Maschio Angioino di Napoli, nelle prigioni torna il coccodrillo

Svelata l'installazione permanente di Francesco Vezzoli

L'installazione permanente di Francesco Vezzoli
L'installazione permanente di Francesco Vezzoli
Sabato 7 Ottobre 2023, 15:38
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Rafforzare la vocazione al contemporaneo della città con iniziative pensate appositamente dai protagonisti dell'arte del nostro tempo e creare una relazione diretta con la cittadinanza invitando artisti di alto profilo a intervenire in piazze, strade, chiostri, quartieri contribuendo così ad alimentare un processo di riqualificazione urbana. In questo percorso si inserisce Lacrime di coccodrillo, installazione di Francesco Vezzoli, che da oggi è visibile in via permanente nelle prigioni del Maschio Angioino.

«È un'opera di un grande artista che si colloca perfettamente nel contesto e nella storia del castello - ha detto il sindaco, Gaetano Manfredi - Il coccodrillo fa parte dell'iconografia di questo luogo e della città.

Inoltre l'installazione guarda la tema della difesa e della protezione dei valori archeologici della città e della loro storia. Il Maschio Angioino è un luogo simbolo della città proprio accanto agli scavi archeologici della metropolitana e dunque avere collocato qui l'opera va al di là del senso stesso della rappresentazione: è un messaggio culturale del percorso che noi stiamo facendo».

L'installazione rientra nel progetto del Comune Napoli contemporanea, curato da Vincenzo Trione, consigliere del sindaco per l'arte contemporanea e l'attività museale. Ogni progetto nasce in collaborazione con le realtà attive in città, con l'intento di incentivare la formazione e l'espressività dei giovani e la crescita progettuale e professionale del tessuto culturale e artistico del territorio.

«Quest'opera salda con efficacia il legame tra la storia della città e lo sguardo contemporaneo, rinvio a mitologie lontane e sensibilità postmoderna - ha spiegato Trione - e proprio a questi intrecci tra tempi diversi rimanda la scelta di contaminare in maniera misurata e rispettosa gli spazi del Maschio Angioino con una serie di inciampi visivi contemporanei: prima l'elmo di Mimmo Paladino e ora il coccodrillo famelico di Vezzoli, in attesa di altre presenze capaci di coniugare memoria e modernità».

Un coccodrillo torna così ad abitare i sotterranei del castello di Napoli: leggenda vuole che qui si nascondesse un coccodrillo portato dall'Egitto dalla regina Giovanna II e che fosse solito sbranare gli amanti della regione e i prigionieri rinchiusi nelle prigioni.

«Il messaggio di quest'opera è il rispetto che si deve alla storia - ha spiegato l'artista - il coccodrillo vorrebbe sbranare nella sue fauci una testa originale antica che proviene dagli scavi di Palmira ed ha un significato storico ben preciso perchè noi sappiamo che negli scavi di Palmira sono stati compiuti scempi da parte di persone che non avevano alcun il rispetto della storia e dunque mi sono sentito autorizzato ad usare una belva e un vero reperto storico per costruire una metafora visiva del rispetto che tutti dobbiamo avere verso l'archeologia». 

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