Museo Plart a rischio a Napoli, l'appello di Maria Pia Incutti: «Tuteliamo le cose preziose»

Già riconosciuto dalla Regione Campania come Museo di interesse regionale

Maria Pia Incutti, presidente della Fondazione Plart
Maria Pia Incutti, presidente della Fondazione Plart
di Vincenzo Cimmino
Giovedì 25 Gennaio 2024, 12:11 - Ultimo agg. 14:15
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«Attenzione, le cose preziose non devono andarsene da Napoli». È diretta, Maria Pia Incutti, non si perde in chiacchiere inutili. La presidente della Fondazione Plart non nasconde la sua preoccupazione. Va dritta al punto. È lasciata sola dalle istituzioni. Tante le parole, pochi i fatti. E lei meglio di tutti sa quanto siano importanti.

«Io sono una persona che ama lavorare con le proprie forze, sono una piccolissima mecenate – inizia così, la presidente Incutti – Ho fatto qualcosa di avveniristico, che è nato a Napoli, la città che io ho adottato. Però debbo dire che le istituzioni non mi frequentano, e questo mi dispiace molto, il Plart è un fiore all’occhiello. Mi conoscono nel mondo, ma non mi conoscono le istituzioni napoletane». 

Quella che descrive è una situazione paradossale. Il Plart, il museo nato dalla sua Fondazione che proprio oggi compie 16 anni, è una di quelle cose preziose che abbiamo e che il mondo ci invida. Nessuno, però, se ne cura, nessuno se ne preoccupa. A parte lei con i suoi collaboratori e un manipolo di studenti che da tutt’Italia viene nelle sale del Plart per fare ricerca, per studiare. 

«La collezione nasce e si evolve – continua la Incutti – In questi sedici anni siamo arrivati da una forma quasi artigianale all’intelligenza artificiale applicata al design. Dopo la metà del 2024 faremo anche una mostra su oggetti realizzati dall’intelligenza artificiale con un convegno appropriato».

Lo studio, la costante ricerca.

Un museo vivo. Il Plart detta legge a livello mondiale per quanto riguarda la conoscenza, il restauro e la valorizzazione della plastica. Un luogo che non conserva solo, non si nasconde dietro le opere che contiene. È uno spazio che si nutre di esperimenti, di nuovi approcci strumentali, di avanguardie tecnologiche.

Tutto questo anche perché, nonostante quanto si possa credere, la plastica si deteriora molto facilmente. «Era necessaria una attenta analisi di conservazione della collezione perché altrimenti si sarebbe frantumata nel corso del tempo. Purtroppo ho perso molti oggetti e ho iniziato uno studio con persone altamente specializzate. Oggi fanno riferimento a noi per il restauro dei polimeri». 

Le sale del restauro sono aperte, nel Museo. A operare, oggi, una giovane studentessa che viene da Verona, dall’Accademia di Belle Arti. Qui prepara la sua tesi di laurea. «Il Plart mi ha accolta da maggio – spiega Costanza – Nel restauro contemporaneo è essenziale comprendere il messaggio, capire cosa intendesse l’autore con la sua creazione. Ogni plastica e ogni opera hanno necessità e criticità diverse, ma il fine è sempre quello: cercare di tramandare il senso dell’opera».

La ricerca è fondamentale anche nella collezione, nella scelta dei pezzi, nella varia organizzazione espositiva. «La collezione nasce dall’esigenza di una collezionista che ha una visione democratica del mondo e della cultura. – prosegue la presidente – Ho raccolto oggetti di tutto il mondo per offrirli alla società. C’è sempre un forte spirito di ricerca, di avanguardia, di futuro».

La collezione, costruita nel corso di 30 anni, rappresenta un punto di riferimento nel mondo della plastica. La raccolta, fusione delle donazioni dei fondatori Maria Pia Incutti e Salvatore Paliotto, dà dignità ad ogni suo pezzo. Così, tra una penna anonima e una bambola di inizio secolo scorso, è possibile trovare pezzi di designer e artisti contemporanei come Piero Gilardi, Gaetano Pesce, Tony Cragg – la cui installazione, la celebre Crown Jewels, oltre ad essere parte del Plart è proprio in restauro qui – e tanti altri.

Così si passa dalla più umile portamine al sassofono dello stesso tipo utilizzato dal grande Charlie Parker nel 1953. Un meraviglioso esemplare, rarissimo, di Grafton plastic progettato da Hector Sommaruga. Un pezzo che da solo, per importanza, potrebbe riempire una sala. Eppure, non basta. Non basta affinché le istituzioni si interessino realmente di questo straordinario luogo. 

 

Non che manchino i riconoscimenti. Per citarne alcuni, nel 2009, per il particolare valore della sua collezione, il Plart è stato riconosciuto dalla Regione Campania come Museo di interesse regionale. Nel 2010 è inoltre entrato a far parte della rete dei Giacimenti del Design Italiano istituita dalla Triennale di Milano – Museo del Design. Dal 2020, infine, il Plart fa parte anche dei Luoghi del Contemporaneo del MiBACT per la mappatura e la promozione della rete dei luoghi dell’arte contemporanea in Italia.

A livello internazionale il Plart figura tra i membri fondatori dell’Associazione Internazionale PHEA – Plastic Heritage Association, insieme alla School of Art & Design di Londra, al Museo del Design ADAM di Bruxelles e al Museo Kartell di Milano.

Negli ultimi anni il Museo non ha celebrato il proprio compleanno, che cade oggi, 25 gennaio. «Io avevo smesso di festeggiare il compleanno del Plart per il Covid. – commenta la Incutti – Oggi, per scaramanzia, abbiamo deciso di festeggiare. Con la speranza che si vada avanti».

Andare avanti, nella speranza che il Plart non venga lasciato solo, che il suo futuro venga assicurato e che possa continuare la sua missione a Napoli. il Museo, per la città, è un vero e proprio vanto. Un gioiello di avanguardia unico. Sarebbe l’ennesimo duro colpo da digerire. Già troppe istituzioni hanno lasciato questi confini. 

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«Vedo molta attenzione da parte del presidente De Luca, – conclude Maria Pia Incutti – però non basta l’attenzione. Ci vuole voglia di andare avanti, di costruire altro. Io non ho eredi, ho sì due figli, ma sono lontanissimi da questa storia. Anche da parte di Manfredi, gli auguri mi sono arrivati, ma non basta. Si era impegnato a darmi un’attenzione su questa realtà, ma non c’è stata. Io ringrazio ancora De Luca e Manfredi, mi hanno mandato gli auguri. Ma devono ricordare che il Plart è unico, non dico nel mondo, ma in Europa. È una gloria per questo territorio. Spero tanto che non debba attraversare i confini di questo territorio, io ho una tarda età. Attenzione, le cose preziose non devono andarsene da Napoli».

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