di Napoli, c'è da chiedersi se siano frutto di una pochezza intellettuale e scarsa conoscenza della storia oppure se affondino le radici in un post-stalinismo di maniera che ancora non riconosce agli esuli il diritto di essere italiani», le parole del ministro.

Circa trecento persone, si diceva, si sono ritrovate ieri al binario 14 della stazione centrale di Napoli. Eredi degli esuli, semplici cittadini, tantissimi militanti di Fratelli d'Italia guidati dal neo presidente del coordinamento cittadino Marco Nonno e dal deputato, e presidente del coordinamento provinciale, Michele Schiano di Visconti. In rappresentanza della Lega c'era Emanuale Papa, coordinatore cittadino dei giovani.

Assenti, per tornare sul solco delle parole di Sangiuliano, esponenti di altri partiti, compresa Forza Italia. C'erano invece le delegazioni di due scolaresche: quella del primo Circolo didattico Ischia, prima scuola campana vincitrice del concorso nazionale 10 febbraio dedicato all'esodo giuliano-dalmata, ma anche i ragazzi del liceo Matilde Serao di Pomigliano d'Arco vincitori del premio per il ricordo della Shoah. I partecipanti hanno ascoltato gli interventi istituzionali e poi dopo l'inno d'Italia sono potuti salire a bordo del treno. Il convoglio ospita a bordo una mostra multimediale attraverso la quale è possibile ripercorrere idealmente il viaggio compiuto dagli esuli. 

«Le foibe per decenni sono stata una pagina di storia strappata, un buco nero nella memoria, circondato da ambiguità e omissioni, che solo negli ultimi tempi è stato faticosamente colmato. La manifestazione di Napoli testimonia come finalmente venga restituita la giusta dignità e memoria alla tragedia e all'esodo giuliano-dalmata», le parole di Sangiuliano che ha sottolineato come le foibe «siano stati un crimine comunista». Il ministro ha posto l'accento anche sull'accoglienza che Napoli diede agli esuli: «Mentre a Bologna contestatori ideologizzati del partito comunista impedirono, addirittura versando sulle rotaie il latte destinato ai bambini, agli esuli di rifocillarsi, a Napoli, proprio nei giardini del Parco di Capodimonte, gli esuli furono accolti con umanità». Anche il sindaco Gaetano Manfredi, che si è dimostrato sempre vicino alla comunità degli eredi degli esuli, ha sottolineato «il legame della nostra città con gli esuli giuliano-dalmati. Ora - l'annuncio - stiamo lavorando per dare un luogo permanente al ricordo di questo dramma». Un progetto, quest'ultimo, a cui sta lavorando con grande passione e cura il professor Diego Lazzarich, riferimento campano dell'associazione nazionale Venezia, Giulia e Dalmazia e docente di Dottrine politiche all'università Orientale. «In questa stazione - le parole di Lazzarich - arrivarono gli esuli. Settant'anni dopo questo treno non porta più profughi ma riporta la storia. Per noi è un momento di grande commozione». 

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